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Potere politico, votare le donne non basta

Per una vera parità non è sufficiente aumentare la presenza femminile, occorre che una volta elette le donne abbiano ruoli e incarichi di peso.

martedì 14 maggio 2024
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Se vogliamo un futuro migliore per le nostre società non possiamo trascurare l’importanza del peso della componente femminile a livello politico, perché è nelle stanze dei bottoni che si decide e si può determinare o non determinare un cambiamento.

Purtroppo però in Italia al momento la situazione non è delle più rosee.

Lo evidenziano i dati recentemente diffusi dall’associazione Openpolis che ha anche messo a punto un originale indicatore, chiamato indice di forza, con il quale viene attribuito ai politici un punteggio in base all’importanza degli incarichi ricoperti.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto la presenza femminile, tra camere parlamentari e governo, è attualmente pari al 33, 6%, un dato decisamente poco confortante.

Per avere un termine di confronto e considerando le prossime elezioni dell’8-9 giugno, nel Parlamento europeo la presenza delle donne è del 39,8%, un dato migliore anche se non certo soddisfacente. C’è da dire però che dal 2022 il Parlamento europeo è guidato da una donna, Roberta Metsola; inoltre, nell’attuale legislatura 6 dei 14 vicepresidenti sono donne, il che rappresenta un miglioramento rispetto alla scorsa legislatura quando le donne vicepresidenti erano soltanto cinque. Sempre a livello europeo, nel 2019 due donne hanno rotto il soffitto di cristallo arrivando per la prima volta a ricoprire l’incarico di Presidente della Commissione (Ursula von der Leyen) e della Banca centrale europea (Christine Lagarde).

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Ma tornando ai fatti di casa nostra, nell’esecutivo, per la prima volta retto da una donna, la componente femminile è al 30,2%, a Montecitorio al 32,3% e a Palazzo Madama al 36,1%.

Andando ad analizzare i singoli partiti le situazioni più equilibrate risultano essere quelle di Italia viva, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi sinistra: se si considera il rapporto percentuale possiamo osservare infatti che Italia viva può vantare una perfetta parità tra uomini e donne, il Movimento 5 stelle e Azione raggiungono il 46,2% e l’Alleanza verdi sinistra il 36,4%.

Tra le forze di maggioranza, se si escludono i membri del governo che non sono associabili direttamente a nessun partito o gruppo parlamentare, possiamo osservare che il valore più basso lo registra Forza Italia con il 28,4% di donne rispetto al totale dei propri componenti.

Fin qui la fotografia della semplice presenza numerica.

Se però applichiamo l’indicatore “indice di forza”, la componente femminile nelle principali istituzioni italiane scende complessivamente al 27,9%.

Come sopra accennato, l’indice di forza è un indicatore in base al quale viene attribuito un punteggio in relazione agli incarichi ricoperti in parlamento e al governo attraverso un sistema originale di ponderazione di istituzioni, organi e ruoli.

Applicando questo indice alle varie formazioni politiche, tra i partiti di maggioranza la posizione migliore è ovviamente quella di Fratelli d’Italia (10,92%), partito a cui appartiene la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Seguono Forza Italia e Lega, rispettivamente al 4,05% e al 3,31%.

Tra le formazioni invece che non possono vantare incarichi di governo troviamo al primo posto il Partito democratico con il 3,06%.

Lo stesso indice applicato alle singole personalità attribuisce a Giorgia Meloni il 4,47%, alla ministra Marina Elvira Calderone (indipendente) l’1,35% e alla ministra Daniela Santanché (Fdi) l’1,33%. Tutte e tre risultano tra i primi 15 esponenti in graduatoria.

Per trovare una donna tra coloro che non ricoprono incarichi governativi bisogna scendere alla 37esima posizione: si tratta della vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli (Forza Italia). Altre esponenti con un indice di forza significativo sono poi le vicepresidenti del Senato Anna Rossomando (Pd) e Maria Domenica Castellone (M5s).

In conclusione: se vogliamo che la società benefici di un migliore equilibrio di genere è necessario aumentare la presenza femminile tra gli eletti nelle istituzioni rappresentative. Ma ciò non basta: occorre che i partiti politici valorizzino questa presenza, attribuendo alle donne che ne abbiano le competenze (e ce ne sono!) incarichi importanti nelle diverse articolazioni dell’esecutivo e del parlamento.

Copertina: Ansa