Il mondo sull’orlo del baratro a 80 anni dalla Carta dell’Onu
Un compleanno drammatico per il montare di guerre, diritti violati, inefficacia delle istituzioni internazionali nel dare risposte. Gli Usa si ritirano anche dal vertice di Siviglia per la riforma della finanza globale.
Questo blog intende richiamare attenzione mediatica sul Patto sul Futuro del 22 settembre 2024, l’ultimo fondamentale accordo dell’Onu che, se perseguito con determinazione e coerenza, riaprirebbe la speranza sulla possibilità di un futuro di pace e prosperità per le generazioni attuali e future. Se anche non risolutivo, il Patto sul futuro assume un valore assoluto ora più che mai, in un momento storico di multi-crisi dell’umanità e del pianeta, probabilmente il più grave dalla fine Seconda guerra mondiale. L’obiettivo di questo blog, seguendo le attività delle istituzioni internazionali, è raccogliere e selezionare le evidenze dei fatti che contribuiscono a valutare la distanza tra quanto avviene nel mondo e quanto abbiamo promesso di attuare nelle 56 azioni del Patto sul futuro e nei relativi allegati Patto digitale globale e Dichiarazione sulle future generazioni. Nell’auspicio che i risultati di queste letture riescano a offrire elementi di riflessione e un utile supporto nell’elaborare prospettive per il futuro.
Il 26 giugno la Carta delle Nazioni Unite, l’atto fondante del nostro sistema multilaterale, compie ottant’anni. Nella premessa della Carta troviamo enunciato lo scopo “Salvare le future generazioni dal flagello della guerra” che è il filo rosso che unisce la stessa Carta con il Patto sul futuro e con la collegata Dichiarazione sulle future generazioni.
Dopo ottant’anni lo scopo principale della Carta, come raccontano le cronaca quotidiane, è ben lungi dall’essere portato a compimento: i dati sui conflitti in corso sul pianeta confermano che il 2025, ancora in crescita rispetto al 2024, è l’anno in cui l’umanità più che mai si sta allontanando al rispetto dello scopo primario del multilateralismo, ovvero di garantire la pace e la sicurezza degli abitanti del pianeta, con pregiudizio nei confronti delle attuali e future generazioni al pieno godimento dei propri diritti e alla realizzazione del potenziale di ciascuno.
Con le 14 azioni indicate al capitolo 2 del Patto sul futuro espressamente dedicate alla pace e alla sicurezza internazionali, si è provato a imprimere un cambio di rotta. Le stesse guerre in corso, come anche il disconoscimento delle istituzioni multilaterali, rendono nei fatti improbabile (o impensabile) ogni avanzamento per le riforme della governance globale previste nelle 19 azioni al capitolo 5 del Patto, incluso la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per rafforzarne la sua rappresentatività, legittimità democratica ed efficacia.

Urgente la riforma dell’Onu: stipendi a rischio già quest’anno
Contributi in ritardo, anche da parte di Usa e Cina, agenzie in affanno: le Nazioni unite affrontano un buco finanziario sempre più grande. E un documento riservato rivela che diverse agenzie potrebbero essere unificate.
Come le istituzioni multilaterali affrontano le guerre
Nel Consiglio di sicurezza riunitosi nuovamente nella sessione d’emergenza del 22 giugno per valutare l’esplosione del conflitto Israele-Iran alla luce dell’intervento militare degli Stati Uniti, il Segretario generale Guterres invocando il cessate il fuoco ha evidenziato la gravità capitale della situazione dichiarando “il bombardamento degli impianti nucleari iraniani da parte degli Stati Uniti segna una svolta pericolosa in una regione già in subbuglio […] Ora rischiamo di sprofondare in un baratro di rappresaglie su rappresaglie […] abbiamo bisogno di una soluzione credibile, completa e verificabile, che ripristini la fiducia, anche con il pieno accesso agli ispettori dell'Aiea, in quanto autorità tecnica delle Nazioni Unite in questo campo”, riferendosi ai siti a rischio nucleare.
Dorothy Shea rappresentante degli Stati Uniti ha giustificato l’azione militare: “Questa operazione ha cercato di eliminare una fonte di insicurezza globale di lunga data ma in rapida crescita e di aiutare il nostro alleato Israele nel nostro diritto intrinseco all'autodifesa collettiva, in linea con la Carta delle Nazioni Unite”.
