Gli istituti di studi sul futuro migliorano il processo decisionale dei governi
Think tank, agenzie, ministeri ad hoc: molti Paesi praticano con successo la previsione strategica per comprendere gli impatti dei trend emergenti e correggere le politiche pubbliche. Italia in ritardo.
di Andrea De Tommasi
Nel corso della campagna elettorale, la proposta dell’ASviS di dotare l’Italia di un istituto pubblico sul futuro ha fatto registrare importanti convergenze tra le forze politiche. Organizzazioni intergovernative come la Nato e l’Ocse hanno programmi consolidati di previsione strategica. Ad esempio, la Strategic foresight unit istituita dall’Ocse nel 2013 lavora con molti governi e organizzazioni per progettare politiche pubbliche di lungo termine. Allo stesso modo la Commissione europea si è impegnata a porre “la previsione strategica al centro” del suo processo decisionale. Un primo esempio è la pubblicazione annuale della Relazione di previsione strategica, che informa sugli esercizi di programmazione a lungo termine. A giugno 2022 è stata diffusa la terza Relazione che, sulla base di uno studio del Joint research center, approfondisce l’integrazione delle due transizioni (quella verde e quella digitale) nel nuovo contesto geopolitico. Attorno a questo lavoro si è organizzata una rete di “Ministri per il Futuro” per “rafforzare le capacità di previsione degli Stati membri e della Commissione europea, anticipare le principali tendenze, identificare e sfruttare le migliori opportunità e quindi progettare migliori politiche pubbliche”. I governi di molte nazioni hanno capito da tempo che è fondamentale adottare un approccio sistemico per progettare le politiche. La previsione implica l’utilizzo di soluzioni innovative, di conoscenza del futuro. Quali sono, dunque, le iniziative orientate al futuro più rilevanti? Di seguito otto casi di studio internazionali.
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La Francia ha creato France Stratégie, che riferisce direttamente al Primo ministro ma resta autonoma nella valutazione delle politiche pubbliche. L'istituto, che dal 2013 ha sostituito il Centre d’analyse stratégique, ha il compito di analizzare gli sviluppi economici e sociali del Paese e le questioni di sostenibilità. I principali temi studiati sono: economia, lavoro, occupazione, competenze, società e politiche sociali, sviluppo sostenibile e digitale. In un rapporto presentato a maggio 2022, dopo due anni di riflessioni iniziate durante la crisi dei “gilet gialli”, France Stratègie ha messo nero su bianco le sue proposte per affrontare “i conflitti di sostenibilità”. Il piano è articolato intorno all’istituzione di una strategia nazionale di sostenibilità basata su tre pilastri: protezione dell’ambiente, giustizia sociale e crescita economica. Al fine di coinvolgere la cittadinanza “in un contesto di sfiducia nei confronti dell’autorità pubblica”, il rapporto ha proposto la creazione di organi consultivi come le “camere permanenti del futuro” o le “giurie di cittadini”.
Dal 2016 il Galles ha un Commissario per le generazioni future, con il compito di garantire che le istituzioni pubbliche del Paese “tengano conto del modo in cui le loro azioni influiscono sui cittadini gallesi che non sono ancora nati”. Sophie Howe, che ha assunto questo ruolo, è intervenuta sulla pianificazione dei trasporti, sulla riforma dell'istruzione, sull'uguaglianza di genere e razziale e sul cambiamento climatico.
Nel 2015 il governo svedese ha promosso “Mission: the Future”, il progetto per lo sviluppo di politiche di lungo termine per affrontare le sfide del futuro. Kristina Persson ha assunto la guida del progetto in qualità di allora ministro dello Sviluppo strategico. Il suo dicastero fu riorganizzato secondo tre assi strategici: il futuro del lavoro, la transizione verso una società priva di combustibili fossili e la cooperazione globale. Ogni gruppo strategico riuniva persone con background diversi: alcuni dall’imprenditoria, altri dalla società civile, dai sindacati al mondo accademico. “Ogni Paese dovrebbe avere un ministero per il futuro”, dichiarò Persson, “i politici tendono a reagire alle cose che stanno accadendo, ma è troppo tardi. Dovrebbero guardare avanti”. L’iniziativa si è conclusa con la presentazione del rapporto finale nel 2016.
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Singapore si avvale del Center for strategic futures (Csf), uno dei sistemi di previsione strategica più sviluppati al mondo, che dal 2015 è organico all’Ufficio del Primo ministro. Il Centro opera in modo molto simile a un think tank all’interno del governo, con la libertà di agire su questioni di importanza strategica. Utilizza la pianificazione degli scenari e altri strumenti per influenzare la politica nazionale. Foresight, la pubblicazione biennale del Csf, copre la ricerca sui megatrend internazionali e sulle questioni emergenti. L’ultimo rapporto disponibile è stato pubblicato nel 2021 e passa in rassegna una pletora di tendenze, tra cui la capacità di prepararsi alle prossime pandemie, i nuovi vulnerabili digitali, l’ascesa del co-living, ma anche la sepoltura cosiddetta naturale.
