Per aumentare la felicità è necessario ridurre le disuguaglianze interne alle collettività
L’analisi storica dei World happiness report rivela livelli molto diversificati di soddisfazione individuale del mondo. I Paesi del Nord Europa sono i migliori per gli over 60. In Italia la felicità cresce a ritmi molto lenti.
Da quando è stato pubblicato il primo rapporto nel 2012, il World happiness report (Whr) ha acceso l’attenzione sulle diverse condizioni di vita e sul concetto stesso di felicità. Lo studio diventato un punto di riferimento globale sulle ricerche legate al benessere e a come andare “oltre il Pil”, ci aiuta a rispondere a domande del tipo: cosa ha influenzato la felicità nei diversi Paesi e perché alcuni sono più felici di altri?
Nel corso degli anni una delle trasformazioni più evidenti è stata la crescente attenzione dedicata alla felicità e al benessere come indicatori chiave del progresso sociale ed economico. Sebbene il Pil resti ancora la misura di riferimento “tradizionale”, grazie al Whr sempre più organizzazioni si sono mobilitate per riconoscere l'importanza di misurare e perseguire politiche di benessere collettivo, vero obiettivo primario dello sviluppo.
Come vedremo, Paesi come Finlandia, Danimarca e Norvegia hanno spesso dominato le prime posizioni della classifica dei Paesi più felici al mondo, ma questo non vuol dire che non siano state osservate variazioni significative negli ultimi anni. Variazioni che dipendono da una serie di fattori, tra cui le politiche per il sociale, la libertà individuale, la fiducia nelle istituzioni, la salute mentale e la qualità dell'ambiente. L'analisi di questi fattori ha dunque contribuito a una comprensione più approfondita di ciò che rende le persone felici e soddisfatte della propria vita.
Nel corso del tempo sono poi emerse nuove sfide che influenzano i livelli di felicità e di benessere delle persone. Il cambiamento climatico, le crescenti disuguaglianze economiche, i cambiamenti demografici e le crisi sanitarie hanno aggiunto nuove dimensioni al dibattito sulla felicità e hanno richiesto risposte innovative da parte delle politiche pubbliche. Su quest’ultimo aspetto il Whr ha sottolineato che rivestono particolare importanza gli interventi per combattere le disuguaglianze, per favorire l'accesso ai servizi sanitari ed educativi, per la protezione sociale e la sostenibilità ambientale.
Il Whr è dunque uno studio-promemoria sulla felicità: una sfida complessa e multifattoriale che però resta un obiettivo degno di ricerca e impegno continuo da parte della comunità globale.
World happiness report 2023: un guida per una “rivoluzione del benessere”
La Finlandia è ancora il Paese più felice al mondo. L’Italia scende dal 31esimo al 33esimo posto. Occorre garantire il rispetto dei diritti umani e l’attuazione dell’Agenda 2030 per la felicità della società attuale e futura.
di Maddalena Binda
Su cosa si basa il sondaggio sulla felicità
Redatto da un team di ricercatori, i risultati dello studio si basano sui dati del sondaggio mondiale condotto dalla società Gallup, analizzati da alcuni dei principali esperti di benessere a livello mondiale, tra cui Jeffrey Sachs, John Helliwell e Richard Layard. Prima di addentrarci sui risultati e sull’evoluzione del Whr è bene soffermarsi sulla metodologia del “Gallup world poll” da cui scaturiscono i risultati. Il sondaggio basato sulla scala di “Cantril” chiede agli intervistati di fornire un voto da 0 a 10 sulla proprie condizioni di vita. Le classifiche stilate provengono da campioni rappresentativi a livello nazionale nell'arco degli ultimi tre anni, in modo da avere un’istantanea che riflette come si sentono le persone in quel momento. Questi dati vengono poi confrontati con una serie di variabili che includono il Pil pro capite del Paese in cui vivono, il sostegno sociale che ricevono (politiche di welfare), l’aspettativa di vita sana, la libertà, la generosità e la corruzione. In pratica, spiegano i ricercatori, il rapporto ha un funzionamento simile agli studi in cui “gli epidemiologi stimano la misura in cui l’aspettativa di vita è influenzata da fattori quali il fumo, l’esercizio fisico e la dieta”. Più di 100mila persone provenienti da oltre 130 Paesi partecipano ogni anno al Gallup world poll.
