Made in Italy: problemi e prospettive
L’eccellenza italiana rischia di smarrire la sua anima creativa, insidiata dall’IA e dal declino della “creatività sociale”. Solo una rinascita etica e culturale può restituire forza alla nostra identità produttiva.
La storia del nostro Paese ha trasmesso – di generazione in generazione - il senso dell’arte e dell’estetica. Buona parte degli italiani si è sempre caratterizzata per essere:
- passionale, accogliente;
- con forte senso dell’amicizia e della relazionalità, alleanza, condivisione, trasmissione.
Il tutto con l’orgoglio del passato, saturo di creatività ed arte, che si è sempre sviluppato attraverso la condivisione sia culturale che relazionale. Tutto questo ha sviluppato la creatività sociale, cioè il desiderio:
- di creare;
- e di crearlo socialmente, con condivisione.
Sia nel concepire/progettare, che nel realizzare. E queste sono sempre state le due componenti del Made in Italy.
Due possibili problemi
Ma sono nate due fenomenologie che possono creare problemi al Made in Italy:
- sia sul piano delle peculiarità realizzative: si deve pensare al possibile rischio procurato dallo sviluppo della intelligenza artificiale (rischio, che però, stanti i nuovi orientamenti della AI, sembra moderato)
- sia sul piano della progettazione: si è innestato un forte problema sociale che sta minando la creatività sociale. E questo è il vero problema da affrontare.
Primo problema: l’intelligenza artificiale
L’Intelligenza Artificiale si sta molto sviluppando, e sta coinvolgendo anche gli elementi centrali nel ridisegno dei processi industriali: quindi nella realizzazione produttiva. Può quindi essere uno strumento efficace per ridurre la distanza e le specificità dei prodotti e dei produttori tra i vari Paesi. C’è quindi il rischio che si possano attenuare le caratteristiche di unicità dei prodotti MADE IN ITALY.
Ciò anche se pare vengano fatti investimenti per mettere gli individui al centro, cioè cambiando il senso di IA:
- cioè passando da intelligenza artificiale
- a intelligenza aiutata e/o intelligenza aumentata. Dove al centro c’è l’individuo, e non l’intelligenza artificiale.
Cioè dotare gli individui di strumentazioni, e non sostituirli.
Il fondatore di OpenAI, Altman, parlando degli effetti collaterali, spera sempre di più che l’AI sia un “genitore amorevole”. Dice che “l’AI potrebbe avere effetti collaterali e conseguenze che nemmeno ci immaginiamo: ecco perché è sempre più importante allinearla ai valori umani”.
E stante la baricentricità culturale degli individui, che si spera non venga quindi sostituita dall’AI, la “peculiarità degli italiani”, che abbiamo sopra vista, potrebbe rappresentare ancora un elemento differenziale, per rendere il Made in Italy ancora una particolare specificità italiana.
I problemi sociali e l'intelligenza artificiale: che fare?
L’AI potrebbe influire negativamente sulle relazioni tra individui, sul lavoro come in altri settori della società. Per evitarlo bisogna ridefinire il suo ruolo e la sua denominazione, mantenendo al centro le persone.
Secondo problema: disinvestimento sulla creatività sociale
Le peculiarità della cultura del Made in Italy – soprattutto la progettualità, ma anche la realizzazione – era l’orgoglio del passato saturo di creatività ed arte, e si sviluppava attraverso la condivisione sia culturale che relazionale.
Era la cultura della “creatività sociale”.
La “creatività sociale” rappresenta il senso della vita, in tutte le sue manifestazioni:
- genera la vera evoluzione: crea le nuove forme di vita (cioè creatività)
- e ciò attraverso la metodologia basica della vita, che è la relazionalità positiva con gli altri (cioè sociale), che rappresentano le entità complementari. La condizione basica è sempre stata la relazionalità positiva con gli altri, che presuppone anche il rispetto e la vicinanza: cioè la presenza dei valori dell’etica.
Purtroppo, a causa degli accadimenti degli ultimi 20 anni – che vedremo nelle righe che seguono -, nel contesto sociale si è invece progressivamente radicato il senso della contrapposizione, violentando il senso della relazionalità, con contrazioni progressive dell’etica.
Le cause sono attribuibili a varie problematiche sociali, che hanno creato guai perché hanno coinvolto le nuove generazioni, che hanno avuto una formazione culturale certamente crescente, ma non adeguata a reggere i nuovi accadimenti (e tutto ciò perché si è interrotta, ma non per loro responsabilità). Il guaio è grosso se accade qualcosa di non ipotizzato[1].