Gli Emirati arabi uniti hanno sviluppato un sistema di previsione strategica misto tra potere esecutivo (Ministero degli Affari presidenziali) e organi come la Dubai Future Foundation (Dff). Le visioni a lungo termine nel Paese pongono forte enfasi su come le tecnologie emergenti possono trasformare la società. La Dff ha forti legami con il governo, ma riesce ad essere più agile. È stata fondata nel 2016 dallo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, primo ministro e vicepresidente degli Emirati arabi uniti e sovrano di Dubai, allo scopo di “immaginare, progettare e realizzare il futuro di Dubai” e include programmi di accelerazione, incubatori, piattaforme di conoscenza. Le sue attività coprono cinque unità strategiche: futuro, foresight e immaginazione, contenuti e condivisione della conoscenza, capacity building, future design e accelerazione, esperienze sul futuro. Quest’ultima unità è affidata al Museum of the future di Dubai, inaugurato lo scorso febbraio, che propone esperienze multisensoriali su tematiche che spaziano dai viaggi alla vita nello spazio, dal cambiamento climatico alla salute, il benessere e la spiritualità. Negli anni la Dubai Future Fondation ha promosso diverse iniziative con startup, ricercatori e aziende, tra cui il Center for the fourth industrial revolution, una piattaforma pubblico-privata sulle tecnologie emergenti, lo spazio di co-creazione Area 2071, i Dubai Future Labs specializzati in robotica e automazione. Nel 2017 gli Emirati arabi uniti sono stati il primo Paese al mondo a dotarsi di un ministro per l’Intelligenza artificiale, incarico ampliato poi all’economia digitale e al lavoro a distanza. La scelta è ricaduta su Omar bin Sultan al-Olama, giovane vicedirettore generale della Dubai future fondation, che aveva già accumulato esperienza esperienza nell’ufficio del Primo ministro. Negli ultimi anni si è registrato un aumento dell’interesse per gli studi di previsione anche in Arabia Saudita, in linea con la visione saudita al 2030 che punta a diversificare l’economia in diversi settori (militare, minerario, energia rinnovabile e logistica) e a rafforzare le attività culturali e turistiche.
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Gli Stati uniti hanno una lunga storia di previsione strategica a livello nazionale e locale, iniziata in ambito militare dopo la Seconda guerra mondiale e rafforzatasi a metà degli anni ‘90 con la serie Global Trends, i rapporti pubblicati ogni quattro anni dal National intelligence council. Inoltre, la National Academy of Sciences (Nas) collabora con il governo federale per “rafforzare i campi scientifico, ingegneristico e medico e la loro capacità di contribuire al benessere umano”. L’organizzazione pubblica una rivista scientifica (Pnas), organizza simposi, assegna premi scientifici e tiene i contatti con le accademie degli altri Paesi. Negli ultimi anni studiosi e professionisti hanno chiesto che la previsione strategica venga istituzionalizzata ai massimi livelli governativi. In generale, infatti, sebbene esistano aree selezionate all’interno del governo che incorporano focus orientati al futuro, come nelle aree della finanza, della difesa, dell’intelligence e della salute, è opinione diffusa che i rapporti prodotti in quelle sedi non riescano a influenzare la politica.
La Nuova Zelanda utilizza stabilmente la previsione strategica nella risposta alle crisi e nella gestione del rischio. Esiste il Commissario parlamentare all’Ambiente che ha poteri di controllo e revisione delle risorse a lungo termine. La capacità di previsione rientra in un numero di servizi pubblici, compresi il ministero degli Affari esteri e del commercio e il ministero della Difesa. L’unità strategica dell’Agenzia delle Entrate e l’agenzia di sicurezza nazionale (National Assessments Bureau) usano la previsione nei propri metodi di lavoro.
Ci sono alcune lezioni che possiamo trarre da queste esperienze. Il lavoro di previsione strategica in ambito istituzionale è diventato più forte negli ultimi anni. Gli approcci orientati al futuro possono partire da un insieme comune di caratteristiche ma diversi Paesi li hanno sviluppati in modi differenti. Sebbene alcune agenzie nazionali utilizzino strumenti anticipanti, l’Italia appare in ritardo nello sfruttare la previsione strategica.
Quando era portavoce dell’ASviS, prima di diventare ministro, Enrico Giovannini ha avviato l’iniziativa dell’Alleanza per la creazione di un istituto pubblico per il futuro e la previsione strategica. Un paio di settimane fa, dal palco del Controfestival di Sbilanciamoci, Giovannini ha sostenuto che le istituzioni necessitano di un approccio più complesso per affrontare le problematiche contemporanee. “Sogno un giorno di guidare il ministero del Futuro”, ha aggiunto.