Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Le prossime elezioni politiche europee saranno determinanti per il nostro futuro

In un’Europa a trazione conservatrice i temi della “giusta transizione” sono sempre più divisivi. Necessario collaborare in modo costruttivo per trovare compromessi e soluzioni.

di Karoline Rörig

Prima di salutarvi (insieme a FUTURAnetwork) per la pausa estiva, vorrei stilare un breve bilancio del nostro dialogo italo-tedesco per lo sviluppo sostenibile. Dopo il Festival ASviS del 2023, le settimane sono volate fin troppo velocemente. Siamo stati silenziosi, ma non inattivi; anzi, abbiamo stabilito progetti e programmi per la seconda metà dell’anno. Il nostro dialogo, a partire da settembre, continuerà a seguire i punti focali del Festival (educazione per lo sviluppo sostenibile rivolta a tutti, da giovani a imprese; economia circolare e il dialogo tra città, comuni e regioni), ma vogliamo anche affrontare nuovi argomenti – come lo stato attuale, lo sviluppo e il futuro dei sistemi di sicurezza sociale (pensioni, previdenza e assistenza sociale e di salute). Tutto questo avverrà sullo sfondo delle prossime elezioni europee del 2024 che, come ha sottolineato anche Enrico Giovannini nella nostra recente intervista, saranno decisive e determinanti per il nostro futuro.

Attualmente, l'equilibrio politico in Europa si sta spostando: le forze conservatrici – e in misura preoccupante i partiti di estrema destra – stanno guadagnando consensi in tutta Europa. Questa situazione è già presente da anni in Ungheria e Polonia: Viktor Orbán e il suo partito Fidesz sono al potere ininterrottamente dal 2010, mentre il partito nazionalconservatore Prawo i Sprawiedliwość (PiS) è al governo dal 2015. Alle prossime elezioni parlamentari dell'autunno 2023, probabilmente si affermerà nuovamente come il partito più forte. L'Italia, nelle elezioni del 2022, ha optato per l'alleanza tra Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, e quindi per la tendenza qui descritta. Questo stesso trend è proseguito un po' più tardi in Svezia: dall'ottobre 2022, i populisti di destra, i Democratici Svedesi, sono coinvolti indirettamente nel governo. La vicina Finlandia, dopo le elezioni della primavera del 2023, è ora governata da una coalizione tra il Partito di coalizione nazionale con i populisti di destra, Veri Finlandesi, e due partiti minori di centro-destra, il Partito Popolare Svedese e i Democratici Cristiani. Nell'Europa meridionale, la tendenza si conferma: nelle elezioni parlamentari in Grecia di fine giugno, il partito “Nea Dimokratia” ha vinto con quasi il 41%. Meno chiaro, ma in linea, è stato il risultato delle elezioni in Spagna dello scorso fine settimana: il Partido popular (conservatore) è diventato il partito più forte, ma non ha raggiunto la maggioranza assoluta. Per poter formare un governo, potrebbe ora creare una coalizione con il partito populista di destra Vox – visto che in alcune località i due partiti stanno già lavorando insieme dopo le elezioni regionali e comunali di maggio.

Non siamo qui a giudicare le decisioni elettorali nazionali, le circostanze e i contesti, ma vogliamo constatare le conseguenze che queste scelte hanno per l'Europa. Il fatto che il Gruppo degli European popular parties (Epp) al Parlamento europeo, sotto la guida di Manfred Weber, si stia aprendo ai partiti più a destra, quelli del Gruppo dei conservatori e riformisti europei (Ecr), che oltre a Vox e PiS comprende anche Fratelli d'Italia e Alternative für Deutschland, sembra in linea con la tendenza qui descritta, ma va ponderato con grande cautela. C’è molto da dire in contrario, non ultimo il fatto che è in gioco il Green deal europeo. Insieme, Epp ed Ecr hanno recentemente votato contro la legge per il ripristino della natura. Tuttavia, la protezione del clima e dell'ambiente, così come gli altri temi dell'Agenda2030, non devono essere trascurati o ignorati se vogliamo preservare il nostro pianeta e assicurarci un futuro degno di essere vissuto. Qui si trovano le chiavi per la necessaria trasformazione ecologica, economica e sociale delle nostre società.

