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Lavoro: che cosa cercano davvero (e faticano a trovare) le imprese italiane

Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro potrebbe peggiorare, se non si formeranno skill adeguate all’evoluzione del mercato spinta da digitalizzazione, sostenibilità e nuove esigenze organizzative. Competenze ibride e formazione continua diventano essenziali.

lunedì 30 giugno 2025
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L'occupazione continua a migliorare, sebbene con un ritmo meno vivace, raggiungendo nel primo trimestre del 2025 un totale di 24,1 milioni di persone di età compresa tra 15 e 64 anni, con un tasso di occupazione salito al 62,5%. Anche il tasso di disoccupazione è diminuito, attestandosi al 6,9% per la fascia di età 15-74 anni, il che indica che c'è ancora forza lavoro disponibile nel nostro Paese. Tuttavia, le imprese segnalano una percentuale di posti vacanti, ovvero posizioni lavorative necessarie ma non coperte. Questa quota, sebbene stia diminuendo, evidenzia un disallineamento tra la domanda di lavoro delle imprese e l'offerta di lavoro da parte degli individui. Secondo i dati dell'Istat, nel primo trimestre del 2025 il tasso di posti vacanti è stato del 2,5% nel settore delle costruzioni, del 2,0% nei servizi e dell'1,6% nell'industria in senso stretto.

Tasso di posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi con dipendenti.Anni 2022-2025 (valori %)

Nel 2025, il mercato del lavoro italiano sta vivendo una significativa trasformazione, influenzata principalmente da tre forze principali: l'accelerazione della digitalizzazione, la transizione ecologica e l'evoluzione dei modelli organizzativi. Questi elementi stanno cambiando le competenze richieste dalle aziende, dando vita a nuove professioni e modificando quelle già esistenti. Inoltre, si sta delineando una tendenza a medio termine (2024–2028) che evidenzia una crescente richiesta di competenze ibride, che combinano conoscenze tecniche e abilità relazionali, insieme a un'attenzione sempre maggiore verso la formazione continua.

La domanda di lavoro nei settori economici

Il Sistema Informativo Excelsior – realizzato da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle politiche sociali – si colloca tra le maggiori fonti disponibili in Italia sui temi del mercato del lavoro e fornisce anche previsioni sul fabbisogno occupazionale a medio termine (orizzonte quinquennale), seguendo l’impianto adottato dal Cedefop, che fornisce previsioni occupazionali come somma algebrica delle due componenti di expansion e replacement demand. La prima di queste due componenti evidenzia gli andamenti legati alla tendenza dell’economia mentre la seconda quelli legati al turnover dei lavoratori.

In un contesto di grande incertezza geopolitica e macroeconomica, sono stati sviluppati tre scenari distinti favorevole, intermedio e negativo – per garantire l'affidabilità delle stime. Questi scenari hanno effetti diversi sul mercato del lavoro. Nel periodo 2024-2028, la crescita dell'occupazione potrebbe raggiungere il 2,9% (+722.000 unità) nello scenario ottimistico. Anche nello scenario negativo si prevede un lieve aumento, con un incremento dell'1% (+238.000 unità) dello stock occupazionale.

Si prevede che, considerando sia la domanda di espansione che quella di sostituzione, il fabbisogno occupazionale totale per il periodo 2024-2028 si attesti tra 3,1 e 3,6 milioni di unità, con una media annuale di 630-730 mila unità.

Fabbisogni occupazionali previsti nel periodo 2024-2028

*Valori assoluti arrotondati alle migliaia. I totali possono non coincidere con la somma dei singoli valori
**Rapporto percentuale in media annua tra fabbisogni e stock di occupati

Nel periodo 2024-2028, Unioncamere prevede che circa il 41% del fabbisogno totale di personale, per i settori privati e pubblici, sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, corrispondente a un numero compreso tra 1,3 e 1,5 milioni di unità. In base al confronto con l'attuale distribuzione dell'occupazione, si prevede un incremento delle professioni impiegatizie, grazie alla domanda proveniente dalla pubblica amministrazione. Al contrario, si stima una diminuzione degli operai specializzati, che passeranno dal 15% dell'occupazione attuale all'11% del fabbisogno occupazionale, così come dei conduttori di impianti.

I macrotrend legati alla sostenibilità e alla digitalizzazione, accelerati dall'ampio utilizzo dell'intelligenza artificiale, influenzeranno la domanda di personale. Ciò porterà a un aumento delle competenze verdi e digitali richieste, oltre all'emergere di nuove figure professionali. In uno scenario ottimista, tra il 2024 e il 2028 oltre 2,3 milioni di lavoratori (quasi due terzi del fabbisogno quinquennale) avranno bisogno di competenze green, mentre 2,1 milioni di occupati (più del 58% del fabbisogno totale) richiederanno competenze digitali.