Il rappresentante dell’Iran Amir Saeid Iravani ha dichiarato: "Questa è una prova storica per questo Consiglio, per le Nazioni Unite nel loro complesso. [...] Se questo Consiglio non agirà e non condannerà questa palese aggressione, la macchia di complicità rimarrà per sempre sulla sua coscienza, come è accaduto con Gaza”.
Il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi ha avvertito gli ambasciatori che se la breve finestra di opportunità per tornare al dialogo si chiudesse, la distruzione potrebbe essere “impensabile" evidenziando come “l’escalation militare minaccia vite umane e ritarda la diplomazia necessaria per risolvere questa crisi”.
Il 12 giugno, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato ad ampia maggioranza una risoluzione sul cessate il fuoco a Gaza (con 149 voti favorevoli, 12 contrari e 19 astenuti), superando l’incapacità del Consiglio di sicurezza nella seduta del 4 giugno nell’approvare una simile risoluzione per la posizione di veto assunta dagli Stati Uniti. Nella risoluzione è condannato l’uso della fame come arma di guerra, si chiede il completo sblocco da parte di Israele nell’accesso agli aiuti umanitari e si insiste sulla protezione dei civili nel rispetto del diritto internazionale. Seppure questa risoluzione non ha effetti legalmente vincolanti, ne viene messo in evidenza comunque il significativo peso politico e morale.
In un ultimo comunicato di Un News del 22 giugno sulla situazione a Gaza, si riferisce che da quando Israele ha allentato il suo blocco totale il mese scorso, più di 400 persone sono morte nel tentativo di raggiungere i punti di distribuzione del cibo, i pozzi d’acqua sono prosciugati o posizionati in luoghi pericolosi, i sistemi sanitari sono al collasso. Riportando le parole di Jonathan Whittall capo dell’ufficio di coordinamento dell’Ocha, la situazione è descritta come “condanna a morte nei confronti di persone che cercano solo di sopravvivere […] una carneficina […] la cancellazione della vita palestinese da Gaza”.
Il 20 giugno il Consiglio di sicurezza si è ancora riunito sul conflitto in Ucraina rilevando l’esacerbarsi del conflitto delle ultime settimane, che allontana la prospettiva di un’accelerazione delle trattative per la pace. L’Ohchr riporta che il numero di civili morti nei primi cinque mesi del 2025 è di 5.144 vittime, più alto del 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le vittime civili totalizzate dall’inizio del conflitto sono 33.270, inclusi 2mila bambini.
L’impatto delle guerre sui minori è stato presentato nel rapporto del Segretario generale Guterres del 19 giugno. Nell’anno 2024 sono contabilizzate 41.374 vittime, il dato più alto dall’istituzione dell’osservatorio avvenuto trent’anni fa. Una crescita del 25% rispetto al 2023. Questa dato inaccettabile include 11.967 bambini uccisi o mutilati, 7906 bambini a cui è stato negato l’accesso agli aiuti umanitari e 7402 bambini reclutati o utilizzati nelle operazioni di guerra. I Paesi con i livelli più elevati di violazioni nel 2024 sono stati la striscia di Gaza, la Repubblica Democratica del Congo, la Somalia, la Nigeria e Haiti.
Con le politiche di riarmo alcuni Paesi stanno retrocedendo degli impegni assunti rispetto alla messa al bando della produzione di mine anti-uomo. In risposta il segretario Guterres ha annunciato il 16 giugno il lancio di una campagna globale per sostenere il disarmo e gli impegni sulla messa al bando delle mine.
La tragedia dei diritti umani nel mondo
Il 16 giugno, l’Alto commissario per i diritti umani Volker Türk ha aggiornato il Consiglio dell’Onu sui diritti umani all’avvio della 59esima sessione plenaria, relazionando nel suo discorso la situazione tragica in cui versano i diritti umani nel mondo, risultato delle guerre e dei conflitti sociali in corso, ma anche a causa di altri fenomeni quale il caos climatico che imperversa sul pianeta. Türk ha passato in rassegna tutti i conflitti (Gaza, Libano, Ucraina, Sudan e sud Sudan, Repubblica popolare del Congo, regione del Sahel, Nigeria, Myanmar, Haiti e altri ancora) e tutte le implicazioni per i diritti umani a questi correlati, arrivando nella sua ampia esposizione a esprimere preoccupazione per le violazioni di diritti umani che si consumano finanche nelle democrazie occidentali, citando tra questi gli arresti e le deportazioni che stanno avvenendo negli Stati Uniti, richiamando l’attenzione anche sulla richiesta di alcuni Paesi europei di cambiare il modo in cui vengono interpretate le leggi sui diritti umani in relazione alla gestione dei migranti. Nel merito è sottinteso il riferimento di Türk alla lettera sulla Cedu, inviata su iniziativa di Italia e Danimarca lo scorso 22 maggio. L’Alto commissario chiude il suo intervento mettendo in evidenza come il taglio dei fondi al suo Ufficio e al più ampio ecosistema dei diritti umani favorisca dittatori e regimi autoritari.
