Breaking barriers, building bridges. Il futuro del giornalismo discusso al Global Media Forum di Bonn
Oltre mille partecipanti da tutto il mondo si sono riuniti il 7 e 8 luglio per discutere temi e sfide centrali del settore: dall’impatto dell'intelligenza artificiale sulla democrazia e sulle nostre società alla libertà di espressione.
Organizzato ogni anno dal 2008 dalla Deutsche Welle (DW) presso la sua sede di Bonn, il Global Media Forum (GMF) offre agli esperti dei media e ai decisori politici, della società civile, della cultura, dell'istruzione, dell'economia e della scienza una piattaforma interdisciplinare unica per lo scambio e l'apprendimento reciproco. Il programma è sostenuto dal ministero degli Affari esteri, dal Land Renania Settentrionale-Vestfalia, dalla Fondazione per il Dialogo Internazionale della Sparkasse Bonn, dal ministero Federale per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo, dal Commissario del Governo Federale per la Cultura e i Media e dalla città di Bonn.
Per aprire il dibattito, il direttore generale della DW Peter Limbourg ha chiesto nella sua key note la creazione di un'intelligenza artificiale europea indipendente, trasparente e basata su valori pubblici, non sul profitto privato. “Può diventare un'intelligenza artificiale pubblica globale, se la costruiamo insieme. Questa è la nostra occasione per plasmare il futuro, non solo dei media, ma della democrazia stessa. Se vogliamo preservare l'integrità del giornalismo e la pluralità delle voci, dobbiamo assumerci la responsabilità degli strumenti che condizionano l'accesso delle persone alle informazioni e la loro comprensione del mondo”. Ha inoltre sollecitato la regolamentazione delle grandi piattaforme digitali: “Se non regolamentiamo la Big Tech, sarà lei a regolamentare la nostra democrazia”.
In questo senso si è espresso anche il ministro per gli Affari federali, europei e dei media della Renania Settentrionale-Vestfalia Nathanael Liminski, sottolineando l'importanza dell'AI Act europeo come pietra miliare: pur non essendo forse una legge perfetta, essa va nella giusta direzione e ha il potenziale per diventare un modello di riferimento a livello mondiale. Il politico della Cdu si è anche espresso a favore dell'introduzione (controversa all'interno del suo partito) di una tassa digitale per le piattaforme e dell'utilizzo dei ricavi per rafforzare il settore dei media, poiché il giornalismo indipendente è “l'arma più affilata per difendere la democrazia”. Inoltre, nell'era dell'intelligenza artificiale, i diritti degli autori dei contenuti dovrebbero essere meglio protetti e il lavoro creativo dovrebbe essere retribuito in modo equo.
In questo senso, la commissaria europea per l'Allargamento Marta Kos, la cui carriera è iniziata come giornalista alla Deutsche Welle, ha sottolineato la necessità che l'Ue rafforzi il suo sostegno al giornalismo di qualità: “Le organizzazioni mediatiche hanno bisogno di sostenibilità finanziaria”. Con la scomparsa dell'Usaid, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, il lavoro nei paesi partner è diventato molto più difficile. In molti casi si interviene per colmare le lacune, anche se non è possibile sostituire ovunque i finanziamenti statunitensi, ma è necessario difendere con tutte le forze gli spazi democratici.
Il programma di due giorni è stato molto intenso e variegato e si è svolto in tre siti paralleli: presso la sede della DW sulle rive del Reno e nei musei del quartiere dei musei di Bonn, il Bonner Kunstmuseum e la Bundeskunsthalle, che abbiamo già presentato in questo blog con la mostra WeTransform. Numerosi panel, workshop e corsi di formazione hanno messo in luce un'ampia gamma di posizioni, esperienze e conoscenze che non è possibile riportare qui in modo esaustivo. Un momento particolarmente significativo è stata la consegna del Freedom of Speech Award, con cui dal 2015 la DW premia ogni anno una persona o un'iniziativa che si è distinta in modo eccezionale per la difesa dei diritti fondamentali, in particolare la libertà di stampa e di espressione. Quest'anno è stata premiata la giornalista georgiana Tamar Kintsurashvili, fondatrice e amministratrice delegata della Media Development Foundation e caporedattrice della piattaforma di fact-checking Myth Detector, per il suo impegno contro la disinformazione e per la promozione dell'alfabetizzazione mediatica in Georgia (qui potete vedere la registrazione della cerimonia di premiazione).