Professionisti del digitale e dell’intelligenza artificiale

La rivoluzione digitale è ormai in pieno svolgimento. Le aziende sono alla ricerca di professionisti in grado di gestire i processi tecnologici e di valorizzare i dati come risorse strategiche. Tra le figure più richieste ci sono:

  • Data Analyst e Data Scientist: le aziende continueranno ad adottare modelli decisionali data-driven. Settori come sanità, finanza, retail e industria stanno ancora ampliando il loro uso dell’analisi predittiva e dell’intelligenza artificiale.
  • Esperti in cybersecurity: fondamentali per proteggere i sistemi informatici da attacchi sempre più sofisticati. L’obbligo normativo (come il Gdpr o il Nis2 in Europa) richiederà sempre più professionisti specializzati.
  • Cloud Architect e Cloud Engineer: responsabili della progettazione e gestione di infrastrutture scalabili e sicure nel cloud.
  • Machine Learning e AI Engineer: che sviluppano soluzioni basate sull'intelligenza artificiale, applicata in settori che spaziano dalla finanza alla sanità.
  • Sviluppatori software e DevOps: sempre più richiesti per lo sviluppo continuo di soluzioni digitali, applicazioni web e mobile, e per la gestione agile del ciclo di vita del software.

In questo contesto, le competenze Stem (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica) sono fondamentali, ma non sufficienti. È necessario possedere anche abilità come problem solving, pensiero critico e capacità di collaborazione interfunzionale.

Sostenibilità e transizione ecologica

Le aziende sono sempre più obbligate, oltre che motivate, ad integrare criteri Esg (ambientali, sociali, di governance). Il Green deal europeo, il regolamento Esg Taxonomy, e i piani di decarbonizzazione spingeranno tutte le imprese (grandi e piccole) a dotarsi di figure che saranno strategiche per la sopravvivenza e la competitività delle imprese, come:

  • Sustainability Manager, che guidano strategie Esg e valutano l’impatto ambientale delle attività aziendali.
  • Energy Manager, specializzati nell’efficientamento energetico e nell’utilizzo di fonti rinnovabili.
  • Ingegneri ambientali, coinvolti nella progettazione di soluzioni sostenibili in edilizia, produzione e trasporti.
  • Esperti in economia circolare, chiamati a ripensare i cicli produttivi per minimizzare gli sprechi e valorizzare i materiali riciclati.
Professioni sanitarie e benessere sul lavoro

La salute mentale è diventata una priorità sia nel pubblico che nel privato. Il lavoro ibrido, lo stress da performance e l’isolamento digitale aumentano la necessità di figure emergenti centrali per migliorare clima organizzativo, produttività e fidelizzazione dei dipendenti, che includono:

  • Psicologi del lavoro e consulenti in salute mentale, chiamati a gestire stress, burnout e benessere emotivo.
  • Professionisti della telemedicina, che consentono diagnosi e assistenza da remoto.
  • Wellness Manager, ruoli nati per migliorare la qualità della vita dei dipendenti, anche in ottica di employer branding.

Anche le competenze soft qui sono centrali: empatia, ascolto, capacità comunicative e attenzione all’altro sono sempre più apprezzate nel contesto aziendale.

Rapporto Randstad: le 47 professioni sanitarie che trasformeranno la medicina in Italia

Dal chirurgo da remoto all’advanced practice nurse, dall’esperto di diagnostica con l’AI a quello di protesi mioelettriche: il settore sanitario nazionale ha bisogno di un rinnovamento. Non basta aumentare i medici se mancano le competenze.

Marketing digitale e comunicazione

La digitalizzazione ha rivoluzionato il modo in cui le imprese comunicano, vendono e si relazionano con il cliente. Di conseguenza, il marketing tradizionale ha lasciato spazio a figure più tecniche, creative e orientate ai dati:

  • Digital Marketing Specialist, esperti in campagne online, social media, performance e data analytics.
  • Content Creator e Copywriter Seo, capaci di produrre contenuti ottimizzati per i motori di ricerca.
  • UX/UI Designer, professionisti dell’esperienza utente, fondamentali nella progettazione di app e siti web.
  • E-commerce Manager, che gestiscono vendite online, logistica, customer experience e strategie omnicanale.
Leadership e gestione del cambiamento

L'ambiente lavorativo attuale è caratterizzato da una notevole complessità, che richiede professionisti in grado di guidare il cambiamento, affrontare l'incertezza e promuovere la collaborazione tra team diversificati. In questo contesto, le soft skills diventano fondamentali: intelligenza emotiva, leadership empatica, pensiero sistemico e resilienza. Si evidenziano le seguenti professionalità:

  • Change Manager, professionisti specializzati nella gestione di trasformazioni aziendali, fusioni, riorganizzazioni.
  • Project Manager con un approccio agile, capace di gestire progetti in contesti dinamici utilizzando metodologie come Scrum o Kanban
  • Hr Business Partner e Talent Developer, strategici per attrarre, formare e trattenere i talenti.
  • Facilitatori, coach e mentor, che supportano lo sviluppo professionale e personale all’interno delle organizzazioni.

Nei prossimi cinque anni, queste aree non solo vedranno una domanda stabile o in crescita, ma saranno pilastri chiave per affrontare le sfide globali: ambientali, tecnologiche, sanitarie e sociali. Chi si forma oggi in queste professioni ha ottime probabilità di trovare sbocchi lavorativi duraturi, trasversali e significativi.

Valorizzare i lavoratori e le lavoratrici implica anche investire nello sviluppo delle soft skills attraverso percorsi di apprendimento continuo. Non esistono corsi brevi per acquisire competenze come l’etica, la resilienza o l’integrità; si tratta di percorsi senza fine che promuovono l’adattabilità e la crescita personale, prima ancora che professionale. Sospendere l’apprendimento o limitarlo a determinate fasi della vita rappresenta, in effetti, il più grande errore che si possa fare nel contesto del nuovo mondo del lavoro.

Copertina: Tim Gouw/unsplash