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Quote di genere nei Cda: un osservatorio per monitorarle

A lanciare l’iniziativa le professioniste che avevano protestato contro il tentativo di ridurre le quote nel Cda di Cassa Depositi e Prestiti.

mercoledì 2 ottobre 2024
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La strada della parità è lastricata di inciampi e ben lo si è visto lo scorso mese di luglio quando, con quello che potrebbe essere definito un “colpo di mano”, si era tentato di modificare lo statuto della Cassa Depositi e Prestiti per diminuire le quote di genere in occasione del rinnovo del Consiglio di amministrazione.

Il 24 settembre le donne, che in quella circostanza si erano mobilitate, si sono trovate in presenza a Milano e Roma per affermare l’intenzione di tenere monitorato il difficile percorso della parità, in particolare per quanto riguarda la presenza femminile nei Cda delle società, quotate e non, anche suggerendo nomi di professioniste dotate delle necessarie competenze.

Spesso infatti la giustificazione che viene portata quando si tratta di distribuire le cariche, e così era stato anche nell’episodio del luglio scorso, è che non ci sarebbero nominativi di genere femminile per ricoprire i ruoli da assegnare. Ma sappiamo benissimo che le donne competenti non mancano, è solo questione di volontà politica e di superamento di una certa pigrizia mentale.

Dopo quattro tentativi andati a vuoto, il rinnovo del Consiglio di amministrazione di Cdp si era concluso con l’allargamento del Cda da 9 a 11 membri consentendo così il rispetto delle quote di genere e portando la presenza femminile da 4 a 5 donne nelle persone di Matilde Bini, Maria Cannata, Luisa D’Arcano, Valentina Milani e Flavia Mazzarella.  

Potere politico, votare le donne non basta

Per una vera parità non è sufficiente aumentare la presenza femminile, occorre che una volta elette le donne abbiano ruoli e incarichi di peso.

L’esito tuttavia non era stato affatto scontato: c’era voluta infatti una levata di scudi da parte delle associazioni femminili e di 80 consigliere di società quotate che avevano sottoscritto una lettera aperta contro la possibilità inizialmente ventilata di diminuire le quote.

Una lotta condotta con l’hashtag #nonsitornaindietro e che non sembra voler finire nel dimenticatoio, onde evitare che il precedente, anche se sventato, possa essere preso a esempio per altri eventuali “colpi di mano”.

“La rete si è ampliata ed è diventata un gruppo composito e trasversale che comprende anche giornaliste e imprenditrici” spiega, sottolineando di parlare a titolo personale, Fulvia Tesio, commercialista e una delle 80 firmatarie della lettera aperta. “Il nostro obiettivo è quello di realizzare un osservatorio sulla difesa dei diritti acquisiti che, come abbiamo potuto constatare sono purtroppo messi a rischio. Delle quote non vogliamo farne una bandiera, siamo donne che lavorano, professioniste affermate e riconosciute, non accettiamo che le opportunità non vengano date nonostante l’adeguatezza dei nostri profili.”

Senza molti giri di parole la presidente della Fondazione Marisa Bellisario, Lella Golfo, definisce quelle che vengono messe in atto, e l’episodio di Cdp è suonato come un campanello d’allarme,  “subdole manovre per depotenziare una norma che ha scardinato tante posizioni di potere”.

Cassa Depositi e Prestiti, come società a controllo pubblico, – il suo azionista di maggioranza è il Ministero dell’Economia e delle Finanze con oltre l’80% - è soggetta alla legge Golfo-Mosca del 2011 che attualmente stabilisce che il 40% dei posti debba essere riservato al genere meno rappresentato ovvero quello femminile.

Oggi, grazie alla legge Golfo-Mosca, l’Italia è il quinto Paese al mondo con il 43% degli incarichi nei Cda ricoperti da donne.

Non c’è però di che esultare, perché la maggior parte di loro sono presenti come amministratori indipendenti, poche ricoprono ruoli apicali e poche sono amministratori esecutivi.

Quanto alla mancanza di profili adeguati Lella Golfo ricorda che la Fondazione ha raccolto e certificato oltre 1.500 curricula.

Niente più scuse quindi, ma soprattutto… #nonsitornaindietro!

Copertina: LinkedIn Sales Solutions/Unsplash