Gli “elementi di futuro” nella relazione del governatore di Bankitalia
Le prime “Considerazioni finali” di Panetta evidenziano i rischi per il progresso del Paese: debito pubblico, esodo dei giovani, mancanza di una adeguata politica di immigrazione regolare, ritardi tecnologici europei.
In Italia, come per il resto d' Europa servirà "creare un ambiente normativo, economico e finanziario che favorisca l’assunzione di rischi imprenditoriali nei settori innovativi e che limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori". È uno dei passaggi chiave delle "Considerazioni finali"di Fabio Panetta, lo scorso 31 maggio, in occasione della pubblicazione della Relazione annuale della Banca d’Italia: le prime in assoluto per l’economista, al vertice di Palazzo Koch dallo scorso novembre.
Nella sua ampia disamina il governatore ha detto che l’Italia non è condannata alla stagnazione: vive una recente ripresa, alimentata da un’espansione degli investimenti, che va consolidata. Per guardare con ottimismo al futuro, la strada è però segnata da due sfide principali: “affrontare le conseguenze del calo e dell’invecchiamento della popolazione” e “imprimere una decisa accelerazione alla produttività”. Ma dall’intervento di Panetta emerge forte anche l’attenzione per il calo demografico, che l’Istat quantifica così: da qui al 2040 il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, malgrado un afflusso netto dall’estero di 170mila persone all’anno. Questa contrazione si tradurrebbe in un calo del Pil del 13%, del 9% in termini pro capite. Il calo sarebbe in parte attenuato se il saldo migratorio netto con l’estero rimanesse in linea con quanto osservato nell’ultimo biennio (267.000 persone all’anno). Significativo il passaggio sull’occupazione giovanile che ha risentito della bassa crescita, con 525mila giovani italiani emigrati tra il 2008 e il 2022 e solo un terzo di essi è tornato in Italia: “L’esodo indebolisce la dotazione di capitale umano del nostro Paese, tradizionalmente afflitto da bassi livelli di istruzione”. C’è poi il tema dell’occupazione femminile, ancora al 52,5%: “In Italia è difficile conciliare impegno lavorativo e carichi familiari”. Per dare nuova linfa all’occupazione, il governatore avanza alcune proposte, tra cui una diversa organizzazione del lavoro tra quello in presenza e quello a distanza e l’adozione di politiche per stimolare l’assunzione di persone da tempo fuori dal mercato del lavoro.
Sul fronte della tecnologia, Panetta ha riconosciuto che in questo settore “si giocherà la partita del futuro” per l’Italia e per l’Europa. Per giocarla, “servirà valorizzare la ricerca, accompagnare il sistema produttivo nella sua trasformazione proteggendo i più svantaggiati, creare un ambiente normativo, economico e finanziario che favorisca l’assunzione di rischi imprenditoriali nei settori innovativi e che limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori”. L’agenda è chiara, ha aggiunto il governatore, e va realizzata “per tornare a crescere e contare in Europa, e con l’Europa contare nel mondo”.
Panetta ha dedicato un capoverso all’innovazione, che “richiede infine forti investimenti nel capitale umano”, affidandosi però al realismo: “In Italia le nuove imprese nei settori a tecnologia avanzata sono poche e mostrano una capacità limitata di crescere e di affermarsi”. Rimane allora fondamentale la spinta di investitori privati, sull’esempio di quanto accaduto negli Stati Uniti, dove le prime sei società per capitalizzazione di borsa sono state inizialmente finanziate da questi investitori e “e oggi sono protagoniste mondiali della rivoluzione digitale”. In tema di ricerca e sviluppo (R&S), un focus dettagliato è riportato nella Relazione annuale, che mostra come in Italia, nel 2022, la spesa complessiva (pubblica e privata) è stata pari all’1,33 per cento del Pil, rispettivamente 1,80 e 0,85 punti percentuali in meno di Germania e Francia; sia la spesa pubblica sia quella privata sono state, sempre in rapporto al Pil, al di sotto di quella media dell’Unione europea e dei principali Paesi membri.
L'elevato debito pubblico dell'Italia è per Panetta un "fardello" e per ridurlo è necessario mantenere sotto controllo i conti, rilanciare la crescita e combattere sprechi di spesa e l'evasione fiscale. Ottimista il governatore sulle banche, che “mostrano valori di redditività e patrimonio superiori alla media europea”, anche se sono ancora indietro negli investimenti sulla tecnologia. In questo quadro, il governatore riconosce come il ricorso alla tecnologia “si sta riflettendo in una riduzione del numero di sportelli bancari che può comportare disagi per alcune fasce di cittadini” e per questo “abbiamo avviato un tavolo di confronto con ministeri competenti e i principali operatori”. Quindi un passaggio sui rischi cyber: “Il settore finanziario rappresenta un obiettivo appetibile, vista la sua dipendenza da dati e procedure digitali e il suo ruolo nevralgico nell’economia. Nel 2023 gli intermediari hanno segnalato un forte aumento degli incidenti gravi”.
In merito alle conseguenze dell’intelligenza artificiale, gli economisti della Banca d’Italia hanno stimato che i mutamenti indotti dall’AI riguarderebbero due lavoratori su tre: “Per la maggioranza di essi la produttività e le opportunità di lavoro aumenterebbero, ma per una significativa minoranza le occasioni di impiego potrebbero ridursi”. Come emerge dal grafico sotto, l’eterogeneità settoriale è notevole: poco meno di quattro quinti dei lavoratori dei servizi risultano esposti all’AI, mentre la quasi totalità degli addetti del settore agricolo e circa la metà di quelli dell’industria presentano un livello di esposizione basso.
Le Considerazioni di Panetta si concludono con un invito a valorizzare la ricerca e a creare nel nostro Paese un ambiento economico e finanziario favorevole a consolidare la crescita: “L’Italia ha concorso a fondare l’Unione europea: ora può e deve concorrere al suo progresso. È con la forza di questa prospettiva che dobbiamo guardare con fiducia al futuro”.
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di Andrea De Tommasi