Adattamento climatico: Canada, Singapore e Sud Corea i più preparati, Italia in ritardo
Secondo BloombergNEF, la capacità di prepararsi agli impatti del clima sarà decisiva per la stabilità economica degli Stati. Il nostro Paese deve rafforzare la governance e la capacità di risposta ai disastri.
Nel 2024 i danni economici legati al clima hanno raggiunto 1.400 miliardi di dollari, quasi dieci volte il livello del 2000. La stabilità e la competitività economica dei Paesi dipenderà dalla capacità di adattarsi a un clima che cambia. Lo rileva lo studio “Ranking resilience: assessing country climate adaptation” di BloombergNEF, pubblicato il 13 ottobre, che valuta il livello di preparazione all’adattamento climatico (adaptation preparedness) di 23 economie del G20 e del Sud-est asiatico. La classifica si basa su quattro dimensioni chiave: la capacità di valutare i rischi climatici (assess climate hazards), di costruire una governance efficace (establish governance), di rafforzare infrastrutture ed economie per ridurre la vulnerabilità (build resilience) e di recuperare rapidamente dopo disastri climatici (recover post-disaster). Questi elementi compongono l’Adaptation preparedness score, che riflette il livello di resilienza complessiva di ciascun Paese rispetto ai rischi futuri.

Fig. 1 Le quattro dimensioni chiave
La corsa alla resilienza
Secondo la classifica, il Canada è il Paese più preparato in termini di governance e integrazione dell’adattamento nelle politiche pubbliche. Ha sviluppato una pianificazione a più livelli, con strategie provinciali e un sistema di valutazione periodica dei rischi climatici. Seconda Singapore, con il punteggio più alto nella dimensione infrastrutturale: ha trasformato la scarsità di territorio in un laboratorio di innovazione urbana, puntando su difese costiere avanzate, gestione idrica e agricoltura verticale. La Corea del Sud, terza in classifica, eccelle nel collegare tecnologia e politiche di resilienza, con programmi di intelligenza artificiale applicati al monitoraggio delle risorse idriche e al controllo delle frane. Al contrario, Paesi in ritardo come Arabia Saudita, Russia e Thailandia non hanno affrontato adeguatamente l'adattamento a livello nazionale o non hanno pubblicizzato i propri sforzi.

Fig. 2 Dettaglio punteggi di alcuni Paesi
Italia a passo lento
Tra i Paesi del G20, l’Italia si colloca a metà della classifica. Il nostro Paese ottiene un buon punteggio nella definizione di strategie nazionali e nel coordinamento istituzionale, ma mostra carenze nei settori del finanziamento e del monitoraggio degli eventi climatici.
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La nuova geografia del rischio
Il Rapporto sottolinea che la capacità di adattarsi diventerà nei prossimi anni un fattore chiave per l’attrattività economica. Gli investitori, osserva il documento, stanno già integrando i criteri di “preparedness” nelle analisi di rischio, al pari della stabilità politica o della sostenibilità del debito. Paesi con strategie di adattamento solide e trasparenti tenderanno a beneficiare di tassi di interesse più bassi e di maggior afflusso di capitali. Al contrario, dove la vulnerabilità climatica resta elevata e le politiche di adattamento sono deboli, il costo del capitale rischia di aumentare. “Molti governi non stanno facendo abbastanza per proteggere la propria resilienza economica. La preparazione agli impatti climatici modellerà i rischi per le imprese, le istituzioni finanziarie e le comunità” ha dichiarato Kobad Bhavnagri, direttore della Strategia di BloombergNEF.
Next step
Secondo Bloomberg il prossimo decennio vedrà un passaggio cruciale in cui dall’attenzione esclusiva alla mitigazione delle emissioni si passerà ad un’azione integrata che includa adattamento e resilienza. I Paesi che riusciranno a integrare questi obiettivi nelle proprie politiche industriali e nei piani fiscali saranno in grado di mantenere crescita e stabilità sociale in un contesto climatico estremo. Per l’Italia e l’Europa, la direzione è quella di una “economia dell’adattamento” in cui la gestione delle risorse idriche, la tutela delle filiere agricole e la sicurezza urbana diventano strumenti di competitività, non solo di protezione. Il Rapporto conclude che la nuova sfida climatica è legata alla capacità di prosperare in un mondo che cambia. Le economie che oggi costruiscono resilienza, raccoglieranno domani i frutti di una crescita più stabile e inclusiva.
Copertina: CHUTTERSNAP/unsplash