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I nuovi vaccini approvati dall’Oms costituiranno una svolta contro la malaria?

In Costa D’Avorio è iniziata la somministrazione di R21, prodotto in tempi rapidi e a costi contenuti. Anche il vaccino RTS,S, già utilizzato in Ghana, Kenya e Malawi, è sicuro ed efficace. L’implementazione su larga scala resta però una sfida aperta.

mercoledì 24 luglio 2024
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La prima dose di R21/Matrix M è stata somministrata il 15 luglio ad Abidjan, la città più grande della Costa d'Avorio. R21 è il secondo vaccino contro la malaria a entrare sul mercato. Il primo era stato RTS,S nel 2019, già fornito a più di due milioni di bambini in GhanaKenya e Malawi. Anche il nuovo vaccino, sviluppato dall'Università di Oxford e prodotto dal Serum Institute, in India, è stato “prequalificato” dall'Organizzazione mondiale della sanità a dicembre 2023, un passaggio che garantisce qualità e sicurezza e apre la strada ai Paesi a basso e medio reddito per ricevere dosi. Secondo un comunicato stampa di Novavax, R21 sarà distribuito in 38 distretti in tutto il Paese.

“Si aprono nuovi fronti nella guerra contro la malaria” ha titolato pochi giorni fa The Economist, dedicando un lungo articolo alla vicenda. Charles Shey Wiysonge, consulente dell'Organizzazione mondiale della sanità sull'immunizzazione in Africa, ha dichiarato: “Per la prima volta abbiamo vaccini contro il parassita. È come atterrare sulla Luna”. Il settimanale inglese ha precisato che nessuno dei due vaccini più recenti protegge completamente dalla malaria, ma potranno avere un grande impatto sulla salute. Secondo l’Oms, entrambi hanno dimostrato di ridurre i casi di malaria di oltre la metà durante il primo anno post vaccinazione, periodo in cui i bambini sono a più alto rischio di morte per la malattia.

Nuove tecnologie potrebbero presto eliminare la malaria, ma serve agire su tre leve

Vaccini, nuovi pesticidi e soprattutto zanzare geneticamente modificate. Con queste tecniche il parassita potrebbe essere eradicato, a patto che si investa sull’innovazione sviluppando una visione politica a lungo termine.

di Milos Skakal

R21 ha una componente adiuvante che potenzia la risposta immunitaria al vaccino, consentendo la protezione da future infezioni della stessa malattia. È progettato per aggredire la forma iniziale del parassita che entra nel corpo umano quando viene punto da una zanzara. Inoltre, il vaccino può impedire al parassita di infettare il fegato e causare malattie. Il Serum Institute, che è stato responsabile della distribuzione di oltre due miliardi di dosi di vaccini anti Covid-19 in tutto il mondo, ha dichiarato di essere in grado di produrre da cento a duecento milioni di dosi di R21 all'anno, il che renderebbe questo vaccino largamente conveniente e accessibile. 

Nel corso del ventesimo secolo, la malaria è stata debellata da molte zone temperate, tra cui l'intera Europa, ed è ora essenzialmente limitata ai Paesi tropicali. Con il cambiamento climatico, il potenziale per la ricomparsa della malattia in Paesi nei quali era stata sconfitta esiste, ma è relativamente piccolo. Oltre al clima, gli esperti si preoccupano di altre minacce emergenti: zanzare più resistenti e ceppi del parassita più difficili da trattare con i farmaci. La lotta contro la malaria è oggi a un “punto cruciale”, ha detto all'Economist Peter Sands del Fondo globale per la lotta alla tubercolosi e alla malaria, un organismo con sede a Ginevra attraverso il quale vengono convogliati due terzi dell’intera spesa internazionale contro la malaria. La malattia uccide ancora oggi 600mila persone all’anno. Solo in Costa D’Avorio, più della metà dei distretti ha un livello di endemia che oscilla tra 300-499 casi ogni mille abitanti. 

Il finanziamento è un’altra sfida significativa. Senza piani e strategie adeguate per reperire le risorse, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, sarà difficile implementare il vaccino in modo efficace. E raggiungere l’obiettivo, fissato dal Programma globale contro la malaria dell'Oms, di ridurre i casi del 90% entro il 2030.

Copertina: Annie Spratt/unsplash