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In Cina aumentano le emissioni di un gas pericoloso per il clima

Mentre i firmatari del Protocollo di Montreal si accordano per sanare il buco dell’ozono, “Nature” segnala che Pechino ha intensificato la produzione di HFC-23, un refrigerante che contribuisce all’effetto serra.

mercoledì 8 novembre 2023
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Le emissioni di HFC-23, un idrofluorocarburo utilizzato come refrigerante nei sistemi di condizionamento, sono aumentate e la principale responsabile è la Cina. Lo rileva un articolo pubblicato a fine ottobre su Nature.

Gli idrofluorocarburi sono stati introdotti nel mercato alla fine degli anni ’80 per sostituire i clorofluorocarburi (CFC) e gli idroclorofluorocarburi (HCFC), gas dannosi per lo strato di ozono presente nell’atmosfera. Tuttavia, il loro effetto sul riscaldamento globale è 14mila volte più potente dell’anidride carbonica e per questo negli ultimi anni si è cercato di ridurne la produzione e il consumo.

Come riporta Nature, nel 2020 gli scienziati hanno rilevato un aumento delle emissioni di HFC-23, in contrasto con la diminuzione dell’87% attesa tra il 2014 e il 2017. Uno studio successivo ha dimostrato che quasi la metà delle emissioni non previste di HFC-23 tra il 2015 e il 2019 proveniva dalla Cina. Nonostante l’impegno preso dal Paese, infatti, le emissioni di HFC-23 tra il 2008 e il 2019 sono quasi raddoppiate. L’Ambasciata cinese a Washington Dc ha declinato l’invito a rispondere e Nature non è riuscito a contattare il ministero dell’Ecologia e dell’ambiente cinese.

Nature riporta un altro caso avvenuto nel 2018, quando un gruppo di scienziati dell’Us ational oceanic and atmospheric administration aveva rilevato un aumento delle emissioni di triclorofluorometano (CFC-11), un refrigerante vietato nel 2010. La responsabilità principale era di alcune fabbriche situate nel Nord-Est della Cina. “È chiaro che c’è stata una grande risposta” ha affermato Steve Montzka, un chimico atmosferico a Noaa in Colorado, riferendosi al significativo calo di emissioni di CFC-11 registrato tra il 2019 e il 2020.

Cosa prevede il Protocollo di Montreal

Nel 1985 è stato osservato un assottigliamento dello strato dell’ozono sopra l’Antartide. L’ozono, che si trova nella stratosfera a 10-15 km dalla superficie terrestre, è fondamentale per la vita sulla terra poiché assorbe una parte delle radiazioni ultraviolette del sole. Due anni dopo la scoperta del buco dell’ozono è stato firmato il Protocollo di Montreal: tutti gli Stati del mondo si sono impegnati a ridurre la produzione e il consumo di quasi cento sostanze ritenute dannose per l’ozono, come i clorofluorocarburi (CFC) contenuti nelle bmbolette spray e nei sistemi di refrigeramento. Nel 2016 è stato aggiunto un emendamento per diminuire gradualmente anche l’utilizzo degli idrofluorocarburi (HFC). Il Protocollo, ad oggi uno dei pochi trattati ratificati universalmente, è un esempio di cooperazione internazionale di successo.

Protocollo di Montreal: un caso di successo della diplomazia climatica

Coniugare scienza, interventi governativi e interessi privati è possibile. A tre decenni di distanza, il Protocollo sul buco dell’ozono ci ricorda l'importanza di politiche comuni per fronteggiare minacce globali.

Lo strato di ozono si riformerà?

L’analisi pubblicata a gennaio del 2023 dall’Organizzazione metereologica mondiale e dal Programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep), ha confermato che il 99% delle sostanze dannose per l’ozono sono state eliminate.

Entro il 2040 lo strato di ozono dovrebbe tornar ai livelli precedenti al 1980, anche se per l’area sopra l’Antartide bisognerà aspettare il 2066. Nel 2023 il buco dell’ozono ha raggiunto una media di 23,1 milioni di chilometri quadrati, un’area pari al Nord America, nonostante le previsioni iniziali e l’impatto dell’eruzione del vulcano Hunga-Tonga, avvenuta nell’arcipelago di Tonga tra dicembre del 2021 e gennaio del 2022.

Grazie all’emendamento del 2016 del Protocollo di Montreal e alla riduzione dell’utilizzo di HFC, inoltre, si prevede evitare un aumento della temperatura di 0,3°C-0,5° entro la fine del secolo. A condizione, ovviamente, che anche la Cina si attenga agli impegni sottoscritti. Per supportare i Paesi in via di sviluppo nell’eliminazione degli idroclorofluorocarburi (HCFC) e degli idrofluorocarburi (HFC), gli Stati, riuniti a Nairobi dal 23 al 27 ottobre per la 35esima Conferenza delle parti del Protocollo di Montreal, si sono accordati per stanziare un miliardo di dollari per il fondo multilaterale per il 2024-2026.