Donne e lavoro: il futuro è nella scienza?
Le professioni Stem sembrano le più promettenti, ma il successo può arrivare anche in altri campi. Importanti le esperienze di studio all’estero.
Quali sono le professioni del futuro?
È la domanda che si pongono i ragazzi e le ragazze che, in questo mondo in continua e rapida evoluzione, faticano a orientarsi nella scelta dei percorsi di studio in funzione dei successivi sbocchi lavorativi.
Riguardo alle ragazze si sente spesso la lamentela circa lo scarso numero di appartenenti al genere femminile che scelgono le discipline Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics) preferendo quelle umanistiche che offrirebbero minori opportunità di carriera. Un divario a cui ha contribuito lo stereotipo che vorrebbe le donne meno portate per le materie scientifiche, anche se va detto che l’interesse, la determinazione e la capacità di osare possono far raggiungere importanti traguardi anche in altri settori.
Interessanti indicazioni vengono da un panel di quattro giovani donne, conosciute grazie a un evento dell’associazione Women&Tech, che hanno raccontato la loro professione attuale e il percorso fatto per arrivare a ricoprire posizioni con importanti prospettive per il futuro.
Gli ambiti variano dalla sociologia alla robotica, dalla ricerca in ambito biomedico e dei materiali alla competizione in uno sport tipicamente maschile quale la vela: ad accomunarle la passione per quello che fanno, la capacità di non mollare di fronte alle difficoltà e un’esperienza internazionale che ha ampliato i loro orizzonti a livello non solo professionale ma anche umano.
Vale la pena presentarle una per una, perché possano costituire un modello per le ragazze che ancora non hanno compiuto la loro scelta e si dibattono tra dubbi e incertezze.
Tiziana Pirola è Phd student in Analysis of social and economic processes presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Classe ’95, attualmente ricopre anche l’incarico di coordinatrice dell’Ecomuseo Adda di Leonardo, dove si occupa di valorizzazione del territorio nell’ottica di sostenere lo sviluppo turistico, rafforzare il senso di appartenenza delle comunità e nutrire la costruzione di un’identità territoriale.
Appassionata di tematiche di genere si è laureata con una tesi sui costrutti ideologici e pseudoscientifici che ostacolano la corretta comprensione e il contrasto alla violenza domestica, mentre la tesi della specialistica su Gamer/girls. La cittadinanza condizionata delle donne nel campo videoludico è risultata vincitrice del Premio Italian Videogame Program 2022.
Linda Lastrico, laureata in Ingegneria biomedica e titolare di un dottorato di ricerca in Bioingegneria e Robotica, è Postdoctoral researcher presso l’Istituto italiano di tecnologia di Genova.
Il suo campo di attività è la robotica, scienza per cui sono richieste “flessibilità e multidisciplinarietà”.
“Per creare macchine intelligenti bisogna capire che cos’è l’intelligenza”, ha spiegato, “quindi i robot servono anche per capire meglio l’essere umano”. Nello specifico la sua ricerca è focalizzata sulle interazioni uomo-macchina, per cui, ha sottolineato, non servono solo persone con competenze ingegneristiche ma anche quelle di discipline umanistiche come la psicologia e la filosofia.
Giulia Suarato è laureata in Ingegneria chimica e specializzata in Ingegneria dei materiali. Ricercatrice presso il Consiglio nazionale delle ricerche, si occupa in particolare di nanotecnologie e di recupero degli scarti per la produzione di nuovi materiali all’insegna della sostenibilità ambientale. Molto interessante la possibilità da lei illustrata di utilizzo delle nanotecnologie per la realizzazione di strumenti utili per una medicina personalizzata, per terapie meno invasive, per il controllo autonomo e da remoto dei pazienti, per lo sviluppo di supporti per la disabilità.
Velista professionista è invece Cecilia Zorzi, che ha conseguito una laurea in Beni culturali presso l’Università di Trento. Dopo aver partecipato a diverse competizioni internazionali (nelle classi giovanili ha ottenuto due podi mondiali e uno europeo e nel 2018 è entrata in Nazionale grazie al sesto posto conquistato al Campionato Europeo assoluto), di recente ha scoperto la vocazione per le traversate in solitario e senza possibilità di contatto a terra. Con il suo progetto Cecilia in Oceano vuole essere di esempio alle ragazze e nel 2025 attraverserà l’Oceano Atlantico su una barca di 6,50 metri.
“Il mondo della vela è molto maschilista”, è la sua denuncia, “per una donna trovarvi spazio è difficile”. Anche nel mondo della ricerca, però, non sono tutte rose e fiori.
Alla domanda della coordinatrice Alessia Soru, Medical biotechnology all'Alma Mater Studiorum di Bologna, se in Italia sia facile fare ricerca, le risposte sono state positive relativamente alla qualità, meno su altri aspetti.
“Non sempre si ottiene il giusto riconoscimento, all’estero invece è più semplice”, ha risposto Linda Lastrico, mentre Tiziana Pirola ha sottolineato la necessità di un forte impegno personale a fronte della carenza di supporto istituzionale.
“È meglio fare prima un’esperienza all’estero”, è il consiglio di Giulia Suarato, “così poi si torna portando il bagaglio di quello che si è appreso”.
Un’idea questa che i giovani sembrano avere ormai interiorizzato: secondo l’Unesco gli studenti italiani che stanno compiendo i loro studi in un Paese straniero superano le 84mila unità e in maggioranza sono donne.
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