Scaroni: il cammino del solare potrebbe passare per i satelliti nello spazio
Il presidente di Enel interviene al Festival del Futuro 2023. Per convertire più energia si guarda ai satelliti con pannelli fotovoltaici. Esperimenti su larga scala nel 2027-2028. Attenzione all’inquinamento dell’orbita terrestre bassa. [VIDEO]
Un nuovo tipo di energia solare potrebbe svilupparsi nel prossimo futuro. A parlarne è stato Paolo Scaroni, presidente di Enel, intervenendo il 24 novembre al Festival del Futuro 2023. La tre giorni è stata promossa dal Gruppo Athesis, Eccellenze d’Impresa e Harvard Business Review Italia, con la partecipazione dell’ASviS in qualità di partner scientifico. Scaroni, dopo aver parlato a lungo di batterie ed energie rinnovabili onshore e offshore, si è concentrato sulle proiezioni per il prossimo futuro, focalizzandosi sulla possibilità di inviare pannelli solari direttamente nello spazio.
A oggi, ha detto Scaroni, “nella migliore delle ipotesi i pannelli fotovoltaici trasformano in elettricità il 25% dell’energia solare”. In laboratorio si riesce ad arrivare al 48%. “Si può sognare di raggiungere l’80%”. Ma come?
Intervento di Paolo Scaroni dal minuto 3:34:00
Una delle possibilità passa dal lancio di satelliti stazionari nell’orbita spaziale bassa. Questi strumenti, muniti di pannelli fotovoltaici espansibili (in modo da aumentare la superficie di raccolta), sarebbero in grado di convogliare energia solare continua, senza le interruzioni dovute all’alternanza giorno-notte o al passaggio delle nuvole. Inoltre, “eviteremmo di riempire di pannelli solari il nostro territorio, perché si troveranno lassù”. Una volta raccolta l’energia, i satelliti trasmetteranno microonde che, ricevute da apposite basi sulla Terra, verranno trasformate in energia elettrica.
Questa soluzione, per quanto possa sembrare avveniristica, è più a portata di mano di quanto si possa pensare. Mentre i primi esperimenti su scale di “considerevoli dimensioni”, dice Scaroni, prenderanno il via solo nel 2027-2028, piccoli tentativi si stanno già diffondendo nel mondo. Il California institute of technology ha ad esempio portato a termine con successo un esperimento di piccole dimensioni, lanciando un prototipo nello spazio e inviando una discreta quantità di energia a una base in California, segnando un importante successo.
L’astronauta britannico Timothy Peake sostiene che il calo dei costi di lancio dei carichi pesanti in orbita bassa potrebbe aprire le porte a eventuali parchi fotovoltaici orbitanti, capaci di fornire un quantitativo di energia molto significativo. “Alla fine, tutto si riduce a numeri concreti. Lanciare migliaia di tonnellate di hardware nell’orbita terrestre bassa sta diventando assolutamente fattibile”. In particolare Peake punta sull’abbattimento delle spese generato dall’ingresso nel mercato aerospaziale di SpaceX, l’azienda fondata da Elon Musk.
Peake ha sottolineato che il costo dei parchi solari potrà essere finanziariamente sostenibile nel momento in cui i cargo lanciati nello spazio arriveranno a costare mille dollari al chilo. “Finora i costi effettivi sono di circa 2.700 dollari”. Ma, secondo Peake, “i lanci che utilizzeranno il Falcon Heavy (razzo di Space X, ndr) possono ridurre la cifra a circa 1.500 dollari, mentre Starship (razzo sempre di Space X, ndr) potrebbe ridurre i costi addirittura a 300 dollari al chilo”.
Come l’alto mare, anche lo spazio deve essere protetto con un trattato contro l’inquinamento
Sono novemila i satelliti attualmente in orbita, ma entro il 2030 potrebbero arrivare a 60mila. Molti quelli inattivi, in aumento rottami e rischi di collisioni e incidenti. La proposta di un gruppo di scienziati.
Bisogna tener conto però dell’elevato numero di satelliti già presenti nell’orbita spaziale bassa: attualmente sono novemila, ma entro il 2030 potrebbero arrivare alla cifra vertiginosa di 60mila. Questo incrementa il rischio di collisioni e di detriti spaziali che, al momento, nessuno sta recuperando. Da notare che a marzo scorso un gruppo di scienziati ha firmato una lettera, pubblicata su Science, per chiedere apertamente a produttori e operatori di satelliti di firmare un trattato globalmente vincolante per l’invio dei satelliti.
Le soluzioni avveniristiche però, come ha ricordato il presidente di Enel, non bastano. Oltre a trovare nuovi sistemi per produrre energia, bisogna “cambiare il nostro stile di vita” verso modelli più sostenibili: “Qualche compromesso va accettato”.
Rivedi l’evento (intervento di Scaroni dal minuto 3:34:00)
Fonte dell'immagine di copertina: FotoLive