Dal Future Day cinque messaggi che non possiamo ignorare
Politiche di breve termine, disaffezione dei giovani, programmi scolastici obsoleti: per affrontare le transizioni che ci aspettano, il nostro Paese può e deve cambiare rotta.
Un confronto aperto tra istituzioni, esperti, giovani, musei e mondo dell’informazione. Questo è stato il Future Day che si è svolto il 2 dicembre nell’Auditorium dell’Ara Pacis a Roma e in diretta streaming, promosso dall’ASviS in collaborazione con altre realtà nell’ambito di Ecosistema Futuro. Una giornata intensa, da cui sono arrivati dati, proposte e visioni concrete per portare in primo piano il tema dei futuri possibili. Ma sono emersi soprattutto alcuni messaggi chiave per il futuro dell’Italia. Ecco i cinque principali.
Il dibattito pubblico e politico deve orientarsi al lungo periodo
La politica italiana e i media sono orientati ormai da troppo tempo sul breve termine. E a richiamare l’attenzione su questo punto è stato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. “Quando ci siamo dimenticati del futuro? È una domanda che interroga tutti, in primo luogo la politica”, ha detto Giovannini, aggiungendo che “la politica siamo noi. Se qualcun altro decide il nostro futuro, il futuro si occuperà di noi”. Sabrina Alfonsi, assessora di Roma Capitale, ha parlato di una classe politica spesso “miope, che guarda solo al consenso immediato e fa danno al Paese”. Con l’evento l’ASviS ha ribadito la necessità di andare oltre le scadenze elettorali e le emergenze quotidiane, per pianificare finalmente con lungimiranza. “Noi italiani siamo famosi per la capacità di reagire agli shock, ma non chiedeteci di anticipare i rischi”, ha dichiarato sempre Giovannini. Ecco, il messaggio è chiaro: servono interventi strutturali e visioni a medio e lungo termine, non reazioni spot.
Futuri nelle scuole: serve un’alfabetizzazione a tutto campo
L’alfabetizzazione ai futuri, intesa come capacità di pensare e prepararsi ai cambiamenti, è stata indicata come priorità per la scuola. Roberto Poli, presidente della Fondazione italiana studi di futuro, ha spiegato che “i laboratori di futuro in classe” aiutano gli insegnanti e gli studenti a non improvvisare. Oggi la grande maggioranza dei docenti usa il futuro in modo implicito, dando per scontato che il concetto di educazione già lo comprenda. Ma il passo da compiere è renderlo esplicito e consapevole. È un salto culturale necessario, potremmo dire una nuova forma di cittadinanza per le nuove generazioni. Poli ha sviluppato queste analisi nel nuovo Future paper dell’ASviS "Promuovere l'alfabetizzazione ai futuri. Verso una società pronta al futuro", curato insieme al professore dello Iuss Pavia Riccardo Pietrabissa. Con un’avvertenza: lavorare con il futuro non significa sapere cosa accadrà, ma imparare a lavorare con ciò che è possibile.
Allenare lo sguardo al domani: la sfida della futures literacy
Il documento ASviS, realizzato nell’ambito del progetto Ecosistema Futuro, esplora la necessità di introdurre l’alfabetizzazione ai futuri nel sistema educativo italiano, proponendo strumenti e attività concrete.
Gli italiani: pessimismo per il Paese, ottimismo per sé
I dati dell’indagine Piepoli per ASviS, presentata da Livio Gigliuto, raccontano un Paese focalizzato sul presente, ma anche diviso tra percezione individuale e collettiva. Circa l’80% degli italiani dichiara di pensare al futuro, eppure solo la metà di questi lo fa spesso. La maggioranza resta concentrata soprattutto sul presente. Una frattura netta emerge tra i giovanissimi e i giovani: i 16-19enni risultano quasi totalmente ancorati all’“oggi”, mentre tra gli over 20 si registra un orientamento al futuro. Sul destino del Paese prevale il pessimismo – solo uno su cinque lo immagina brillante – mentre sul futuro personale dominano sentimenti più positivi. Tre italiani su quattro, inoltre, ritengono necessaria una scuola che educhi esplicitamente al futuro. Un’esigenza che si è già concretizzata nell’esperienza della Scuola di Alta Formazione “Futuri e Sostenibilità” di Catania, promossa dalla Scuola Superiore dell’Università di Catania e dall’ASviS, la cui prima edizione si è conclusa proprio in occasione del Future Day.