Tuttavia, proporre alle persone questi obiettivi resta una sfida difficile, anche se è vero che sono in molti ormai ad aver riconosciuto l'urgenza dell’emergenza climatica. Secondo un sondaggio condotto da Ard-DeutschlandTrend nell'aprile 2023, la questione della protezione dell'ambiente e dei cambiamenti climatici è ora indicata dai tedeschi come il problema più grave e urgente, ma l'atteggiamento nei confronti delle misure di protezione del clima da adottare è diviso: il 44% vorrebbe vedere cambiamenti più rapidi; per il 27%, invece, dichiara che questi stanno già avvenendo troppo rapidamente. Nonostante il fondamentale consenso al cambiamento, i cittadini sono critici nei confronti delle misure previste dal governo in materia di clima, energia e trasporti. Grande confusione, timori e accesi dibattiti sono stati causati dalla polemica sulla nuova “Legge sull’energia degli edifici”, nota anche semplicemente come "legge sulle caldaie”: secondo questa legge, a partire dal 2024, almeno il 65% degli impianti di riscaldamento di nuova installazione in Germania dovrà essere alimentato da energie rinnovabili. Per non gravare troppo su proprietari e inquilini, sono previste eccezioni, norme transitorie e sussidi finanziari. Nell'aprile 2023, il 40% degli aventi diritto al voto ha giudicato le proposte e i regolamenti adeguati, mentre il 43% ha ritenuto che fossero eccessivi. Il dibattito pubblico e politico è stato simile: per settimane, le accese discussioni sulla bozza di legge hanno dominato l'arena politica, pubblica e mediatica fino a quando il governo, dopo vari emendamenti, ha presentato una versione rivista al Parlamento per il voto a inizio luglio. Tuttavia, questa è stata bloccata all'ultimo minuto da una mozione d'emergenza: la Corte costituzionale federale ha accolto la richiesta del deputato della Cdu Thomas Heilmann, che criticava il fatto che il parlamento non avesse abbastanza tempo per esaminare definitivamente il disegno di legge. Restiamo in attesa di ulteriori discussioni.

Nel frattempo, si sta perdendo tempo prezioso, consenso e fiducia nella politica di trasformazione ecologica e nel governo: secondo l'ultimo Ard Deutschlandtrend (del 20 luglio), i partiti della “coalizione semaforo” (termine originario della politica tedesca per descrivere un governo di coalizione composto da Partito socialdemocratico, Partito liberale democratico e Verdi) otterrebbero insieme solo 38%: la Spd il 18%, i Verdi il 13% (il dato peggiore degli ultimi cinque anni), la Fdp un contenuto 7%. La Cdu, invece, otterrebbe il 28% e la Alternative für Deutschland raggiungerebbe la cifra record del 20%. A conferma di questo trend positivo per il partito sono anche risultati concreti: nel giugno 2023 a livello comunale, l'AfD ha vinto per la prima volta un'elezione: nel distretto di Sonneberg in Turingia, il partito, che nel 2022 è stato classificato dal Bundesamt für Verfassungsschutz (Ufficio per la protezione della Costituzione) come sospetto di estremismo di destra, ricopre per la prima volta la carica dell’amministratore distrettuale.

La storia e le ragioni dell'attuale successo dell'AfD sono, ovviamente, troppo complesse per essere trattate e spiegate in dettaglio in questa sede. Per quanto riguarda la nostra domanda, possiamo solo limitarci a osservare che l’AfD ha una posizione fondamentalmente negazionista nei confronti della protezione del clima: dubita delle scoperte scientifiche fondamentali sul cambiamento climatico causato dall'uomo e considera inutili le misure di protezione climatica in materia – come il potenziamento delle energie rinnovabili o l'eliminazione graduale del carbone. Nutre l’idea che la protezione dell'ambiente sia disaccoppiata da quella del clima, e crea nuove ed efficaci immagini del nemico che si basano su narrazioni ideologiche cospirative: ad esempio, la politica di protezione del clima o la transizione energetica vengono disapprovate come progetti ideologici di un'élite o una lobby globale.

Per contrastare queste narrazioni e tendenze riteniamo che servano informazioni pacate e concrete – dopotutto i fatti parlano da soli – e politiche valide e convincenti che affrontino i problemi quotidiani dei cittadini e le loro principali preoccupazioni: salari, alloggi, pensioni ed energia a prezzi accessibili. In effetti, in Germania si sta diffondendo un malaugurato sentimento di malcontento e inquietudine: il costo della vita e l'inflazione sono costantemente elevati (quando non sono addirittura aumentati), l'economia è stagnante e, secondo il Fondo monetario internazionale, quest'anno il Pil reale si ridurrà addirittura dello 0,3%. Comprensibilmente, in molte famiglie e in molti cuori c'è poco spazio per questioni che sembrano così lontane nel futuro, come quelle di un'Agenda 2030 o di un Piano per la protezione del clima al 2050. Ma questo futuro ci sta venendo incontro alla velocità della luce – con tornado, uragani, incendi e maremoti – e non possiamo permetterci di distogliere lo sguardo.

Ci resta solo da ripetere con fermezza e costanza il nostro appello: la politica, l'economia, la scienza e la cultura, gli anziani e i giovani, tutti i membri della società dovrebbero impegnarsi e collaborare in modo costruttivo per trovare compromessi e soluzioni, fedeli al motto “insieme per una giusta transizione”. In questo senso: forza e coraggio e un augurio per una buona estate, rilassante e serena.

fonte dell'immagine di copertina: Christian Lue/unsplash

giovedì 27 luglio 2023