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Una nuova sovranità digitale: la scommessa dell’Ue sul cloud del futuro

L’Europa investe 180 milioni di euro per realizzare un cloud sovrano che spezzi la dipendenza dai pochi attori globali e costruisca un’infrastruttura resiliente alle crisi future.

martedì 9 dicembre 2025
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Cryptovalute, intelligenza artificiale e debito pubblico sono spesso citati come le tre grandi potenziali bolle dei mercati finanziari. Ma un altro elemento li accomuna: dipendono tutti dalla potenza di calcolo del cloud di nuova generazione. Una potenza oggi sempre più concentrata nelle  mani di pochi grandi fornitori, i cosiddetti hyperscaler, geograficamente concentrati, che controllano oltre due terzi della spesa mondiale. Si tratta, tanto per citare i più noti, di Amazon web services, Microsoft Azure e Google cloud. Una fragilità nascosta che l’Europa, priva di hyperscaler comunitari, sta provando ad affrontare.

Nuova autonomia tecnologica

Un’analisi del World economic forum ricostruisce la vicenda. La Commissione europea ha lanciato un bando da 180 milioni di euro per dotare le istituzioni comunitarie di un’infrastruttura cloud sovrana. Non si tratta di un’iniziativa simbolica, perché per la prima volta l’Ue introduce metriche precise per definire l’autonomia tecnologica: criteri operativi, requisiti sulle identità digitali, standard di sicurezza informatica e condizioni di interoperabilità. L’Europa mira così a definire un modello replicabile in un mercato che, nei prossimi tre anni, supererà i 250 miliardi di dollari di valore e in cui, entro il 2030, tre aziende su quattro al di fuori degli Stati Uniti avranno una strategia di sovranità digitale.

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Secondo l’Economist sarà un anno segnato dall’incertezza. All’orizzonte non c’è una crisi unica, ma una serie di tensioni che si sovrappongono: ambientali, economiche e tecnologiche.

Dati sovrani

Per oltre un decennio l’idea di “controllare” i dati si è basata principalmente sulla loro ubicazione fisica. Se i server erano in Europa, si presumeva che fossero anche sotto il controllo europeo. Ma non era così: gli accessi, le chiavi di cifratura, le modalità di gestione e manutenzione erano spesso decisi altrove. Questa sovranità non ha retto alla prova dei fatti, soprattutto dopo il confronto sul 5G con i fornitori cinesi, la guerra in Ucraina e il progressivo irrigidirsi della competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina. Le imprese europee lo hanno capito: oggi il 61% dei Chief information officer (responsabili delle infrastrutture IT nelle aziende) dell’Europa occidentale prevede di ridurre l’uso dei cloud proprio a causa dei rischi geopolitici.

Sovranità 2.0

La nuova sovranità digitale non punta all’autarchia, ma a un equilibrio in cui l’Europa possa collaborare con gli hyperscaler senza esserne dipendente. L’obiettivo è garantire che nessun attore esterno possa condizionare decisioni cruciali in momenti di crisi, pur mantenendo la capacità di accedere alla potenza di calcolo necessaria per l’intelligenza artificiale, la robotica, la logistica e il commercio globale. Il nuovo quadro europeo consente partnership tra operatori globali e soggetti locali, ma a condizioni di controllo operativo stabilite dall’Europa stessa. Una impostazione che non frena l’innovazione, ma al contrario, l’accelera. I vincoli normativi stanno spingendo gli hyperscaler a sviluppare più rapidamente capacità sovrane, mentre molti Paesi del Sud del mondo stanno costruendo infrastrutture cloud nazionali proprio per sostenere le loro strategie di crescita economica e tecnologica. L’Africa, ad esempio, lega sempre più spesso la sovranità digitale alla creazione di nuovi ecosistemi per l’intelligenza artificiale. Anche in Medio Oriente, come nel caso dell’Arabia Saudita, il controllo operativo sta diventando parte integrante dei nuovi piani di sviluppo.

Un altro elemento di svolta riguarda gli appalti pubblici. Per la prima volta, l’Europa integra i criteri di sovranità digitale nei punteggi di gara. Non è più sufficiente promettere che i dati resteranno in Europa: bisogna dimostrare chi controlla ogni livello dell’infrastruttura, dal software ai protocolli di sicurezza, fino alla gestione operativa quotidiana. La sovranità, in questo modo, smette di essere un obiettivo astratto e diventa un requisito misurabile in ogni decisione d’acquisto.

La dipendenza globale da un’infrastruttura cloud iperconcentrata rappresenta un rischio non immediatamente percepito, ma potenzialmente decisivo per la stabilità economica. Crypto, intelligenza artificiale e finanza pubblica sono le manifestazioni più visibili di un problema più profondo: senza una base tecnologica resiliente e distribuita, il sistema può diventare vulnerabile a shock improvvisi. L’Europa sta cercando di guidare un nuovo modello che possa accelerare la trasformazione digitale. La vera domanda è se altre regioni del mondo adotteranno questo approccio prima che un nuovo incidente, una nuova crisi o una nuova tensione geopolitica riveli quanto sia fragile la struttura attuale. Le linee guida esistono già; quello che manca, come spesso accade, è la volontà politica di agire in tempo.