Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Dalla deriva geopolitica alla bolla speculativa dell’AI: le tendenze da tenere d’occhio nel 2026

Secondo l’Economist sarà un anno segnato dall’incertezza. All’orizzonte non c’è una crisi unica, ma una serie di tensioni che si sovrappongono: ambientali, economiche e tecnologiche.

martedì 18 novembre 2025
Tempo di lettura: min

Da una parte l’aumento delle tensioni geopolitiche, con i rischi tutt’altro che remoti di una nuova stagione di conflitti ibridi. Dall’altra i possibili shock tecnologici, con un eventuale scoppio della bolla dell’AI che provocherebbe onde d’urto finanziarie. È l’incertezza la cifra del prossimo anno secondo l’Economist, che con il suo vicedirettore Tom Standage ha raccolto dieci tendenze chiave per il mondo nel 2026.

Inevitabile l’ampio spazio dedicato alle guerre. Secondo il settimanale britannico, la fragile pace a Gaza resisterà, ma i conflitti continueranno in Ucraina, Sudan e Myanmar. Russia e Cina metteranno alla prova l'impegno dell'America nei confronti dei suoi alleati con provocazioni "nella zona grigia" dell'Europa settentrionale e nel Mar Cinese Meridionale. E mentre “il confine tra guerra e pace diventa sempre più labile”, le tensioni aumenteranno nell'Artico, dove le rotte emergenti attirano potenze rivali, ma anche in orbita, sui fondali marini e nel cyberspazio, in cui attacchi e infiltrazioni sono sempre più frequenti.

Al mondo servono i metalli preziosi dall’Artico, ma nessuno ci vuole lavorare

Titanio, palladio, ferro e non solo: gli Stati che estraggono minerali per le nuove tecnologie stanno puntando sull’estremo Nord, complici le temperature più miti per il cambiamento climatico. Le condizioni disagiate disincentivano però la manodopera.

 

In un contesto internazionale sempre più instabile, sottolinea l’Economist, le interpretazioni sugli scenari geopolitici restano divergenti: alcuni analisti parlano di una nuova guerra fredda tra blocchi guidati da Stati Uniti e Cina, altri immaginano un mondo diviso in sfere di influenza semi-autonome. Ma secondo il settimanale britannico nessuna di queste due visioni descrive davvero la realtà. Il sistema internazionale sembra piuttosto avviato verso una “deriva”: mentre saltano le vecchie regole senza che un nuovo ordine le sostituisca, si faranno largo coalizioni di “volenterosi” che collaboreranno su singoli dossier come la difesa, il commercio e il clima.

Per l’Europa, tutto ciò rappresenta una “prova particolarmente difficile”. Da un lato c’è la necessità di aumentare la spesa per la difesa e rafforzare l’autonomia strategica; dall’altro la volontà di mantenere una posizione leader nel libero scambio e nella transizione ecologica. A questo si aggiungono la bassa crescita economica e un clima politico in cui l’austerità rischia di alimentare i partiti di estrema destra. La Cina, invece, troverà nuove opportunità. Nonostante la deflazione, la sovraccapacità industriale e la crescita rallentata, Pechino si propone come un partner più affidabile rispetto agli Stati Uniti, soprattutto nel Sud del mondo, dove sta siglando una serie di accordi commerciali. Saprà anche trovare intese tattiche con Washington su singoli settori. Sul fronte finanziario, l’Economist prevede che i dazi americani rallenteranno la crescita mondiale. Con molti Paesi ricchi che continuano a vivere al di sopra delle proprie possibilità, potrebbe crescere il rischio di una crisi nei mercati obbligazionari.

Un’altra area carica di incertezza è quella dell’intelligenza artificiale. Gli investimenti enormi in infrastrutture, dai data center ai chip fino all’energia necessaria ad alimentarli, stanno alimentando timori di una possibile bolla. “Come accadde con le ferrovie, con l’elettricità o con internet, un crollo non significherebbe che la tecnologia non abbia un valore reale. Ma le conseguenze economiche potrebbero essere ampie”, osserva l’Economist. Nel frattempo, aumenta la preoccupazione per l’impatto dell’AI sul lavoro, con un’attenzione particolare alle professioni altamente qualificate che sembravano al riparo dall’automazione.

Sul clima il quadro è misto. L’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi non è più realistico, e negli Stati Uniti il sostegno alle energie rinnovabili è in fase di ripiegamento. Tuttavia, le emissioni globali potrebbero aver raggiunto il picco e le tecnologie pulite stanno crescendo rapidamente nei Paesi emergenti. Anche molte aziende si muovono più velocemente della politica, ma preferiscono farlo con discrezione per evitare controversie. Tra le fonti energetiche più meritevoli di attenzione c’è la geotermia.

Il 2026 sarà anche un anno di grandi eventi sportivi. La Coppa del Mondo ospitata da Stati Uniti, Canada e Messico si svolgerà in un contesto politicamente complicato e potrebbe non attirare il pubblico previsto. Ancora più controversi saranno gli Enhanced Games di Las Vegas, competizione in cui l’uso di sostanze dopanti è ammesso e che mette in discussione i confini stessi del concetto di sport. “È imbroglio? O semplicemente una competizione diversa?”, si chiede l’Economist.

Infine, il settimanale affronta un tema di grande attualità anche in Italia, ovvero il boom della nuova generazione di farmaci GLP-1, che da antidiabetici vengono ora usati anche per dimagrire e curare l’obesità. L’accesso a questi farmaci in futuro sarà più ampio, anche perché diventeranno più economici e disponibili anche in versione pillola. Ma con quali rischi? In Italia l’assunzione di Ozempic per dimagrire è cresciuta in maniera esponenziale. Ma oltre a non essere registrato dal ministero della Salute per tale scopo, è in grado di causare effetti collaterali.

Copertina: 123rf