Il futuro delle transizioni verde e digitale nel nuovo contesto geopolitico
La Commissione europea ha adottato la previsione strategica 2022 che identifica cinque aree-chiave. Criticità geopolitiche e coinvolgimento sociale emergono come fattori determinanti.
di Luigi Di Marco
Il 29 giugno, la Commissione europea ha adottato la relazione di previsione strategica 2022 (presentata nella nostra rubrica Europa del 5.7.22). La premessa dell’atto assunto dalla Commissione esprime con chiarezza: il mondo sta vivendo cambiamenti geopolitici tellurici, che rafforzano i megatrend che già incidono sull'Ue.
Nel nuovo contesto geopolitico che fortemente si riflette nei contenuti, è di fatto il terzo anno in cui la Commissione europea compie un’esercizio di esplorazione del futuro. Promuovendo una cultura strategica, orientata al futuro e anticipatrice nel processo di elaborazione delle politiche dell’Ue, l’iniziativa ha già lanciato la proposta d’istituire dei ministri del futuro in ciascun Stato membro che collaborino in rete tra loro.
I risultati e le indicazioni della previsione strategica annuale rivestono un ruolo importante nel quadro del processo normativo europeo, come di fatto indicate nello strumento legiferare meglio rinnovato nel 2021. La previsione strategica è di fatto parametro rispetto al quale operare delle verifiche di adeguatezza e coerenza delle proposte legislative per garantire che ogni proposta sia adatta al futuro, tenendo conto, ad esempio, dei megatrend emergenti nelle dimensioni verde, digitale, geopolitiche e socioeconomiche.
Con la prima edizione del 3 settembre 2020 veniva identificata la resilienza come bussola per le politiche dell’Ue, e il Jrc (Centro Comune di Ricerca della Commissione europea) definiva dei cruscotti (dashboard) di resilienza illustrando vulnerabilità e capacità di ciascun Stato membro, in ordine al quale pianificare le politiche. Vulnerabilità e capacità sono misurate da una serie d’indicatori collegati a 14 megatrend selezionati come significativi e determinanti per il futuro dell’Europa. Gli stessi indicatori di monitoraggio degli Sdgs sono riconosciuti tra gli elementi di base valutativa del cruscotto di resilienza. La resilienza è declinata in quattro dimensioni:1) sociale ed economica, 2) verde, 3) digitale, 4) geopolitica. Ciascuna dimensione ha una propria definizione orientata al conseguimento di un’obiettivo, ed un proprio set d’indicatori.
Questo quadro di sistema è tuttora valido, quale riferimento analitico delle relazioni di previsione strategica. Nel 2021 la previsione strategica è stata dedicata alla capacità e libertà d’azione dell’Ue, mentre l’edizione 2022 approfondisce l’integrazione delle transizione verde e digitale nell’attuale quadro geopolitico.
Elaborata sulla base dello studio del Jrc verso un futuro verde e digitale, la previsione strategica 2022 fonde due degli elementi della resilienza come definiti nel cruscotto di resilienza del 2020, la resilienza verde e la resilienza digitale con l’obiettivo di esplorare come le due transizioni possono rinforzarsi a vicenda.
Come il Jrc evidenzia, allo stato dell’arte esistono diversi studi che analizzano le due transizioni ma le implicazioni politiche a lungo termine non sono state finora analizzate a fondo.
Le transizioni sono inquadrate, in termini di concretezza, nel contesto geopolitico (quarta dimensione della resilienza), come rideterminato dall’invasione russa in Ucraina che spinge fortemente la necessità di accelerare e rafforzare l’autonomia strategica aperta dell’Europa (già argomento centrale della precedente previsione strategica 2021 e dello studio di supporto elaborato dal Jrc). Non affatto secondaria è la dimensione della resilienza sociale ed economica, al centro dell’analisi e delle proposte.
La previsione strategica 2022 viene orientata al conseguimento di risultati concreti suddivisi in 5 aree:
- Sociali: assicurare una transizione giusta affinché la società nel suo insieme colga i benefici delle transizioni, accrescere l’impegno sociale al bisogno di cambiamento attraverso la sensibilizzazione e il dibattito, assicurare la privacy e l’uso etico della tecnologia;
- Tecnologici: implementare infrastrutture innovative, costruire un’ecosistema tecnologico affidabile e coerente favorendo l’interoperabilità, assicurare la disponibilità e la sicurezza dei dati;
- Ambientali: evitare effetti di rimbalzo attraverso sensibilizzazione e meccanismi che evitino effetti collaterali non desiderati dall’implementazione di soluzioni verdi/digitali, ridurre l’impronta ambientale delle soluzioni verdi/digitali;
- Economiche: creare regole di mercato che internalizzino i costi ambientali dei prodotti e favoriscano gl’investimenti a lungo temine, assicurare la diversità degli attori di mercato evitando il dominio di pochi attori favorendo un’ambiente economico sano competitivo e innovativo, inclusivo di Pmi e start-up, sviluppare le competenze necessarie assicurando la disponibilità di un’adeguato numero di esperti per guidare l’innovazione;
- Politiche: implementare standard adeguati che garantiscano l’interoperabilità e che evitino che le tecnologie divengano obsolescenti prima del loro fine vita, assicurare coerenza delle politiche facilitando cooperazione e innovazione evitando inutili complessità, canalizzare investimenti verso le transizioni.