Cosa dice l’ultimo rapporto sulla felicità
L’ultima edizione del World happiness report è stata rilasciata il 20 marzo, in occasione della giornata dedicata dall'Onu alla felicità. In questa edizione è stato per la prima volta analizzato l’andamento della felicità per le diverse fasce di età. Ne emerge un quadro complesso ma interessante, che descrive bene come il rapporto tra felicità di giovani e più anziani si stia pian piano modificando.
In generale, nei primi 10 posti della classifica dei Paesi più felici al mondo, basata sul biennio 2021-2023, troviamo otto Paesi europei. Dopo la Finlandia c’è al secondo posto la Danimarca, seguono Islanda, Svezia e Israele, primo Stato al di fuori dei confini Ue. Completano la top ten Olanda, Norvegia, Lussemburgo, Svizzera e Australia.
Se dividiamo questa classifica per classi di età le cose, però, cambiano notevolmente. Come si evince dalla figura 2.2, se consideriamo solo le condizioni di vita dei ragazzi al di sotto dei 30 anni la Finlandia non figura più come la nazione più felice al mondo, passando dal primo al settimo posto. Ai vertici c’è infatti la Lituania (19esima in classifica generale), seguita da Israele, Serbia, Islanda e Danimarca.
Per trovare l’Italia bisogna scorrere fino al 41posto (stessa posizione della classifica generale), mentre la Germania si trova al 47esimo, poi Francia (48), Spagna (55), Stati uniti (62), Russia (68) e Cina (79). L’Ucraina, alle prese con una guerra che dura ormai da più di due anni, si trova in 81esima posizione, chiude la classifica l’Afghanistan al 143esimo posto (come per la generale).
Particolare attenzione è stata poi posta alla fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni in cui appare evidente che il benessere dei ragazzi e delle ragazze è diminuito “drasticamente” in alcune parti del mondo: in minor misura in Europa occidentale, in modo maggiore in Medio Oriente, in Nord Africa, in Asia meridionale e in Nord America. Tutti luoghi dove i ragazzi sono meno felici degli over 60.
A livello globale il livello di felicità più basso è stato registrato tra le persone nate dal 1980. Per i millennials (i nati tra il 1980 e il 1994), infatti, la soddisfazione per la propria vita diminuisce con ogni anno di età, mentre tra i boomer (i nati tra il 1946 e il 1964) accade l’esatto opposto: più passano gli anni e più si dicono felici.
Per i boomer (figura 2.3) è la Danimarca il Paese più felice, con Finlandia e Norvegia sul podio. Quarta e quinta Svezia e Islanda. In pratica i Paesi del Nord Europa si dimostrano essere i migliori per chi è alla fine, o ha già terminato, la sua vita lavorativa. L’Italia in questo caso fa leggermente meglio rispetto alla classifica generale trovandosi al 38esimo posto.
Secondo il Whr, inoltre, la felicità dal 2010 in poi è variata significativamente a seconda dell'età tra i giovani che vivono negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda. Qui i ragazzi detengono livelli di felicità più bassi rispetto agli anziani, con discrepanze che raggiungono anche le 50 posizioni.
Il divario più grande è però in Croazia, dove ragazzi e ragazze sono invece molto più felici degli anziani: basti pensare che la classifica dei giovani croati è più alta di 66 posizioni rispetto a quella degli over 60. Stesso discorso per Bulgaria, Moldavia e Serbia (dove ci sono 50 è più posizioni di differenza), e Romania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Paraguay (tra 40 e 50 posizioni di differenza).
Questi risultati ci suggeriscono che sulle valutazioni date dalle persone sulla propria vita incidono pesantemente anche effetti di tipo generazionale. Uno di questi è facilmente spiegabile dalle popolazioni più anziane di Bosnia, Serbia, Croazia e Montenegro che, portando ancora le cicatrici più profonde delle guerre degli anni '90 in seguito alla disgregazione della ex Jugoslavia, risultano meno felici della controparte giovanile.
