L’Europa domina il mercato dell’energia marina, ma l’Italia deve investire di più
Dal 2010 sono stati installati 65 megawatt di potenza energetica marina globale, secondo l’Ocean energy Europe. Stati Uniti ed Europa principali mercati di sviluppo delle tecnologie offshore. Prevista un’accelerazione del settore nel 2025.
di Flavio Natale
“L’energia marina torna ai livelli pre-Covid”. Questa la principale conclusione del bilancio 2021 dell’Ocean energy europe (Oee), l’organizzazione europea che si occupa di studiare l’evoluzione delle tecnologie impiegate nella produzione di energia generata grazie al movimento di mari e oceani. L'Europa continua a dominare il settore: tuttavia – sottolinea l’Oee nel documento pubblicato il 10 marzo – stanno emergendo molti progetti anche al di fuori del Vecchio continente. Tra questi, il più imponente riguarda gli Stati Uniti, che hanno implementato un importante programma pubblico per il finanziamento delle tecnologie marine, per una cifra pari a 200 milioni di dollari.
In Europa, un esempio particolarmente virtuoso viene dalla Spagna, che ha appena approvato la sua tabella di marcia per lo sviluppo dell'energia eolica e marina offshore, ponendosi un obiettivo preciso per il 2030: sessanta megawatt di potenza da installare entro questa data. Anche il ministero per la Transizione ecologica e la sfida demografica della Spagna prevede di "rafforzare le piattaforme esistenti e offrire nuove tecnologie", in tempi molto brevi. La Spagna, infatti, è il Paese dell'Unione europea con il maggior numero di banchi di prova per lo sfruttamento dell'energia marina: nei Paesi Baschi, in Galizia e presso le Isole Canarie.
Altrettanto forte è la scommessa del Regno Unito, che si attesta come il primo Paese europeo per impianti eolici offshore. Il governo britannico, spiega l’Oee, ha indetto un bando (con sostegno pubblico di 24 milioni di euro) per progetti di sfruttamento dell’energia marina, che potrebbe concretizzarsi nella produzione di 30-60 megawatt di potenza nei prossimi anni.
“Più generica, ma almeno indicativa dell'interesse che queste tecnologie suscitano nel Paese, è la scommessa dell'Italia”, si legge su Energías renovables, che fornisce una lettura del rapporto Oee. Il Piano per la ripresa e la resilienza che il governo italiano ha disegnato nel 2021 prevede infatti un budget di 700 milioni di euro per lo sviluppo di "tecnologie rinnovabili innovative", dove però l'energia marina viene solo menzionata, senza identificare applicazioni specifiche.
Infine, la Francia sta lavorando con gli operatori di rete su un meccanismo di supporto alle installazioni marittime, non ancora completamente definito.
In ogni caso, non è solo l'iniziativa pubblica a spingere il settore. Al contrario, l’Oee registra un aumento degli investimenti privati e l'ingresso di "importanti attori industriali", che confermano la "crescente attrattiva" dell'energia oceanica. In questo senso, Ocean energy europe mette in evidenza gli accordi che sono stati firmati nel corso del 2021 da gruppi come Ge Renewable Energy, Kawasaki Kisen Kaisha (K-Line), Chubu Electric Power, TechnipFmc o Schneider Electric.
Secondo l'Oee, dal 2010 sono stati installati 65 megawatt di energia marina globale, utilizzando diverse tecnologie: 39,6 megawatt per sfruttare la potenza delle correnti marine e 24,7 per utilizzare quella del moto ondoso.
Canada, Cina e Stati Uniti continuano a essere i principali mercati del settore, oltre l’Europa. Ocean energy europe evidenzia, oltre a questi Paesi, anche i progressi compiuti in Australia, Cile e Giappone. L'Australia ha infatti raggiunto un importante traguardo quest'anno, commissionando il primo dispositivo di sfruttamento dell'energia delle onde su larga scala (200 kilowatt).
Nel 2021, in Europa sono stati installati 2,2 megawatt di tecnologie impiegate nelle correnti marine, e 0,68 megawatt nel moto ondoso: quasi dieci volte in più rispetto al 2020. Questo valore è dovuto alla sospensione dei progetti nel periodo di maggiore diffusione del Covid-19. L’Oee stima comunque che un'altra accelerazione si verificherà intorno all'anno 2025, quando prevede l'entrata in funzione di una nuova generazione di dispositivi, oltre a quelli che stanno già attualmente prendendo piede – tra questi ultimi, l’“aquilone subacqueo” della società svedese Minesto, capace di coniugare efficienza, impatti ambientali trascurabili e costi ridotti.