Vengono riconfermati gli obiettivi delle transizioni: la transizione verde per rispondere all’emergenza della crisi climatica e alla perdita di biodiversità richiamando gli atti delle nazioni unite che invocano azioni immediate per evitare la catastrofe, la transizione digitale per le potenzialità di accrescere la prosperità e contribuire a risolvere le sfide sociali del nostro tempo - affrontando i rischi derivanti dalla dipendenza dell’Ue da tecnologie e fornitori di servizi non europei e dalla dipendenza da poche grandi aziende tecnologiche.
Il Jrc evidenzia come un’approccio integrato alle sfide per raggiungere il successo delle transizioni gemellari è essenziale per evitare le trappole di portare avanti due agende separatamente. Le transizioni verde e digitale corrono in parallelo, ma collegarle ci permetterebbe di trarre vantaggio dalle sinergie e gestire i rischi.
Un tema fondamentale messo in evidenza anche nell’atto assunto dalla Commissione è l’alta vulnerabilità dell’Ue e lo sforzo necessario per assicurare la disponibilità di materie prime critiche necessarie alle transizioni: attualmente, la dipendenza dell'Ue da paesi terzi, tra cui la Cina, per una serie di materie prime critiche è persino maggiore di quella dalla Russia per i combustibili fossili. La produzione dell'Ue rappresenta solo il 4% della catena di approvvigionamento globale di materie prime critiche utilizzate nella produzione di apparecchiature digitali, come il palladio, il tantalio o il neodimio. I progressi nello sviluppo dei giacimenti nazionali, compresi quelli di importanza strategica per l'economia, sono stati finora insufficienti, in particolare perché i progetti continuano a incontrare ostacoli significativi.
La Commissione mette in evidenza l’aumento previsto dei fabbisogni per raggiungere gli obiettivi per l’energia pulita: aumento del 3500% del litio necessario per produrre le batterie, il 330% dell’uso del cobalto e un 30-35% di aumento di fabbisogno di alluminio e rame.
Come indica la Commissione, la soluzione per ridurre le dipendenze strategiche e le criticità del fabbisogno di materie prime critiche, passa attraverso investimenti sufficienti, una maggiore circolarità e precisione nella produzione.
Così la stessa geopolitica dell’innovazione tecnologica, come evidenzia la relazione di previsione strategica, diviene più importante in questo contesto. La competizione tecnologica può rendere più frammentari gli ecosistemi dell’innovazione, i rischi di cybersecurity, e come ancora sottolinea la Commissione crescono le preoccupazioni per i legami tra attività informatiche dannose e disinformazione, che minacciano la democrazia, aggravano le divisioni e ostacolano l'accesso a informazioni accurate. Questo dato è rilevante, poiché gli ultimi 30 anni di progresso democratico sono stati sradicati: il livello medio di democrazia globale nel 2021 è sceso al livello del 1989.
Nell’incertezza del quadro globale, ciò che è certo ed evidente a livello dell’Ue, è il fatto che le transizioni comportano profondi cambiamenti nel nostro modo di vivere e negli stili di vita. Ciò richiede dunque il coinvolgimento e il sostegno delle persone, e può avvenire a condizione che il sistema economico sia adeguato affinché i costi non rappresentino un problema per le transizioni e che siano messe a disposizione le risorse finanziarie necessarie. L’innovazione tecnologica è un’opportunità economica, ma deve essere assicurata la preparazione della forza lavoro necessaria. Il Jrc riporta la stima che la transizione verde porterà a un’incremento di 884.000 nuovi posti di lavoro al 2030. Bilanciando gli effetti con la transizione digitale che creerà nuovo impiego nelle tecnologie avanzate ma perdita di lavoro nei settori parzialmente o totalmente automatizzati, la valutazione di sintesi della previsione strategica è che nel complesso, gli effetti sul mercato del lavoro delle due transizioni sono potenzialmente complementari, con effetti di amplificazione e annullamento che meritano ulteriori ricerche.
Il rapporto del Jrc identifica cinque settori economici in cui la transizione gemella può essere attuata ottimizzando i risultati, corrispondenti agli stessi settori caratterizzati dalle più alte emissioni di gas serra: agricoltura, edifici e costruzioni, energia, industrie ad alta intensità energetica, trasporti e mobilità.
In ciascun settore sono illustrati casi studio e indicate in specifiche timeline le prevedibili tappe nel progresso tecnologico in tre fasce temporali: da oggi al 2030, nel decennio 2030-2040, nel decennio 2040-2050.
Nelle conclusioni il Jrc offre indicazioni di sviluppo della previsione, evidenziando come la ricerca futura deve assicurare che diverse prospettive variabili siano considerate. É necessario ampliare e costruire una solida base di conoscenza per meglio ancora collegare le transizioni digitali e verde con la dimensione sociale e per garantire che "nessuno venga lasciato indietro”.
La Commissione annuncia che il tema della prossima previsione strategica si concentrerà sulle principali sfide e opportunità che l'Europa dovrà affrontare nei decenni a venire, fornendo spunti strategici per rafforzare il ruolo globale dell’Ue.
di Luigi Di Marco, curatore della rubrica ASviS "Europa e Agenda 2030"
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