Barometro sul Futuro: italiani concentrati sul presente, i giovani pensano al domani
L’indagine dell’Istituto Piepoli per ASviS sulla percezione dei prossimi anni. Due persone su tre focalizzate sull’oggi. Preoccupano costo della vita e lavoro. Ma il 70% richiede che si parli più di futuro. Grande fiducia nella scienza.
Tutelare gli interessi delle future generazioni: non si può più rimandare
Un altro messaggio forte dell’evento è stato la necessità di applicare la Valutazione di impatto generazionale (Vig), che in Italia è diventata legge, segnando un passaggio storico per l’equità tra generazioni. Raffaela Milano, direttrice Ricerche di Save The Children, ha sottolineato che la Vig è come “un paio di occhiali per vedere gli effetti nel tempo delle leggi”. Ma ha avvertito che “questa innovazione non può restare incompiuta, serve un sistema che la faccia camminare”. Con un videomessaggio, la ministra per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati ha ribadito il valore politico della riforma: “La valutazione d’impatto generazionale non è un semplice adempimento tecnico, ma un cambio di paradigma culturale. È la decisione di assumersi una responsabilità politica precisa: lo Stato si prende cura non solo dell’oggi, ma anche della vita delle ragazze e dei ragazzi di domani”. Una norma a cui guarda anche l’Europa: Glenn Micallef, Commissario europeo per l’Equità intergenerazionale, ha detto che “il lavoro che state facendo in Italia è per noi fonte di ispirazione. È esattamente lo spirito di cui l’Europa ha bisogno mentre affrontiamo le transizioni verde e digitale e costruiamo un futuro più giusto e resiliente”. La legge è una novità assoluta per l’Italia, ma ora serve accelerare nella sua implementazione.
Occorre creare spazi e opportunità di democrazia partecipativa
Il futuro è un progetto collettivo: senza partecipazione resta una manifestazione d’intenti. In questa prospettiva diventa fondamentale coinvolgere i giovani, che spesso non si fidano della politica e si sentono poco rappresentati dai media tradizionali. Lo hanno evidenziato Alberta Pelino, presidente di Young ambassadors society (Yas), e Bianca Arrighini, Ceo di Factanza, che lavorano per colmare quella distanza ormai strutturale tra istituzioni e nuove generazioni. Da questa consapevolezza nasce il percorso verso l’Assemblea nazionale sul futuro, presentato da Giulia Di Donato, co-presidente di Officine Italia, come uno strumento di democrazia deliberativa ispirato alle assemblee civiche. Il progetto prevede una prima fase con una “Costituente” composta da circa 50 persone, prevalentemente giovani, affiancate da un gruppo di “saggi”, con il compito di definire entro il 2026 le regole di funzionamento dell’Assemblea. Seguiranno le “Piazze sul futuro”, momenti diffusi di confronto pubblico, fino ad arrivare nel 2027 alla prima Assemblea nazionale sul futuro, composta da cittadine e cittadini selezionati con criteri di rappresentatività.
Nei prossimi mesi Ecosistema Futuro entrerà in una fase ancora più operativa. Come ha spiegato Giovannini, l’impegno si svilupperà lungo alcune direttrici principali: l’alfabetizzazione ai futuri nelle scuole e nelle università, la costruzione del network dei Musei dei futuri come spazi permanenti di immaginazione e partecipazione, la ricerca, con il coinvolgimento delle maggiori istituzioni scientifiche del Paese, e il percorso verso l’Assemblea nazionale sul futuro. L’obiettivo è offrire al Paese una visione integrata dei futuri possibili, con la bussola dell’Agenda 2030 e dei suoi 17 Obiettivi. Per costruire un futuro che, ha detto Giovannini, “qualcuno definirebbe genericamente migliore, ma che invece è molto concreto”.