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Odio online: si può combattere con l’intelligenza artificiale?

È convinta di sì una giovane ricercatrice, che ha ottenuto un finanziamento dall’Europa per un progetto riguardante le tecnologie linguistiche.

martedì 16 aprile 2024
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Combattere l’odio online e contrastare gli stereotipi che affollano la rete sono obiettivi sempre più necessari, considerando la quantità di tempo che trascorriamo sui social e l’importanza che sempre più sta assumendo l’uso dell’intelligenza artificiale. Ma la missione, se non impossibile, è comunque difficile e richiede competenze non alla portata di tutti.

Per questo Debora Nozza, Assistant professor in Computing science presso l’Università Bocconi di Milano, ha ottenuto un finanziamento da 1,5 milioni di euro dall’European research council al fine di realizzare un progetto che vuole rendere le tecnologie in ambito linguistico accessibili e utili per il contrasto ai fenomeni negativi online.

Si tratta di un’area di ricerca fortemente innovativa denominata Personal Nlp (Natural language processing), che vuole esplorare la soggettività dell’individuo come destinatario di informazioni, ma anche la possibilità di renderlo attore di un cambiamento nella fruizione dei testi.

“La percezione di ciò che leggiamo è molto personale”, spiega la ricercatrice, “quello che per me è offensivo per un’altra persona potrebbe configurarsi innocuo o addirittura essere considerato come una semplice battuta”.

Debora Nozza, Assistant professor in Computing science.

L’algoritmo potrebbe quindi essere “addestrato” per cogliere queste differenze di sensibilità e di esperienza, mostrando contenuti personalizzati anche in base al mood del momento.

“Se una persona soffre di un disturbo alimentare, probabilmente non vorrà vedere contenuti che parlano di cibo”, esemplifica Nozza.

Tutto questo, però, nel massimo rispetto della privacy, tiene a sottolineare la ricercatrice, perché i dati sensibili non potranno essere conosciuti né tantomeno utilizzati da soggetti esterni.

Un altro aspetto a cui si vuole prestare particolare attenzione con questo progetto è la trasparenza, ovvero il diritto degli utenti di sapere come le informazioni vengono utilizzate e per produrre quali risultati.

La ricercatrice ha lavorato molto sugli aspetti legati alla misoginia e all’omotransfobia: nel 2017 insieme a ricercatori di altre università ha creato una raccolta di dati in lingua italiana, spagnola e inglese che può costituire la base per ulteriori ricerche.

“La misoginia è un problema specifico ed è connotata da un linguaggio altrettanto specifico, quindi va studiata in quanto tale”, sostiene.

Si legge e si dice spesso che in realtà l’intelligenza artificiale si limiti a selezionare e agglomerare i contenuti che trova nel web e che quindi nulla si possa fare contro gli stereotipi di genere ivi presenti. Ma è proprio così?

La convinzione di Debora Nozza è invece che contro i cosiddetti bias di genere si possa fare qualcosa, trovando soluzioni algoritmiche che li possano controbilanciare.

Donne e lavoro: il futuro è nella scienza?

Le professioni Stem sembrano le più promettenti, ma il successo può arrivare anche in altri campi. Importanti le esperienze di studio all’estero.

Il finanziamento europeo che le è stato assegnato per il progetto Personae (Personalized and subjective approaches to natural language processing) e che ha visto l’Università Bocconi protagonista con ben otto vincitori del premio, viene assegnato a ricercatori con due-sette anni di esperienza dal completamento del PhD, un track record scientifico molto promettente e un’eccellente proposta di ricerca.

Un bel traguardo per una studiosa di soli 34 anni, che testimonia come le ragazze possano eccellere anche in ambiti scientifici, spesso erroneamente ritenuti di esclusivo appannaggio maschile.

Il fatto poi che sia da pochi mesi diventata mamma per la seconda volta è incoraggiante anche rispetto alla possibilità di riuscire a conciliare carriera e vita famigliare.

L’ invito che rivolge alle ragazze è di non farsi spaventare dalle difficoltà, “perché se è vero che la componente femminile nelle facoltà scientifiche è ancora piuttosto bassa, è comunque in aumento. In Bocconi poi sono stata accolta a braccia aperte, e mi trovo a lavorare soprattutto con colleghe donne”.