Dichiarazione di Doha per un mondo più giusto, inclusivo, equo e sostenibile
Vertice sociale di Doha del 4-6 novembre: i leader mondiali rilanciano gli impegni dell’Agenda 2030 e del Patto sul futuro. Si nota l’assenza degli Stati Uniti e mancano notizie su contributi da parte dell’Italia.
Tra il 4 e il 6 novembre si è tenuto a Doha il vertice sociale mondiale. Questo nuovo vertice organizzato dall’Onu e il vertice di Siviglia per la finanza allo sviluppo (tenutosi tra fine giugno e inizio luglio di quest’anno) rappresentano i due principali appuntamenti del 2025 in cui sono stati portati avanti gli impegni del Patto sul futuro, rilanciando l’Agenda 2030, riaffermando formalmente la fiducia dei leader in un multilateralismo basato su regole e sui principi fondanti della Carta dell’Onu che quest’anno compie 80 anni.
Il vertice ha lo scopo di costituire una piattaforma per il dialogo, la cooperazione e le soluzioni congiunte, riunendo governi, organizzazioni internazionali, il sistema delle Nazioni Unite, la società civile, le cooperative, il mondo accademico, il settore privato e gli esperti per rafforzare la cooperazione internazionale per uno sviluppo sociale inclusivo.
I leader mondiali riuniti a Doha hanno espressamente adottato una nuova Dichiarazione politica rinnovando gli impegni dell’Agenda 2030 e del precedente vertice sociale mondiale di Copenhagen del 1995. La dichiarazione politica rappresenta un rinnovato punto di riferimento per lo sviluppo del dialogo multilaterale e di azioni da attuare all’interno di ciascun Stato e tra Stati in partnership tra loro, integrandosi fortemente con il recente “impegno di Siviglia” adottato durante il citato vertice mondiale sulla finanza per lo sviluppo.
Consultando la pagina delle dichiarazioni politiche dei singoli Stati, in particolare si nota l’assenza degli Stati Uniti, come anche dell’Italia. Nel caso del nostro Paese, risulta comunque presente l’Unione europea nella persona di Roxana Mînzatu nel suo ruolo di vice-presidente esecutivo della Commissione europea per i diritti sociali, lavoro di qualità e preparazione, dichiarando d’intervenire anche a nome degli Stati membri dell’Unione. Altre dichiarazioni sono state rilasciate da grandi Paesi europei come Germania, Francia, Spagna.
Nella dichiarazione di Doha, i leader specificamente s’impegnano a “costruire un mondo più giusto, inclusivo, equo e sostenibile” riconoscendo “l'urgente necessità di affrontare le profonde sfide sociali, in particolare povertà, disoccupazione ed esclusione sociale, che colpiscono ogni Paese. È nostro compito affrontarne sia le cause profonde e strutturali, sia le drammatiche conseguenze, nel rispetto del diritto internazionale, compresi gli obblighi in materia di diritti umani, al fine di ridurre l'incertezza, la disuguaglianza e l’insicurezza”.
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I leader identificano tre temi fondamentali dello sviluppo sociale, vale a dire l'eliminazione della povertà, la promozione della piena e produttiva occupazione, del lavoro dignitoso per tutti e l'integrazione sociale” valutandoli che gli stessi sono “interconnessi e si rafforzano a vicenda, e che pertanto è necessario creare un ambiente favorevole affinché tutti e tre gli obiettivi possano essere perseguiti simultaneamente”.
Condividendo “la convinzione che lo sviluppo sociale e la giustizia sociale siano indispensabili per il raggiungimento e il mantenimento della pace e della sicurezza all'interno e tra le nostre nazioni. A loro volta, lo sviluppo sociale e la giustizia sociale non possono essere conseguiti in assenza di pace e sicurezza o in assenza del rispetto di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali”, i leader riaffermano la volontà per la “piena, tempestiva ed efficace attuazione dell'Agenda 2030 e la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, sostenendo tutti i principi in essa sanciti, tra cui la promessa di non lasciare indietro nessuno e di raggiungere prima i più svantaggiati, e di porre le persone al centro dello sviluppo, tenendo in debita considerazione le esigenze delle generazioni presenti e future, e un forte impegno per la salvaguardia del nostro pianeta”.
Tra i diversi temi considerati nella “chiamata all’azione” della dichiarazione politica, troviamo l’impegno ad adottare un approccio olistico ad affrontare la povertà, la piena e produttiva occupazione dignitosa, l’integrazione sociale inclusa la solidarietà intergenerazionale, la parità di genere, misure per affrontare la fame nel mondo (che affligge un terzo della popolazione mondiale), l’accesso universale a servizi per la salute, aspetti sociali legati alla trasformazione digitale, diritto all’educazione, gestione degli impatti sociali durante le emergenze, il contrasto a ogni forma di discriminazione, il diritto a un alloggio dignitoso, il riconoscimento della migrazione come motore di crescita inclusiva e sviluppo sostenibile.
Richiamando anche il citato impegno di Siviglia sulla finanza allo sviluppo, i leader dichiarano che “gli Stati membri sono fortemente esortati ad astenersi dal promulgare e applicare qualsiasi misura unilaterale economica, finanziaria o commerciale non conforme al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite che impedisca il pieno raggiungimento dello sviluppo economico e sociale, in particolare nei paesi in via di sviluppo”.
Nella sezione della dichiarazione dedicata al seguito del vertice, i leader espressamente richiedono di “rafforzare il coinvolgimento e le partnership tra più parti interessate, anche con parlamentari, società civile, organizzazioni di datori di lavoro e lavoratori, giovani, organizzazioni di persone con disabilità, mondo accademico, autorità locali e regionali, organizzazioni religiose e settore privato per attuare gli impegni”. Una verifica sui progressi compiuti viene richiesta al Segretario Generale dell’Onu entro il termine massimo di cinque anni.
Questi nuovi impegni formali assunti nelle sedi multilaterali richiedono l’impegno morale a una seria e coerente messa in pratica da parte dei singoli Stati membri al loro interno, così come anche l’assunzione di un ruolo “propositivo e lungimirante”, nel favorire il dialogo e le partnership per il perseguimento degli obiettivi e l’individuazione delle soluzioni da intraprendere per superare gli ostacoli, come messo in chiara evidenza e specificamente richiesto dall’ASviS per l’Italia nel Rapporto 2025. L’assenza d’informazioni sulla presenza di rappresentanti di governo e la mancanza del rilascio di formali dichiarazioni da parte dell’Italia, non è sicuramente un buon segnale in questa direzione. Può confortare comunque il fatto che il testo della dichiarazione politica adottata a Doha sia stato discusso in precedenza da tutti i delegati nazionali presso le Nazioni unite.