Il nuovo disordine globale: l’impatto a lungo termine dell’amministrazione Trump
Il nuovo isolazionismo Usa lascia un grande vuoto di leadership internazionale che potrebbe tradursi in opportunità per i Brics. L’anti-progressismo potrebbe avvicinare Cina e Stati Uniti, mentre in Antartide i Paesi reclutano gli scienziati americani cacciati da Musk.
Tra il ritiro del sostegno incondizionato all’Ucraina dopo lo scontro nello Studio ovale, il raffreddamento delle alleanze europee e la mancanza di una strategia nei confronti della Cina, la rielezione di Donald Trump ha determinato un cambiamento radicale nella politica estera degli Stati Uniti. La puntata di domenica 2 marzo di Radio3Mondo ne ha analizzato gli effetti dopo i primi mesi di governo, caratterizzati da imprevedibilità e possibili vuoti di leadership che potrebbero avere forti ripercussioni, presenti e future, sullo scacchiere internazionale.
Un’America senza leadership?
Se già nel primo mandato Trump aveva mostrato segni di disimpegno multilaterale, il suo ritorno alla Casa Bianca sembra rafforzare un approccio isolazionista, con conseguenze dirette sulla stabilità geopolitica. Su Foreign Affairs, l’economista Mariana Mazzucato evidenzia come le politiche dell’amministrazione stiano destabilizzando l’ordine economico globale e indebolendo l’influenza degli Stati Uniti. Il nazionalismo economico promosso da Trump rischia infatti di alimentare guerre commerciali e frammentare i mercati internazionali. Allo stesso tempo, il disimpegno dagli organismi multilaterali come l’Onu e l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) potrebbe lasciare un vuoto nella governance mondiale, favorendo l’ascesa di altre potenze come i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Emirati arabi uniti, Etiopia, Iran, Indonesia) che in questo scenario stanno guadagnando influenza, promuovendo nuove norme commerciali e finanziarie meno dipendenti dagli Stati Uniti. Leader come Luiz Inácio Lula da Silva in Brasile e Cyril Ramaphosa in Sudafrica stanno sperimentando strategie economiche che combinano crescita e sostenibilità, delineando possibili modelli alternativi. Tuttavia, scrive Mazzucato, il protezionismo e la crescente frammentazione economica rischiano di ostacolare la cooperazione internazionale.

Il mondo ha bisogno di leader che ispirino fiducia nel futuro
Secondo un’indagine mondiale Gallup può trattarsi di un familiare o di un capo religioso, economico o politico, ma riconoscersi in una figura di riferimento positiva è importante per la qualità della vita.
La Cina
Pechino guarda con una combinazione di preoccupazione e opportunismo ai cambiamenti nella politica americana. Secondo Foreign Policy, da un lato la Cina vede con favore l’ostilità degli Stati Uniti verso l’Ucraina, dall’altro teme che Washington stia ridistribuendo le proprie risorse militari verso l’Indo-Pacifico. La strategia anti-Cina di Trump dipende però anche dal supporto di alleati come Giappone e Corea del Sud, di cui il presidente sembra sottovalutare l’importanza. Nonostante le tariffe punitive imposte a Pechino, il presidente ha comunque lasciato aperta la porta a un accordo commerciale, ma la Cina, scrive la rivista, chiederebbe concessioni più ampie per un’intesa duratura. Proprio oggi, Pechino ha risposto ai dazi Usa imponendo tariffe fino al 15% su pollo, mais e cotone. Un possibile punto di contatto tra le due potenze, potrebbe essere invece un’alleanza di tipo culturale basata su posizioni anti-progressiste, sfruttando temi come misoginia e omofobia per avvicinare le leadership. In ogni caso, l’amministrazione Trump non sembra avere una strategia chiara verso la Cina, al suo interno si scontrano diverse fazioni: dai “falchi anti-cinesi” come Marco Rubio, agli uomini d’affari come Elon Musk.
Anche la scienza è a rischio
I tagli dell’amministrazione Trump hanno iniziato a colpire anche la ricerca scientifica. In particolare, Wired riporta che le stazioni antartiche gestite dagli Stati Uniti, fondamentali per lo studio del cambiamento climatico, dell’innalzamento del livello del mare e dello spazio, sono nel mirino del Department of government efficiency (Doge) di Elon Musk. Solo la scorsa settimana, diversi responsabili dei programmi della National science foundation (Nsf) in Antartide sono stati licenziati, mentre si prevede per i prossimi mesi una riduzione del 50% del budget dell’agenzia. Inoltre, Wired racconta che altri Paesi stanno approfittando di questo clima di incertezza: Germania, Canada, Spagna e Cina hanno già iniziato a reclutare scienziati statunitensi impiegati in Antartide.
Copertina: Ansa