Le condizioni da soddisfare per la creatività sociale
Due parole sulla formazione completa e corretta dell’individuo in questo nuovo periodo sociale, perché si possa proseguire nella relazionalità positiva, fondamentale per la Creatività Sociale. I due pilastri della vita, cioè:
- il prendere possesso di sé stessi…
- … e il prendere possesso della capacità relazionale costruttiva con gli altri (cioè: etica)
… vanno costruiti con analoga rilevanza, devono crescere entrambi. Precisiamo le due componenti:
- Sé stessi: significa acquisizione della capacità critica. Avviene tramite la frequentazione delle scuole medie superiori: si acquisisce la propria individualità. Attenzione: in questo stadio – se non si prosegue la formazione - la centratura massima è solo su sé stessi (gli altri sono avversari)
- Gli altri: acquisizione della relazionalità positiva tramite senso civico/etica: arrivare a convincersi - da soli - della fondamentalità degli altri, per una vita evolutiva: tutte le forme di vita – dalla Creatività Sociale in poi - sono prodotte solo da una relazione positiva con gli altri.
La metodologia per acquisire l’etica coincide con l’acquisizione della cultura, cioè il completamento degli studi. L’etica, la rilevanza degli altri, il loro rispetto, è un tema che deve essere capito e quindi adottato, non insegnato. Ed il metodo è la cultura, mediante la prosecuzione degli studi.
L’assenza di relazionalità positiva può rappresentare il freno principale della Creatività Sociale, con tutte le conseguenze paralizzanti per la vita, in tutte le manifestazioni. A cominciare dalla eliminazione dell’ingrediente basico del Made in Italy, che è proprio la Creatività Sociale: per questo obiettivo, la relazionalità positiva è fondamentale.
Purtroppo l’attuale situazione sociale va in quest’ultima direzione – cioè contrapposizione, e non relazione positiva - che è paralizzante, e molto problematica.
L’attuale situazione sociale: perché
L’attuale situazione sociale non è giudicabile positivamente. Come accennato…
- … non è caratterizzata da etica, e quindi non c’è relazionalità positiva,
- … ma da contrapposizione sociale: che è nemica della relazione - che invece è fondamentale per la creatività -, e quindi nemica del Made in Italy.
In rapida sintesi, questa situazione è l’esito intrecciato di una serie di eventi che sono progressivamente accaduti in questi ultimi 20 anni:
- da sempre, e fino all’inizio del 2000, una parte molto rilevante degli italiani (oltre l’80%) ha sempre interrotto gli studi in età pre-adolescenziale. Quindi nessuna propensione al protagonismo sociale individuale e competitivo, ma solo elevata disponibilità alla collaborazione: gli “altri” utili per ogni aspetto della vita
- Negli anni immediatamente successivi al 2000 si è invece innescata – per la prima volta nella storia - una inversione di tendenza: la grande maggioranza della nuova popolazione giovanile ha fatto le medie superiori. Per la prima volta sono quindi entrati nell’adultità individui che stavano acquisendo – nella propria percezione - elevata progettualità di protagonismo individuale, professionale e sociale.
Tuttavia si è verificato un importante problema: la grande maggioranza non ha poi proseguito gli studi, li ha interrotti, e tutt’ora meno di un terzo si laurea.
Nello stesso periodo si sono verificati – per la prima volta - vari guai sociali di elevate dimensioni: il contesto economico ha subito grosse turbative per gli effetti della globalizzazione, e delle tre crisi finanziarie che si sono sviluppate nel 2007, nel 2009, e nel 2013. Poi i guai degli ultimi cinque anni: pandemia, guerre e conseguenze.
Empatia ed etica salveranno il mondo
La contrapposizione è alla base delle forti complessità sociali contemporanee, tra i giovani come tra gli adulti. Ma la vita è frutto di relazioni positive, discussioni e soluzioni concordate.
Tutto ciò ha provocato rallentamenti nel mondo economico, con modeste opportunità di lavoro soprattutto per chi non aveva completato gli studi. La conseguenza è stata che buona parte di questi giovani/adulti, che aveva immaginato per sé prospettive interessanti, è invece caduta nel precariato.
Questo evento non è stato accettato, perché ci si era illusi di poter avere una vita più partecipativa, di successo. L’assenza di rassegnazione ha innescato il rifiuto di questi eventi, e di conseguenza la contrapposizione, con tutte le fenomenologie di centratura su di sé, e di populismo, che ne sono seguite.
Questa contrapposizione è poi stata favorita dal fatto che questi individui, avendo in parte studiato, ma non proseguito, hanno acquisito solo il senso critico, che è la prima base della propria individualità.
La seconda base, quella evolutiva, cioè Il senso civico, l’etica, l’attenzione e la relazionalità positiva con gli altri, non si è invece innescata, perché – come accennato - nasce solo dalla cultura, e quindi dalla prosecuzione degli studi.
La totale centratura su sé stessi e l’assenza di etica, hanno progressivamente alimentato logiche di vita caratterizzate solo da contrapposizione, che poi ha portato con sé anche violenza.
La conseguenza di queste fenomenologie è stata molto pesante sul piano sociale: si è interrotta la relazionalità. Fra i vari guai: forte pericolo per la creatività sociale e per il Made in Italy.
I veri elementi causali dei guai sociali
La causa del tutto è da individuare nell’interruzione degli studi: ci si era illusi, ma non si aveva raggiunto la piattaforma formativa che avrebbe supportato i progetti di protagonismo, in logica colta ed etica.
Ma perché non si sono portati a termine gli studi? La causa è soprattutto connessa alla critica relazione (per l’80% degli studenti) che si è instaurata – e come lo è tuttora - tra i giovani e la scuola.
Le analisi condotte parlano in realtà di una responsabilità della scuola, che è troppo rigida, impositiva, contrappositiva, non dalla parte dei giovani. È una scuola poco desiderabile, non coinvolgente.
Non adotta la tecnica del coinvolgimento emozionale, che è l’unica condizione per catturare attivamente i giovani: la parte del cervello che gestisce la memoria e la cultura – l’ippocampo – viene attivata solo dal coinvolgimento emozionale. Se questo non viene innescato, l’ippocampo “rimane spento”, la memoria non si attiva, e la cultura non si forma. Non c’è un vero investimento sui giovani, che invece è un dovere per la loro vita, che è anche l’unico vero patrimonio del Paese[2]
Si può e si deve rimediare: oltre al dover prospettare ai giovani un futuro professionalmente interessante, il nostro Paese ne ha una fondamentale necessità. Sarebbe l’ingrediente basico per “difendere” la relazionalità positiva, la collaborazione, ingredienti basici anche per il Made in Italy.
Gli obiettivi da raggiungere con il completamento degli studi sono quindi l’etica, la relazionalità positiva: condizioni basiche per la creatività sociale.
Obiettivi che vanno raggiunti con una sequenza di rimedi.
I rimedi
I rimedi sono un po’ più articolati di quello che si possa immaginare, ma certamente attuabili, come peraltro hanno già adottato da tempo alcuni Paesi Europei, come la Danimarca e la Finlandia (dove i laureati – obiettivo primario - sono il doppio che in italia). La formazione, per l’acquisizione di una vera etica radicata nella testa degli individui – vero patrimonio della vita – è articolata, ma irrinunciabile.
Bisogna preparare gli individui fin dai primi anni di età, ed accompagnarli con i metodi formativi più corretti fino all’adultità.
Schematizziamo i 4 momenti fondamentali, che poi verranno approfonditi:
- Momento fondativo: accompagnare costruttivamente gli individui dalle scuole materne fino alle medie inferiori (dai 3 fino ai 14 anni), con l’obiettivo di predisporre il cervello all’apprendimento ed alla relazione. Si farà riferimento alla musica, “strumento” che allena il cervello, predisponendolo sia all’attenzionalità (se stessi), che al coinvolgimento (gli altri)
- Momento basico: accompagnare tutti gli individui nelle scuole elementari e medie inferiori, con una seria docenza dei valori dell’empatia, e con forte valorizzazione del tema
- Momento evolutivo (acquisizione dell’etica): accompagnare gli individui nelle medie superiori, impostando la metodologia di docenza in una logica completamente diversa da quella attuale, innescando in tutti la desiderabilità di prosecuzione degli studi. Come abbiamo precisato, l’etica è massimamente connessa alla cultura evoluta
- Metodologia del mantenimento dei valori acquisiti, e delle conseguenze comportamentali nella gestione delle relazioni.
Esaminiamo ogni momento.
