Germania al voto: il monito del Consiglio di esperti sui cambiamenti climatici
Nella campagna elettorale tedesca, tanto breve quanto turbolenta, il cambiamento climatico, la crisi climatica e la protezione del clima svolgono solo un ruolo marginale. È significativo che durante il grande duello televisivo di 90 minuti tra i candidati alla cancelleria Olaf Scholz (Spd) e Friedrich Merz (Cdu) di domenica scorsa queste questioni non siano state affrontate e discusse in modo esplicito, solo nel contesto di questioni economiche sono state scambiate idee diverse su singoli aspetti, come la politica energetica.
Nel suo programma elettorale, l’unione di Cdu/Csu presenta approcci piuttosto contraddittori, poiché sostiene sia l'uso e lo sviluppo delle energie rinnovabili che la possibilità di tornare all'uso dell'energia nucleare, il che equivale a fare un passo indietro nella propria storia, poiché l'uscita definitiva dall'energia nucleare è stata decisa nel 2011 sotto la loro cancelliera Angela Merkel. Per l'Unione di oggi la priorità è che le misure di protezione del clima non devono compromettere l'economia. “Abbiamo fissato l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2045”, si legge, ma ciò non deve mettere a rischio “il mantenimento della competitività della nostra economia”.
In effetti, non pochi esperti avvertono che, al contrario, una politica che non tiene conto del cambiamento climatico, che si rifiuta di affrontare le realtà e si preclude alle opportunità economiche e sociali che ne derivano (innovazione, nuove tecnologie ecocompatibili, rispettose delle risorse e sostenibili, posti di lavoro che ne derivano, in breve: la garanzia della Germania come centro industriale), avrà a medio e lungo termine effetti più negativi sullo sviluppo economico.
Non da ultimo, il World economic forum si è espresso in questo senso. Nel suo riassunto dei risultati più importanti, l'iniziativa UN Global Compact spiega: “One key takeaway from WEF 2025 is that embedding sustainability into business practices is a critical driver of resilience, competitiveness and long-term success. Without it, we risk creating a decade marked by stagnant growth and limited fiscal and monetary policy options tied to slow economic recovery. Instead, we must empower businesses to help shape resilient economies while reinforcing trust among stakeholders”.
Nel duello verbale con il suo sfidante, il cancelliere Scholz ha difeso le misure per la transizione energetica portate avanti dalla coalizione dei semafori come sensate e sostenibili, in particolare l'impegno per lo sviluppo delle energie rinnovabili, mentre ha elegantemente evitato di affrontare la controversa legge sull'energia degli edifici, nota come legge sul riscaldamento. Nel suo programma elettorale, la Spd definisce la protezione del clima un compito urgente dello Stato, ma intende “organizzarlo in modo più pragmatico”. Lo Stato dovrebbe creare le condizioni quadro affinché “l'alternativa rispettosa del clima diventi migliore, più comoda e soprattutto più economica per i cittadini”. L'aumento dei prezzi della CO2 dovrebbe essere compensato finanziariamente nei prossimi anni, ad esempio attraverso il cosiddetto “Klimageld” (denaro per il clima).
Questo strumento finanziario era già stato promesso nel contratto di coalizione della Ampel e aveva trovato consenso anche nel partito Cdu, allora all'opposizione. Tuttavia, non è stato ancora possibile creare le strutture burocratiche e organizzare i processi tecnici necessari e, quindi, finora non è stato versato nemmeno un centesimo ai cittadini. Non sorprende quindi che la maggioranza dei tedeschi sia piuttosto scettica riguardo ai fondi per il clima, come dimostra un recente studio del DIW.
Nonostante tutto lo scetticismo nei confronti delle singole misure di politica climatica, la questione della protezione del clima continua ad essere importante per la gran parte dei tedeschi. Ciò è stato recentemente dimostrato da un sondaggio condotto dalla Klima Allianz Deutschland nel dicembre 2024: secondo questo, poco più della meta, 53%, dei tedeschi si aspetta che il prossimo governo federale faccia di più per la protezione del clima (va detto, tuttavia, che un quarto degli intervistati è indifferente).
Gli accesi dibattiti su migrazione, sicurezza interna ed economia hanno relegato in secondo piano il tema della protezione del clima, sebbene sia strettamente legato a tutte queste questioni e possa contribuire a individuare e contrastare le cause di tutti i problemi economici e sociali di cui vediamo verosimilmente solo l’inizio. Ma proprio per la sua gravità e complessità, non è adatto a fare campagna elettorale con slogan accattivanti e parole d'ordine imponenti.
