Il settore agricolo “apre” alle donne
La presenza femminile è scarsa anche a causa degli stereotipi. Ma ci sono realtà, come la Oikos, che la mettono al centro di progetti innovativi.
Il lavoro agricolo non è per soli uomini: lo stereotipo secondo cui lavorare nei campi sarebbe troppo faticoso per il genere femminile, grazie anche alla tecnologia non ha più ragion d’essere.
Eppure i pregiudizi resistono e infatti la presenza delle donne nel settore, pur rafforzandosi a livello manageriale (quasi una su tre è amministratrice, mentre negli altri settori la percentuale è di una su quattro) è, secondo l’ultimo censimento Istat, pari al 30%, in calo rispetto alla rilevazione precedente, che la vedeva al 36,8%.
“Il lavoro in agricoltura non è solo quello nei campi, ma abbraccia varie attività come l’allevamento, l’accoglienza negli agriturismi, la manutenzione del verde, le attività collegate alla viticoltura anche da svolgere in cantina, come per esempio i travasi”, spiega Frida Tironi, responsabile del settore vitivinicolo della cooperativa sociale Oikos. “Ma anche il lavoro nei campi è cambiato: non ci si alza più alle quattro del mattino e grazie alla tecnologia molte attività vengono svolte con i macchinari”.
Eppure la stessa cooperativa, che tra i settori in cui opera annovera la manutenzione del verde e la produzione di vini biologici, fatica a trovare personale femminile.
Questo nonostante il settore vitivinicolo, più di altri, abbia negli ultimi anni dimostrato di esercitare una speciale attrattiva soprattutto per quanto riguarda l’enologia: lo testimonia la presenza dell’associazione nazionale Donne del vino, che con le sue 1.080 associate (produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste ed esperte) è la più grande al mondo.
Secondo i dati Istat il lavoro agricolo può essere per le donne una grande opportunità, in particolare nelle aree più svantaggiate: le aziende guidate da donne si trovano infatti soprattutto al Centro-Sud, dove le imprese hanno dimensioni minori.
Potrebbe esserlo anche per le valli montane come sostiene la stessa Tironi, spiegando che trovare un’occupazione nelle valli bergamasche, dove l’impresa opera, oggi come oggi non è facile.
In quanto impresa sociale, che ha quindi tra i suoi obiettivi l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, la Oikos si è posta anche il traguardo ambizioso di dare occupazione alle donne vittime di violenza.
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“I centri anti-violenza ci segnalano le persone più adatte per essere formate e successivamente inserite nelle aziende agricole”, spiega la responsabile.
Tra i progetti già avviati c’è quello di creare spazi verdi all’interno delle Rsa e delle strutture che si occupano di demenza senile: grazie alla collaborazione con l’architetta Monica Botta, si realizzano oasi di benessere per gli ospiti delle residenze. L’healing garden, o giardino terapeutico per l’Alzheimer, è un’area verde appositamente progettata per promuovere il benessere delle persone affette da questa particolare patologia che oggi va sempre più diffondendosi. La fruizione può essere attiva, tramite piccoli lavori di giardinaggio, o passiva, perché anche il semplice stare seduti in contemplazione del verde può essere terapeutico per i pazienti e per i loro familiari. In futuro il progetto potrebbe ampliarsi con la realizzazione di analoghi spazi in altri luoghi, per esempio nelle aziende a vantaggio dei propri dipendenti.
La presenza delle donne nel settore agricolo può costituire un valore aggiunto anche per quanto riguarda i problemi derivanti dalla crisi climatica che stiamo vivendo: diverse ricerche hanno infatti dimostrato che il genere femminile è più sensibile riguardo alle tematiche ecologiche.
Dalla dirigente arriva innanzitutto una conferma di quanto il cambiamento del clima stia già portando dei danni alle colture.
“È stato un anno difficile”, ammette, “la tenuta delle vigne è stata messa a dura prova da un certo tipo di insetti, così come, per quanto riguarda il verde, abbiamo notato difficoltà nella crescita per alcune specie arboree”.
Come si può ovviare ai problemi?
“Rispettando la biodiversità, con alcune pratiche come il sovescio. Si fa in autunno e consiste nel piantare in mezzo ai filari delle vigne colture specifiche che andranno a nutrire il terreno. E poi i terreni, prima di essere coltivati, vanno attentamente analizzati risalendo anche a un paio di decenni prima altrimenti si può correre il rischio di coltivare sopra qualche discarica. In Italia per fortuna ci sono molti controlli, ma gli anni del boom economico hanno causato parecchi danni”.
Importante è poi la collaborazione con le altre aziende del territorio.
I distretti del cibo, istituiti dal decreto legge 228 del 2021, prevedono tra i loro obiettivi lo sviluppo sostenibile dei territori e l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni, la sicurezza alimentare e riduzione dello spreco, l’equilibrato rapporto tra campagna e città, la trasparenza del mercato.
Difficile vedere, in alcune regioni italiane, come tutto questo si concili con un esagerato e persistente consumo di suolo.
Esperienze come quella della cooperativa Oikos fanno tuttavia sperare in un cambiamento che forse può partire solo dal basso.
Copertina: Ansa