Da segnalare anche l'intervento di Nic Newman del Reuters Institute, che ha presentato il Digital news report 2025 e ha chiaramente individuato i problemi fondamentali del giornalismo tradizionale nell'epoca attuale: in un periodo di profonda incertezza politica ed economica, alleanze geopolitiche mutevoli, minacce legate al cambiamento climatico e numerosi conflitti distruttivi in tutto il mondo, il giornalismo basato sui fatti e sull'analisi dovrebbe prosperare, ma la realtà è ben diversa. Nella maggior parte dei Paesi, i media tradizionali hanno grandi difficoltà a raggiungere il pubblico, soffrono di un calo di popolarità e fiducia e di vendite stagnanti o in declino. Al contrario, il consumo di informazioni attraverso i social media e le piattaforme video è in aumento, l'influenza del giornalismo istituzionale continua a diminuire e si rafforza un panorama mediatico alternativo già fortemente frammentato, con una moltitudine di podcaster, YouTuber e tiktoker. I politici populisti di tutto il mondo ne approfittano. Aggirano il giornalismo tradizionale e sfuggono così al controllo di un'opinione pubblica critica. Si rivolgono invece a media di parte, “personalità” e “influencer” che condividono le loro idee e che ottengono un accesso privilegiato, ma raramente pongono domande critiche e sono quindi ancora più coinvolti nella diffusione di narrazioni false o peggio.
È necessario contrastare questa tendenza e constatazione allarmante, che incombeva come una spada di Damocle sul GMF, attraverso l'informazione, l'educazione politica e lo sviluppo delle competenze mediatiche, ovvero l’alfabetizzazione mediatica. Andrea De Tommasi ha recentemente trattato l'argomento in modo approfondito in un editoriale per ASviS, motivo per cui mi limiterò a sintetizzare e a riassumere suo avvertimento: di fronte ai rapidi cambiamenti dell’informazione rischiamo l’analfabetismo digitale. Siamo chiamati a prendere coscienza del funzionamento e dei possibili pericoli dell'AI e a utilizzare le nuove tecnologie in modo critico. I media digitali e sociali possono infatti essere considerati anche un'opportunità e diventare fruttuosi per la diffusione di contenuti e misure che favoriscono la democrazia, la pace, la libertà e la giustizia, in definitiva per i 17 Obiettivi dell'Agenda 2030 a cui ci siamo impegnati qui.
E con questo vorrei fare il ponte verso il nostro dialogo italo-tedesco per lo sviluppo sostenibile. Il GMF è una bella occasione per far conoscere (o far conoscere meglio) anche in Italia la vasta offerta della Deutsche Welle: notizie e approfondimenti da tutto il mondo e un programma televisivo completo. L'app gratuita è disponibile in molte lingue internazionali (anche se non in italiano, ma in numerose lingue parlate in Italia). Infine, vorrei segnalare l'offerta di un corso di tedesco online gratuito. Forse per qualcuna o qualcuno di voi una vacanza di studio “mobile” è il programma giusto per l'estate?
La due giorni del Global Media Forum ha dimostrato quanto sia fondamentale la lingua. Essa è il mezzo di comunicazione per eccellenza. Non è solo uno strumento di comunicazione, ma anche la chiave per comprendere il mondo. Nel linguaggio si riflettono pensieri, culture ed esperienze che ci aiutano a costruire ponti tra noi al di là dei confini. Dove le persone parlano, ascoltano e si capiscono, cresce non solo la conoscenza, ma anche la fiducia. In un'epoca caratterizzata da divisioni e conflitti e di fronte alle molteplici sfide poste dall'intelligenza artificiale, che nel migliore dei casi rende la vita più facile a molti, ma non dovrebbe mai sostituire il pensiero indipendente e critico, è più che mai necessario un uso consapevole del linguaggio come strumento di rispetto e collaborazione. Attraverso questo dialogo può nascere una società aperta, pacifica e giusta. Vorrei concludere ispirandomi al motto e all'appello del Global Media Forum: “Let’s break barriers, and build bridges”.
Copertina: Deutsche Welle