Tuttavia, la scorsa settimana l'argomento è tornato brevemente all'ordine del giorno e sui media, poiché il Consiglio di esperti indipendenti per le questioni climatiche ha presentato la sua ultima perizia per il periodo 2022-2024. Nell'ambito del suo mandato legale, questo consiglio esamina gli sviluppi e le tendenze delle emissioni di gas serra e valuta le misure di protezione del clima esistenti in Germania in termini di efficacia, redditività ed effetti di distribuzione sociale. Inoltre, il consiglio di esperti fornisce una classificazione e raccomandazioni sull'orientamento della futura politica di protezione del clima della Germania.
La sua ultima analisi traccia un bilancio piuttosto contrastante. Negli ultimi tre anni, le emissioni di CO2 in Germania sono diminuite di circa l'11%, ma questo risultato non è stato ottenuto solo grazie a una politica attiva di protezione del clima, ma anche a causa del rallentamento dello sviluppo economico. Se si considerano i singoli settori, il settore energetico rimane quello trainante, il che significa che l'espansione accelerata delle energie rinnovabili sta dando i suoi frutti. Tuttavia, i settori dell'edilizia (nonostante le tendenze positive grazie al sostegno federale per edifici efficienti, alla legge sull'energia degli edifici e alla legge sulla pianificazione del riscaldamento (cfr. pag. 116 e segg.) e dei trasporti, che sono aumentati di nuovo in modo significativo dopo la pandemia di Covid sia nel trasporto passeggeri che soprattutto nel trasporto merci, rimangono problematici. I premi di incentivazione come il bonus ambientale per l'acquisto di un veicolo elettrico (cfr. pag. 126 e segg.) o il Deutschlandticket che seguiva al famoso 9 Euro Ticket (cfr. pag. 130 e segg.), il cui finanziamento è ancora oggetto di accese discussioni, non saranno sufficienti a compensare la costante crescita del trasporto merci, soprattutto per strada.
In conclusione, il presidente del Consiglio di esperti, il professor Hans-Martin Henning, direttore dell'Istituto Fraunhofer per i sistemi energetici solari (ISE) di Friburgo in Brisgovia, commenta: “Alla luce delle condizioni quadro notevolmente mutate e della forte interazione con altri settori politici, la politica climatica deve essere concepita in modo più ampio. L'integrazione completa delle misure di politica climatica in una strategia politica globale è ora più importante che mai”. A tal fine, gli esperti raccomandano un meccanismo di coordinamento centrale, ad esempio attraverso la reintroduzione del gabinetto per il clima, e un sistema di monitoraggio e valutazione sistematico. I futuri programmi di protezione del clima dovrebbero includere possibili conflitti di obiettivi, ma anche sinergie con la politica economica, finanziaria e sociale, tenere maggiormente conto dell'impatto sociale nella definizione delle misure di politica climatica e integrare la politica di protezione del clima e il cambiamento strutturale.
Resta da vedere se e in che misura le voci degli esperti saranno ascoltate dopo le elezioni. In ogni caso, anche un nuovo governo federale è obbligato a stabilire un programma di protezione del clima in base alla legge sulla protezione del clima approvata nel 2019 e recentemente revisionata nel 2024 (contro la quale un'ampia alleanza di attivisti e associazioni per il clima ha presentato un ricorso costituzionale a causa del rinvio di misure urgenti di protezione del clima, soprattutto nel settore dei trasporti).
Come già affermato nel nostro ultimo articolo, la questione che deve essere al centro della scelta di ogni elettore (non da ultimo di tanti italiani con diritto di voto in Germania) è: quale futuro vuoi? Un aiuto in questo senso è offerto dal Wwf Germania con il suo Zukunftscheck (check del futuro) e, per quanto riguarda tutti i temi e le domande inerenti ai programmi elettorali dei partiti, dal Wahl-O-Mat, uno strumento istituito dalla Bundeszentrale für politische Bildung (Agenzia federale per l'educazione politica). Noi cittadini abbiamo la possibilità di fare le nostre scelte il 23 febbraio. Nel nostro voto dovremmo tenere presente che non ci sarà un futuro sicuro a lungo termine se non riusciremo a gestire la crisi climatica. La transizione ecologica è un compito che riguarda l'intera società. Dobbiamo affrontarla insieme e, in linea con il dialogo italo-tedesco per lo sviluppo sostenibile, vorrei aggiungere anche con un partenariato e una collaborazione italo-tedesca.