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Dialogo italo-tedesco: ecco i pilastri per il futuro dell’industria Ue

Sostenibilità, innovazione e alleanze strategiche le leve fondamentali per potenziare la competitività europea, tra sfide globali e opportunità comuni. Esperti a confronto nel webinar italo-tedesco di platea2030 e Europe Calling.

giovedì 22 maggio 2025
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La transizione ecologica non è un freno alla crescita, ma un’opportunità per rilanciare l’industria europea. Per cogliere a pieno le opportunità, tuttavia, è necessario affrontare le sfide esterne (come la guerra in Ucraina, i dazi statunitensi e la competizione della Cina) così come quelle interne, tra cui l’impatto sociale della decarbonizzazione. È quanto emerso dal webinar italo-tedesco “Next stop: Omnibus. L’Europa in viaggio verso una maggiore competitività. Prospettive e potenzialità italo-tedesche”, che si è svolto il 19 maggio come evento gemellato del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso dall’ASviS. L’incontro è stato organizzato da platea2030, dall’Ufficio per il dialogo italo-tedesco e da FUTURAnetwork, in collaborazione con Europe Calling e il sostegno della Camera di Commercio italo-germanica.  

Ad aprire i lavori Maximilian Fries, amministratore delegato di Europe Calling, che ha dichiarato: “L’obiettivo (dei partiti estremisti, ndr) è proprio l’Europa, gli Stati nazionali di nuovo l’uno contro l’altro. Ma le soluzioni ai problemi vanno trovate insieme, e questo è il motivo per cui organizziamo questo webinar”.

Karoline Rörig, direttrice dell'Ufficio per il dialogo italo-tedesco e di platea2030, nonché curatrice di un blog su FUTURAnetwork, ha spiegato il significato dell’iniziativa: “Vogliamo chiederci in che misura i due Paesi possano lavorare insieme nello spirito dell’Agenda 2030. Mancano solo cinque anni alla scadenza, se guardiamo ai report non è particolarmente realistico raggiungere gli Obiettivi. Ma noi crediamo che niente sia impossibile, e anche durante questo evento esploriamo possibilità, azioni, scambi”. Poi, richiamando il titolo dell’evento, Rörig ha aggiunto: “Siamo tutti sulla stessa barca, o meglio sullo stesso autobus, l’Omnibus”, il pacchetto approvato dalla Commissione europea per rafforzare la competitività all’interno dell’Ue e alleggerire il carico burocratico delle imprese.

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Ha preso la parola quindi Luigi Di Marco, curatore della Rubrica ASviS “Europa e Agenda 2030”, facendo un bilancio delle prime due settimane di Festival e presentando i risultati principali del Rapporto dell’Alleanza intitolato “Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Il falso dilemma tra competitività e sostenibilità”. “Il nostro sistema si sta già orientando verso la sostenibilità con un risvolto economico positivo” ha sottolineato. Uno scenario incoraggiante, rafforzato dalle proiezioni contenute nel Rapporto secondo cui una trasformazione net-zero potrebbe far crescere il Prodotto interno lordo italiano dell’8,4% entro il 2050, contro una potenziale decrescita del 23,8% in caso di inazione climatica. Se Italia e Germania, che insieme ospitano un terzo della popolazione dell’Unione europea, rafforzassero la loro collaborazione, potrebbero guidare l’Europa verso un futuro più sostenibile, ha osservato Di Marco.

Ma il contesto non è privo di sfide e l’economia europea ne sta risentendo. “Le norme sulla sostenibilità sono spesso state additate come responsabili di questi problemi, anche se gli studi dimostrano il contrario” ha affermato Anna Cavazzini, eurodeputata dei Verdi e presidente della Commissione per il mercato interno del Parlamento europeo. Per Cavazzini la soluzione è garantire la prevedibilità normativa: “Rivedere tutte queste normative sulla sostenibilità crea caos per le imprese perché molte hanno già iniziato a rivedere le proprie catene di approvvigionamento e ora non sanno cosa fare” ha spiegato Cavazzini.  In poche parole, semplificare senza deregolamentare.

Anche Jörg Buck, consigliere delegato della Camera di Commercio italo-tedesca, ha sottolineato come l’attuale scenario geopolitico imponga una riflessione strategica: “L’economia europea deve capire se chi ha davanti è un partner, un concorrente o un avversario”. Per rimanere competitivi, serve un piano industriale condiviso che investa in tecnologie chiave come l’intelligenza artificiale e le rinnovabili, privilegiando il modello “produrre nella regione per la regione”. Cruciale anche l’apertura verso nuovi mercati e alleanze strategiche con realtà emergenti come India e Paesi del Pacifico.

A dare voce alle imprese virtuose è stata Lisa Fröhlich, fondatrice del think tank Ispira per l’approvvigionamento delle catene sostenibili, che ha espresso la necessità di dare maggiore visibilità alle aziende che hanno già adottato pratiche sostenibili con successo. Fröhlich ha poi auspicato un cambio di paradigma nella misurazione dello stato di salute delle nostre società: "Il Pil è un indicatore nato a inizio del secolo scorso, non possiamo continuare a perseverare con queste nozioni superate".

Sul piano industriale, Davide Panzeri, responsabile politica Italia-Ue di Ecco think tank, si è soffermato sugli effetti geopolitici della transizione ecologica: “Gli Usa hanno solo da perdere dalla decarbonizzazione europea perché il 50% delle esportazioni statunitensi è legato, più o meno direttamente, ai combustibili fossili”. Per l’Europa, invece, la decarbonizzazione significa indipendenza (ad esempio dalle importazioni dei fossili) e competitività (grazie agli investimenti in soluzioni tecnologiche chiave, come le pompe di calore).

Pier Paolo Raimondi dell’Istituto affari internazionali ha richiamato l’attenzione sull’impatto sociale della transizione: “Il Clean industrial deal è la strategia economica industriale sostenibile per l’Europa, ma i governi devono far fronte all’impatto sociale delle politiche climatiche” perché le conseguenze saranno positive a livello macro (nuovi posti di lavoro), ma negative a livello micro, in particolare su alcuni settori. Senza un vero patto sociale, ha avvertito Raimondi, i governi rischiano di andare incontro all’ostilità dei cittadini.

A concludere l’evento Andrea De Petris, direttore scientifico del Cep (Centro politiche europee) di Roma, che si è soffermato sulle prospettive del nuovo governo tedesco, vista la visione “apparentemente comune tra Italia e Germania: “Dobbiamo aspettarci un atteggiamento molto più critico e prudente, una volontà di rilanciare i settori industriali tradizionali, ma bisognerà vedere come tutto questo si combina con gli obblighi ancora in vigore”.

L’evento, trasmesso con traduzione simultanea, ha registrato un’ampia partecipazione di pubblico.