Nel seguito della sessione plenaria, Gina Romero, relatrice speciale sulla libertà di riunione e associazione pacifica, il 18 giugno ha presentato il suo rapporto sul ciclo di super-elezioni 2023-2025, denunciando che “l’abuso di leggi restrittive, campagne diffamatorie e disinformazione contro la società civile si è intensificato a livello globale nel super ciclo elettorale, minando la partecipazione elettorale e la libertà di associazione”.
Più alto è il livello di conflitti e di violazioni dei diritti umani nel mondo, più alta è la domanda di assistenza da parte delle istituzioni multilaterali. In dieci anni è raddoppiato il numero delle persone sul pianeta sfollate forzosamente fino a raggiungere il numero di 123,2 milioni, vale a dire una persona ogni 67 abitanti sul pianeta. Il dramma è che nel frattempo le risorse economiche disponibili per gli aiuti alle persone bisognose di assistenza umanitaria sono sempre meno. Diversi sono gli appelli lanciati dai rappresentanti delle Nazioni Unite per far fronte alla crisi di liquidità monetaria. Il 16 giugno Filippo Grandi, l’Alto commissario per i rifugiati, ha annunciato il taglio del 30% dello staff dell’Unhcr. “Tagli brutali significano scelte brutali”, ha dichiarato in pari data Tom Fletcher, Capo dei soccorsi delle Nazioni Unite. In un suo discorso ha lanciato un “appello alla sopravvivenza”, precisando che “non è una richiesta di soldi, ma un richiamo alla responsabilità globale per la solidarietà umana, per un impegno a porre fine alle sofferenze”. Le azioni prioritarie individuate in un recente rapporto coprirebbero i bisogni primari di 114 milioni di persone per un fabbisogno di 29 miliardi di dollari. Come sottolinea Tom Fletcher, si tratterebbe solo dell’1% delle somme che gli Stati hanno speso per la difesa nel 2024.
170 Stati votano a favore della dichiarazione di Nizza per salvare gli oceani
In un contesto di piena crisi del multilateralismo, vanno però colti dei segnali positivi che ancora aprono alla speranza per il futuro, quali l’approvazione del 13 giugno con 170 voti favorevoli (su 193) da parte degli Stati membri dell’Onu, della Dichiarazione “il nostro oceano, il nostro futuro: uniti per un’azione urgente”, adottato in chiusura del vertice di Nizza sugli Oceani. La Dichiarazione rilancia il rispetto di diversi impegni già previsti nelle azioni del primo capitolo del Patto sul futuro, dall’accordo di Parigi sul clima al quadro di Kunmings-Montreal sulla biodiversità, dalla ratifica dell’accordo sulla conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica marina nelle aree situate al di fuori delle giurisdizioni nazionali (accordo Bbnj) all’accelerazione dei processi negoziali per un accordo globale per porre fine all’inquinamento da plastica. La dichiarazione riconoscendo come quadro di riferimento il Goal 14 dell’Agenda 2030, è stata accompagnata da oltre 800 atti d’impegno volontario da parte di diversi Stati membri anche in raggruppamento tra loro.
Il documento sugli oceani di Nizza rilancia all’imminente vertice di Siviglia sulla finanza per lo sviluppo (che si terrà dal 30 giugno al 3 luglio), mettendo in evidenza che il Goal 14 è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile meno finanziati, mentre accelerare l'azione per gli oceani a livello globale richiede accessibilità a significativi finanziamenti.

Sfruttare o salvare i fondali oceanici? La sfida è diventata geopolitica
Dalla Conferenza sugli oceani di Nizza un allarme sui rischi ambientali dell’estrazione mineraria in acque profonde. Si intensifica la competizione tra Stati Uniti, Cina e alcuni piccoli Stati insulari.
Accordo globale per la finanza sullo sviluppo al vertice di Siviglia, ma senza gli Stati Uniti
Il quarto vertice internazionale sulla finanza per lo sviluppo di Siviglia, di cui ha parlato anche il direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini nel podcast Scegliere il futuro su Radio Radicale, è uno dei principali appuntamenti internazionali dell’anno per portare avanti diverse delle azioni previste nel Patto sul futuro, come le misure di riforma dell’architettura finanziaria globale, e per rimuovere gli ostacoli agli investimenti necessari per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Il fabbisogno per i Paesi in via di sviluppo è quantificato in 4mila miliardi di euro, che arriveranno nel 2030 a 6400 miliardi se non saranno adottate misure di riforma, come di recente stimato dall’Ocse.