Come cambia la felicità nel corso del tempo
Rispetto all’anno precedente - la versione del 2023 - il rapporto 2024 evidenzia una serie di cambiamenti. Per la prima volta gli Stati uniti scivolano fuori dai 20 Paesi più felici al mondo per via di un netto calo di benessere lamentato dai ragazzi under 30 americani. L’Italia invece perde otto posizioni, passando dalla 33esima alla 41esima posizione (nel 2022 era 31esima). Ma per cogliere trasformazioni più profonde è opportuno ampliare l’orizzonte temporale dell’analisi. Se mettiamo infatti a confronto il periodo 2006-2010 con quello 2021-2023 emerge un quadro diverso, più variegato ma anche meno confortante, soprattutto se messo in relazione alla qualità delle politiche condotte negli ultimi anni. In generale, tra i Paesi che hanno compiuto i maggiori passi avanti ve ne sono diversi dell'Europa orientale, dove gli aumenti sono stati superiori a un terzo dei loro punteggi di felicità medi al 2006-2010. Alcuni hanno avuto invece peggioramenti più significativi, in particolare il Libano e l'Afghanistan.
La seguente immagine (figura 2.5) descrive proprio i Paesi che si sono mossi meglio. Chiaramente occorre considerare che chi partiva da difficili condizioni di vita aveva più terreno da recuperare, ma questo non significa che in molti casi siano stati compiuti sforzi notevoli per rendere le persone più felici.
In base a ciò, la Serbia è la nazione che ha fatto meglio, seguita da Bulgaria e Lettonia. Ancora una volta si conferma il fatto che la fine della guerra ha determinato un costante e continuo aumento di benessere nelle popolazioni interessate. Sorprende invece la progressione del Congo quarto in classifica, la migliore nazione africana sotto questo aspetto nel corso degli ultimi 20 anni. La Cina al sesto posto ci dice invece che a condizioni economiche migliori corrispondono anche andamenti positivi della felicità. Preoccupa invece la situazione italiana: il nostro Paese si piazza solo al 99esimo posto – immagine che segue - in termini di progressione della felicità.
Analizzando poi la media globale delle valutazioni che le persone hanno fornito sulla propria vita, si osserva un leggero miglioramento in tutti i gruppi di età. Tuttavia, questa media globale nasconde traiettorie regionali molto diverse. In Asia orientale, Europa centrale e orientale e nella Comunità degli Stati indipendenti (composta da nove delle quindici ex repubbliche sovietiche, tra cui la Russia), la felicità è generalmente aumentata per tutti i gruppi di età, mentre è diminuita in Asia meridionale, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Medio Oriente e Nord Africa. A livello globale il livello di felicità continua a essere molto più alto nei gruppi di età più giovani, sebbene la differenza sia meno marcata rispetto al periodo 2006-2010. Un trend che però non sembra seguire l’Europa occidentale, dove le valutazioni della vita tra i giovani sono significativamente più basse oggi che nel periodo 2006-2010.
Quanto è diseguale la felicità?
Fin dal principio il Whr ha posto un'enfasi particolare sull'importanza della distribuzione della felicità. Ciò che emerge è che le persone che vivono in Paesi dove esistono meno differenze distributive sono mediamente più soddisfatte della propria vita. Per questo il fatto che negli ultimi 12 anni la “disuguaglianza globale della felicità”, così viene definita dal Whr, sia aumentata di oltre il 20% deve essere intrepretato come un campanello d’allarme per i decisori politici.
Nel corso del tempo l’analisi incentrata sulla disuguaglianza della felicità ha offerto una panoramica parecchio variegata. Per esempio, in Europa occidentale le emozioni negative, che insieme a quelle positive contribuiscono alla formazione del benessere, sono relativamente meno frequenti negli uomini rispetto alle donne. Situazione inversa per l’Europa centrale e orientale. Nel sud-est asiatico le emozioni negative sono invece più frequenti per le donne nei gruppi di età più giovani, come negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda. Al contrario, in Africa subsahariana, le emozioni negative sono ugualmente frequenti per uomini e donne sotto i 30 anni e aumentano con l'età.
In conclusione, l'analisi dell'uguaglianza della felicità per gruppi di età offre una prospettiva significativa su come i diversi tipi di disuguaglianze, comprese quelle economiche e sociali, siano in grado di influenzare il benessere complessivo della società. In un mondo in cui la forbice delle differenze è in continuo aumento, comprendere queste dinamiche è essenziale per sviluppare politiche volte a promuovere una maggiore equità e benessere per tutte e tutti.