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Il Rapporto Macrotrends tra l’era dell’AI ubiqua e la nuova governance dello spazio

Harvard Business Review Italia ha pubblicato l’analisi delle tendenze più significative dei prossimi anni. Un manuale per supportare i leader e le imprese a “competere in un mondo diviso”.

venerdì 5 dicembre 2025
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“Oggi prevale un sentimento generale di inquietudine, se non di ansia o di paura, rispetto alle manifestazioni del ‘grande disordine’ che caratterizza il nostro tempo. I grandi equilibri politici mondiali sono turbati da conflitti attuali, ma anche potenziali, di vasta portata, né mancano punti di crisi più localizzati”. È il quadro che emerge dal rapporto 2025-2026 “Oltre il grande disordine. I compiti dei leader delle imprese per competere in un mondo diviso”, realizzato da Harvard Business Review Italia e pubblicato il 3 dicembre nell’ambito del progetto Ecosistema Futuro, per analizzare i macrotrend dei prossimi anni. Il documento, a cura di Enrico Sassoon, è composto da 25 saggi di esperti nei diversi ambiti analizzati, tra cui Enrico Giovannini, Federico Rampini e Umberto Bertelè.

La prima grande tendenza individuata nel Rapporto è la progressiva frammentazione dell’ordine internazionale. Le istituzioni multilaterali appaiono indebolite dalla competizione crescente tra superpotenze e dal ritorno a un mondo diviso in blocchi. Le decisioni delle Nazioni Unite sono spesso ostacolate dai veti incrociati al Consiglio di Sicurezza; il ruolo del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale è messo in discussione da istituzioni alternative, soprattutto cinesi; le funzioni dell’Organizzazione mondiale del commercio risultano erose dal gran numero di accordi bilaterali e regionali (ce ne sono oltre 600). Il presidente statunitense Donald Trump è tra i principali promotori di questi “accordi destrutturati” che, come nota il Rapporto, “non consentono alcuna vera pianificazione perché non hanno alcuna stabilità e sono soggetti a costanti revisioni anche radicali”. In questo contesto il Sud globale fatica a emergere come blocco coeso: le divergenze interne, le priorità contrastanti e le fragilità economiche rendono difficile, per i Paesi in via di sviluppo, mostrarsi come un attore politico ed economico alternativo a quello occidentale.

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Un’altra tendenza riguarda la crescente incertezza dell’economia e della finanza globale alimentata dalle tensioni internazionali. Nel 2024 sessantuno Paesi erano direttamente coinvolti in un conflitto, contribuendo a una “guerra mondiale diffusa” che destabilizza i mercati e crea un clima di sfiducia globale, a causa dell’adozione di politiche protezionistiche negli ultimi anni si è osservata una slowbalisation, una riduzione degli scambi globali nel commercio di beni e servizi e una contrazione degli investimenti diretti esteri. Parallelamente, si è instaurato un “super-impero tecnologico” dominato da un numero limitato di Big tech. Anche queste multinazionali si trovano ora di fronte alla frammentazione politica ed economica e rischiano di dover modificare le proprie catene di fornitura e di dover rinunciare ai modelli organizzativi globali.

Tra i temi più dirompenti c’è lo sviluppo tecnologico, che ha subito un’accelerazione non lineare e senza precedenti con la diffusione dell’intelligenza artificiale. Secondo lo studio, siamo vicini a quella che viene definita “l’era dell’AI ubiqua”, con la presenza di AI agentiche che pianificano e decidono autonomamente, e AI embedded che agiscono all’interno di macchine, sensori e sistemi. In questa continua trasformazione le imprese dovranno imparare a valorizzare il pensiero critico, la flessibilità e la creatività, tre competenze che il World economic forum considera le più richieste del prossimo decennio. La trasformazione coinvolge anche chi è a capo delle aziende: serviranno investimenti mirati nell’educazione cognitiva, emotiva ed etica per favorire una leadership “umano-centrica e consapevole”, capace di cogliere le opportunità e gli impatti di un contesto tecnologico in continuo mutamento.

L’AI, dunque, si collega a doppio filo con il futuro competenze: “La vera rivoluzione non è tecnologica ma cognitiva e invita le imprese a valorizzare il pensiero critico, la creatività e la consapevolezza nell’era delle macchine intelligenti”, scrive Rosario Sica nel Rapporto.

Intanto, il settore del quantum computing è in fermento e anche in Italia il potenziale è alto, nonostante l’ecosistema sia in ritardo. Le principali tecnologie sono quelle dei chip a superconduttori (scelte da Ibm, Google, AWS e start-up come Iqm e Alice & Bob), quelle degli ioni (Quantinuum, IonQ), quelle ad atomi neutri (Pasqal, QuEra), gli spin in silicio e altri materiali a stato solido (Intel, Diraq), e poi c’è la fotonica (PsiQuantum, Xanadu, Quandela). Ma, avverte il documento, “non esiste una Silicon Valley del quantum computing. Questo anche perché non esiste una tecnologia singola, come quella al silicio nell’informatica degli anni ’50, che sia ancora riuscita a primeggiare sulle altre”.

Degna di attenzione è anche l’evoluzione della space economy: lo spazio sta diventando una dimensione economica sempre più interdipendente con quella terrestre. Il settore viene segmentato in due grandi aree: l’upstream con la costruzione e il lancio di veicoli e satelliti, il downstream con l’uso dei dati e dei servizi derivati. La space economy ha assunto un valore di 613 miliardi di dollari nel 2024, con un contributo del settore commerciale pari a circa il 78%, e potrebbe raggiungere i 1.800 miliardi di dollari entro il 2035. Con un’avvertenza: “Ora i rischi, come la militarizzazione e il sovraffollamento orbitale, richiedono nuove forme di governance”.

Tra le altre questioni rilevanti, il Rapporto indica la tutela e la valorizzazione delle diversità in azienda, la promozione del lavoro femminile, la crescente attenzione ai fenomeni di longevità e relazioni intergenerazionali e l’affermazione di paradigmi di leadership orientata all’ascolto.

Copertina: HbrItalia