Pur risultando evidente che la situazione di conflittualità planetaria tra Stati non costituisce un contesto propizio per portare avanti riforme ambiziose, la bozza finale concordata del documento che sarà portato in approvazione per il 3 luglio offre comunque diversi profili d’intervento, includendo le azioni che gli Stati membri che lo sottoscriveranno potranno attuare a più livelli (a partire dalla scala nazionale), gettando anche le basi per i prossimi accordi di riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, di trattamento del debito dei Paesi in via dai sviluppo, di cooperazione tra Stati per contrastare evasione ed elusione fiscale, flussi finanziari illeciti.
Lo scopo dichiarato dell’accordo di Siviglia è il perseguimento dello sviluppo sostenibile, riaffermando la fiducia nel multilateralismo, mettendo in chiara evidenza come “le sfide globali superano di gran lunga la capacità di risposta di qualsiasi singolo Stato”.
Il documento si articola in sette aree tematiche: risorse pubbliche nazionali, imprese e finanza private nazionali e internazionali, cooperazione globale allo sviluppo, commercio internazionale come motore dello sviluppo, debito e sostenibilità del debito, architettura finanziaria multilaterale e aspetti sistemici, scienza-tecnologia-innovazione e rafforzamento delle capacità. Una sezione finale è dedicata ai dati, al monitoraggio e alle misure per dare seguito degli accordi.
Con la sottoscrizione del documento finale, gli Stati membri stanno assumendo impegni per allineare i budget pubblici e i sistemi fiscali nazionali con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, integrare l’economia informale nell’economia formale con misure di inclusione sociale, promuovere la progressività dei sistemi fiscali riducendo le diseguaglianze, investire nei beni comuni e nei sistemi di protezione sociale. Per convogliare la finanza privata verso gli stessi obiettivi, il documento di Siviglia indica impegni di riforma per quadri normativi atti a costituire le condizioni di contesto favorevoli al riorientamento degli investimenti privati verso obiettivi di sostenibilità, superando le visioni di breve termine.
Allo stesso modo, gli investimenti nella cooperazione internazionale dovranno superare la frammentarietà ed essere indirizzati al finanziamento di strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile. Viene confermato l’impegno dello stanziamento dello 0,7% del reddito nazionale lordo in favore dei Paesi in via di sviluppo da parte delle nazioni sviluppate. Nel contesto, misure specifiche prevedono l’integrazione con gli obiettivi e le misure finanziarie previste negli accordi sul clima, la biodiversità e il contrasto alla desertificazione, fino alle azioni per la protezione degli oceani. Così anche le misure e gli investimenti da attuare attraverso gli accordi commerciali implicano la messa in pratica e l’introduzione di nuovi accordi in sede di Organizzazione mondiale del commercio, indirizzati a favorire lo sviluppo sostenibile e una crescita inclusiva.
Nel capitolo specifico dedicato a scienza, tecnologia e innovazione, le misure indicate intendono perseguire nel concreto gli impegni assunti con il Patto digitale globale, e dunque il superamento dei divari digitali tra Paesi e all’interno dei Paesi, ampliando l’accessibilità e l’equa condivisone dei benefici delle nuove tecnologie, supportando lo sviluppo e il finanziamento di strategie nazionali per l’innovazione.
ll testo finale dell’accordo denominato “Compromiso de Sevilla”, è pronto per l’adozione unanime con l’eccezione degli Stati Uniti. Come riporta il comunicato di Un News del 18 giugno, il rappresentate degli Usa ha espresso la considerazione che il testo proposto interferisce con la governance delle istituzioni finanziarie internazionali, duplica meccanismi e non è allineato con le priorità degli Stati Uniti in materia di commercio, tasse e innovazione.
L’approvazione da parte degli Stati membri dell’Ue risulta sancita nelle conclusioni del Consiglio del 26 maggio, con l’espressione del pieno sostegno al quadro d’iniziative dell’agenda di Siviglia. Diversamente il Parlamento europeo, portando in discussione la propria risoluzione d’indirizzo per il vertice di Siviglia nell’ultima sessione plenaria del 16-19, giugno non ha raggiunto un’intesa sul testo proposto, creando frattura nella compagine politica che sostiene Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea.