Panetta: costruire un’Europa forte e unita, i governi non disperdano lo slancio
Contro i nazionalismi e la sfiducia, per un’Ue più impegnata in campo tecnologico e con più immigrati regolari. Al Meeting di Rimini la coraggiosa “spinta” europeista del governatore di Bankitalia. Sul nostro Paese: debito e demografia minano la crescita. VIDEO E TESTO INTEGRALI.
“Il progetto europeo si trova di fronte a sfide sia interne sia esterne che ne mettono alla prova la solidità e la coesione”. Queste le parole del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenuto il 21 agosto al Meeting di Rimini sul tema "Sostenibilità del debito e sviluppo economico”. Da quando è arrivato al vertice di Palazzo Koch, Panetta non ha lesinato indicazioni chiare sul progetto europeo e giudizi taglienti sulle spinte nazionalistiche che ne minano lo sviluppo. È tornato su questi temi anche dal palco di Rimini, nella sua relazione durata oltre un’ora e intitolata “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”.
Il governatore ha affermato che l’indebolimento della crescita economica, le difficoltà di integrazione di una popolazione immigrata sempre più numerosa, nonché i divari di sviluppo tra diverse aree del continente, ampliati dalla crisi dei debiti sovrani, hanno eroso la fiducia nel progetto europeo. “Sono emerse spinte nazionalistiche e il processo di integrazione ha rallentato”, ha aggiunto Panetta, secondo cui la risposta comune dell’Ue alla pandemia ha solo attenuato questa tendenza.
D’altra parte ha riconosciuto che proprio le risposte alle crisi più recenti – innescate dal Covid e poi dalla crisi energetica – hanno segnato un progresso nell’impostazione delle politiche comuni. Per questo, ha avvertito il governatore, “i governi europei hanno ora il compito di non disperdere questo slancio e di proseguire lungo il percorso comune”. E parafrasando Jacques Delors, ha richiamato l’esigenza di affiancare al pompiere che spegne gli incendi l’architetto che progetta i palazzi, “per costruire un’Europa forte e unita”.
Il discorso di Panetta, che trovate in forma integrale qui sotto, è proseguito con l’indicazione di due ingredienti politici chiari per la nuova legislatura europea: il primo è la necessità di procedere verso un’Unione più completa e più integrata sul piano sia finanziario sia fiscale. Il secondo è il rilancio della crescita, condizione indispensabile “per continuare a contare nel mondo”.
Panetta ha ricordato come vent’anni fa sia l’Ue che gli Stati Uniti producevano un quarto del reddito mondiale; da allora il peso dell’Unione è sceso al 18% mentre quello degli Usa è rimasto invariato. Ha detto il governatore: “Il rafforzamento dell’economia europea deve avvenire su più dimensioni: riequilibrando la sua dipendenza dalla domanda estera e valorizzando il mercato unico; rendendola più competitiva; ponendola all’avanguardia in campo tecnologico ed energetico; mettendola in grado di provvedere alla propria sicurezza esterna”.
Il numero uno di Palazzo Koch è tornato poi a chiedere più immigrazione regolare, segnalando che “nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenteranno gli anziani, con effetti negativi su sistemi pensionistici, sistema sanitario, propensione a intraprendere e innovare, sostenibilità dei debiti pubblici”. Per Panetta “misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, al di là di altre valutazioni di natura sociale o etica. L'ingresso di immigrati regolari andrà gestito all'interno dell'Unione europea bilanciando le esigenze produttive ed equilibri sociali, assicurando un'integrazione”.
Gli “elementi di futuro” nella relazione del governatore di Bankitalia
Le prime “Considerazioni finali” di Panetta evidenziano i rischi per il progresso del Paese: debito pubblico, esodo dei giovani, mancanza di una adeguata politica di immigrazione regolare, ritardi tecnologici europei.
C’è un altro tema che sta a cuore a Panetta, già affrontato in un recente intervento pubblico, ed è quello della competitività tecnologica europea. È qui che il governatore richiama nuovamente i limiti dell’industria Ue, “intrappolata in settori a tecnologia intermedia e poco presente in quelli alla frontiera”. Un caso emblematico? Nel campo dell’intelligenza artificiale, ha osservato Panetta, “le aziende continentali hanno una presenza trascurabile nello sviluppo della tecnologia: tra il 2013 e il 2023, gli investimenti privati nel campo dell’AI sono stati 20 miliardi di dollari in Europa, contro 330 negli Stati Uniti e cento in Cina”.
Il governatore ha concluso ricordando che molte delle debolezze strutturali dell’economia europea si ritrovano in quella italiana. Ha indicato i problemi del nostro Paese (debito e demografia) e la difficile strada per la crescita: meno deficit e più produttività, meno spesa per interessi e più spesa per l’istruzione. Qui un’amara considerazione: “L’Italia è l’unico Paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione”.
Copertina: Ansa