Il momento fondativo: la musica
L’inserimento della musica nella formazione dell’individuo in tutta la parte preliminare della propria vita, almeno fino all’avvio dell’adolescenza (dai 3 ai 14 anni) pare fondamentale per i benefici basici per tutta la prosecuzione della propria esistenza, sia per le capacità personali, che relazionali.
In particolare favorisce l’obiettivo dell’acquisizione degli strumenti formativi. Si tratta di:
- Obiettivi che avviano alla costruzione di sé: in particolare dà stimoli allo sviluppo cognitivo, promuove il ragionamento logico, sviluppa il pensiero critico
- ma anche obiettivi che daranno spazio all’aspetto umano e relazionale, quindi all’etica, come ad esempio lo sviluppo dell’empatia verso gli altri, il lavoro di gruppo, la necessità degli altri che assieme sviluppano musica (per il Ritmo e per l’Armonia).
Il momento basico: l’empatia
L'empatia è a monte dell’etica: è la capacità di comprendere e sentire le emozioni e le prospettive altrui, mentre l'etica - che è l’obiettivo finale - riguarda un insieme di principi morali e regole di condotta che guidano il comportamento giusto e corretto, spesso traducendosi in azioni concrete e disinteressate.
Ricordiamo che l’etica – obiettivo finale, veicolato dalla cultura - è influenzata dall'empatia.
Quindi, prima ancora che la cultura porti verso l’etica, la scuola deve avviare percorsi formativi verso una forte sensibilità relazionale: quindi l’acquisizione dell’empatia, cioè la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”.
Nei Paesi del Nord Europa anche l’empatia – oltre alla musica - è una materia scolastica importante, fino all’avvio della adolescenza.
Il momento evolutivo: l’etica
L’etica è l’obiettivo finale: evita le contrapposizioni, e favorisce la relazionalità positiva.
Viene favorita anche dall’empatia, ma è soprattutto l’esito della cultura. Quindi, per acquisire l’etica – come si è più volte ribadito - non si deve interrompere gli studi alle medie superiori.
Ma l’origine del guaio dell’interruzione non è da imputare ai giovani. Il problema, come già precisato, è nella scuola media superiore, attualmente impostata in modo contrappositivo, rigido, severo. La scuola non si rende “desiderabile”, non fa “il marketing” di sé stessa.
La soluzione consisterebbe nel “fare innamorare i giovani alla scuola”, con una docenza completamente diversa, più personalizzata, più coinvolgente, più alleata, più vicina.
Come si è già accennato, è solo il coinvolgimento emotivo che attiva la parte memorizzante del cervello. E la prosecuzione degli studi sarebbe garantita.
E ci si avvierebbe al termine della contrapposizione, che è il vero guaio sociale, pensando anche all’obiettivo che ci si sta ponendo (punto di forza per il Made in Italy).
La metodologia del mantenimento nella relazione: l’estetica, l’emozione. Come detto, la vita è frutto della relazionalità positiva, e di tutto ciò che favorisce la permanenza dell’etica. Però attenzione: l’etica è relazione, e lo strumento primario della relazione è la comunicazione.
Nella comunicazione, colui che deve ricevere, ha una rilevanza fondamentale. La trasmissione deve suscitare la sua attenzionalità ed il suo coinvolgimento. La “forma” della comunicazione è quindi fondamentale, perché pone attenzione al primo obiettivo della relazionalità, che è l’attivazione dell’attenzione. Quindi forte rilevanza delle espressioni della “forma”: l’estetica, la bellezza, l’emozione che si riesce a innescare.
Quindi, in definitiva: la relazionalità è fondamentale, e gli aspetti formali sono il veicolo prioritario.
Il tutto:
- per la relazionalità positiva;
- per vivere in modo sereno e felice;
- per evitare contrapposizioni, che producono paralisi o peggio;
- ma anche per la creatività sociale;
- e per tutto ciò che ne consegue (anche per il Made in Italy)
[1] Se non si prende la seggiovia per raggiungere il belvedere del mondo, non ci si illude e si è rassegnati. Se invece la si prende, e ci si illude, il cavo di traino non si può spezzare, come invece è accaduto: i guai non sono stati accettati, ed è nata la rivoluzione. Quindi: o non si parte, oppure se si parte, si deve arrivare.
[2] Plutarco – filosofo greco di 2000 anni fa – diceva: “i giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere!”
Le fonti del testo e delle ricerche sono di Eumetra, Istituto indipendente di ricerca sociale e marketing.
Copertina: Arno Senoner/unsplash