Il grande potenziale dell’America Latina nelle energie rinnovabili
Risorse solari ed eoliche, produzione di idrogeno verde: la regione è a un punto di svolta. Le analisi dell’Economist e dell’Agenzia internazionale dell’energia.
Una nuova geografia energetica ridisegnerà la mappa delle risorse, creando “vincitori e vinti inaspettati”. È lo scenario disegnato dall’Economist in “Welcome to the world ahead 2024”, la guida alle dieci tendenze che domineranno il prossimo anno.
Nella transizione verso l’energia pulita, secondo l’analisi del settimanale britannico, litio, rame e nichel assumono sempre maggiore importanza, mentre petrolio e gas, e le regioni che ne dominano l’approvvigionamento, contano meno. Un potenziale enorme, se ben utilizzato, risiede nella disponibilità dell’America latina: la regione detiene, infatti, “più della metà del litio mondiale, utilizzato nelle batterie dei veicoli elettrici; produce oltre un terzo del rame per i cablaggi elettrici; e sforna più della metà dell’argento, fondamentale per i pannelli solari”. Non solo: l’America latina potrebbe anche diventare un importante produttore a basso costo del cosiddetto idrogeno “verde”, ottenuto da fonti rinnovabili. Del resto, già oggi ospita un quarto di tutti i progetti su questo tipo di idrogeno.
La regione è anche in prima linea nell’innovazione della finanza climatica. Nel 2022, prosegue l’analisi, il Cile è diventato il primo Paese al mondo a emettere obbligazioni con un tasso di interesse ridotto in caso di raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, raccogliendo due miliardi di dollari. E l’Uruguay ha seguito l’esempio.
Iea: entro il 2030 per ogni posto di lavoro perso nei fossili due nelle rinnovabili
Il nuovo rapporto dell’International energy agency segnala un’occupazione in aumento nel settore energetico: 67 milioni di persone nel 2022. Trend guidato da fotovoltaico e batterie. L’ostacolo più grande è la mancanza di manodopera qualificata.
Anche il recente Latin America energy outlook dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha sottolineato che l’America latina e i Caraibi sono “ben posizionati mentre il mondo entra nell’era dell’energia pulita”. Le ampie risorse rinnovabili rappresentano un'opportunità per rendere “il settore energetico” della regione, già uno dei meno inquinanti al mondo, “ancora più pulito”.
Analizzando le dinamiche globali, l’Economist osserva che la transizione energetica, sebbene punti a un minor consumo di risorse, richiederà un massiccio approvvigionamento di materie prime. Se Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ne saranno beneficiari ovvi, la Guyana, grazie a recenti scoperte, potrebbe emergere come uno dei principali produttori di petrolio pro capite entro il 2028.
Il gas naturale, come alternativa più pulita al carbone, manterrà una sua rilevanza nel futuro prossimo: America, Australia e Qatar, con la produzione di gas liquefatto, ne saranno tra i principali beneficiari. Tuttavia, anche Argentina e Paesi africani potrebbero raddoppiare la loro quota di mercato entro il 2050.
I metalli "green"
Per la costruzione di nuove infrastrutture a basse emissioni di carbonio, il pianeta richiederà enormi quantità di metalli. Il rame, cruciale per turbine eoliche e cavi, vede in Cile e Perù i principali fornitori globali. Tuttavia, la diminuzione della concentrazione di rame nei minerali comporta costi crescenti e spinge i minatori verso territori più rischiosi come Pakistan e Iran.
La Repubblica Democratica del Congo rimane il principale produttore di cobalto, essenziale per le batterie delle auto elettriche, mentre Indonesia e Nuova Caledonia emergono come fornitori significativi di nichel. Il litio, elemento chiave delle batterie, vede emergere una nuova competizione in Iran, Ghana e Stati Uniti, indicando un cambiamento nelle aree di estrazione di questo metallo, fondamentale per la rivoluzione delle batterie.
Fonte dell'immagine di copertina: L'Odyssée Belle/unsplash