Aria nuova in Africa: il voto dei giovani sfida i partiti tradizionali
La sconfitta dello storico partito al governo in Botswana riflette il desiderio di cambiamento dei giovani. E la spinta investe anche altri Paesi.
Dopo aver governato per 58 anni, il Partito democratico del Botswana (Bdp nell’acronimo inglese) ha perso le elezioni di fine ottobre, ottenendo solo quattro seggi su 61 all’Assemblea nazionale. L’ex presidente Mokgweetsi Masisi ha riconosciuto la sconfitta e ha assicurato una transizione di governo pacifica. Come in Botswana, anche in altri Paesi africani i partiti che hanno partecipato alle lotte per l’indipendenza e che hanno mantenuto il potere per decenni stanno ora perdendo consenso. “Nell’ultimo anno una popolazione giovane e vivace ha bloccato i vecchi partiti che per anni hanno fatto affidamento sul loro ruolo nella lotta al colonialismo per rimanere al potere” scrive il New York Times. E in un continente in cui l’età mediana è di 19 anni, il voto delle nuove generazioni conta sempre di più.
Per molti giovani africani, infatti, non conta quanto un politico abbia contribuito alle lotte per l’indipendenza, ma quanto rispetterà i diritti umani e favorirà nuove opportunità lavorative. In Botswana, ad esempio, le elezioni sono state vinte dalla coalizione di centrosinistra Ombrello per il Cambiamento democratico (Udc), guidata dall’attivista per i diritti umani Duma Boko: durante la campagna elettorale Boko ha promesso misure per creare nuovi posti di lavoro, ampliare le tutele sociali e aumentare il salario minimo. Temi molto importanti, soprattutto per i giovani, se si considera l’alto tasso di disoccupazione giovanile (pari al 38%) e i problemi economici del Paese. Il Botswana ha costruito un’ampia parte della sua ricchezza sulla produzione di diamanti (è il secondo Paese produttore dopo la Russia), ma negli ultimi anni ha subito la concorrenza dei diamanti prodotti in laboratorio, più economici e difficili da distinguere da quelli naturali.
Il Congo e il mercato illegale dei “blood minerals”
Nel quadro di instabilità politica, corruzione, contrabbando di risorse, terribili condizioni umane e l’incalzante ricerca di giacimenti da parte dei maggiori stakeholder, i minerali insaguinati del Congo hanno inevitabili conseguenze economiche e geopolitiche.
di Stefania Ledda
Alle elezioni di maggio 2024, l’African national congress, il partito che ha governato il Sudafrica dalla fine dell’apartheid nel 1994 e che fu guidato da Nelson Mandela, ha registrato il peggior risultato della sua storia, ottenendo solo il 40% dei voti. “Molti attivisti per la libertà, che sono poi diventati politici, non sono riusciti ad andare oltre il loro passato e lasciare spazio alle nuove generazioni” ha dichiarato Lindiwe Zulu, membro del comitato esecutivo dell’African national congress. Una parte di popolazione, soprannominata la “generazione nata libera”, non ha mai vissuto l’apartheid e ora chiede una nuova leadership politica.
Anche in Mozambico i giovani sono i protagonisti di una richiesta di cambiamento. A ottobre 2024 il Fronte di liberazione del Mozambico, da anni al governo, ha dichiarato di aver vinto le elezioni, ma i risultati sono stati contestati dall’opposizione e dagli osservatori internazionali, che hanno denunciato irregolarità e brogli. Ormai da settimane migliaia di persone, tra cui molti giovani, stanno manifestando contro i risultati elettorali e almeno 18 persone sono già morte negli scontri.
“La sconfitta del partito democratico del Botswana è un segnale del malcontento e della disillusione nelle regioni del Sud verso gli ex movimenti di liberazione che si sono allontanati dalle realtà in cui vivono i loro cittadini” ha detto Rui Tyitende, professore di scienze politiche all’Università della Namibia. I cambiamenti osservati in Botswana o in Sudafrica possono essere una fonte di preoccupazione anche per i partiti storicamente al governo in altri Paesi: in Namibia, ad esempio, le elezioni si svolgeranno a fine novembre e i giovani costituiscono i due terzi degli oltre 1,4 milioni di persone registrate per il voto.
Copertina: Ansa