Cingolani e la visione alternativa sulla transizione energetica, manifesto per le prossime elezioni
L’ex ministro presenta in un libro la sua visione politica sulla crisi climatica, basata su “neutralità tecnologica”, allungamento del ruolo del gas e possibile ricorso al nucleare, di cui però non approfondisce gli aspetti negativi. Duro attacco agli “ideologi della transizione”.
di Donato Speroni
Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione energetica del governo Draghi e nuovo amministratore delegato di Leonardo, non è in sintonia con l’approccio europeo alla transizione verde, e questa per molti potrebbe non essere una novità. Già nel 2021 (quando ancora era ministro) aveva puntato il dito contro Bruxelles, e nello specifico contro il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, affibbiando la responsabilità del rincaro del 40% delle bollette nazionali all’Emissions trading system (Ets) dell’Ue, il Sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, considerato il principale strumento adottato dall'Unione per ridurre le emissioni. Timmermans, in una plenaria di Strasburgo, aveva confutato la percentuale di Cingolani, affermando che “solo circa un quinto dell'aumento dei prezzi dell'energia può essere attribuito all'aumento dei prezzi della CO2".
La linea dura di Cingolani è stata ripresa a due anni di distanza dall’attuale ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha definito alcune delle scelte politiche di Timmermans “estremiste e ideologiche”. “Siamo fortemente impegnati per difendere l'ambiente, ma certe posizioni, e questo emerge anche dalle scelte fatte dal Partito popolare all'Eurocamera, sono in contrasto con il sostegno all'economia reale”, ha detto il ministro. “Non condividiamo le scelte di Frans Timmermans, quando diventano scelte che rischiano di mettere in difficoltà imprese e agricoltura". Alla fine, Timmermans ha deciso di lasciare la vicepresidenza della Commissione per dedicarsi alla politica nazionale, e guidare alle prossime elezioni olandesi (novembre 2023) una coalizione di socialisti e verdi. Una scelta coraggiosa, se si considera che in Olanda è in forte affermazione il Partito degli agricoltori che assieme ad altre forze guida la rivolta contro la transizione verde e contro le politiche europee della Commissione von der Leyen.
Cingolani è ritornato recentemente su questi temi con il saggio Riscrivere il futuro, pubblicato per la casa editrice Solferino. Il punto del libro (scritto da Cingolani con la collaborazione di alcuni esperti, come Stefano Agnoli, Gilberto Dialuce, Francesco Gracceva, Ennio Macchi e Giuseppe Zollino) è che la transizione del presente e futuro “deve sostenere il principio dell’energy mix, della neutralità tecnologica e della relatività delle scelte rispetto alle condizioni geopolitiche ed economiche che indicano che qualunque tecnologia che permetta di decarbonizzare vada utilizzata”. Il che significa considerare all’interno del mix energetico non solo le rinnovabili, ma anche il gas, in particolare come “soluzione immediata per i Paesi che si affidano ancora a carbone e petrolio, che possono compiere un primo e rapido miglioramento verso la decarbonizzazione”, e, per nazioni più sviluppate (come l’Italia), anche “la cattura della CO2, il geotermico, la trasformazione dei rifiuti in energia, i carburanti sintetici, le ‘molecole verdi’ e in futuro le nuove tecnologie nucleari”.
Secondo Cingolani queste soluzioni non sono state ancora pienamente adottate (anche) a causa delle “campagne di disinformazione” degli “ideologi della transizione”, in possesso di “silver bullets, metaforici proiettili d’argento in grado di ‘colpire’ e risolvere ogni problema ambientale”.
“Secondo alcuni”, prosegue Cingolani, “basterebbe affidarsi totalmente alle fonti rinnovabili oppure sostenere la diffusione a tappeto dell’auto elettrica o altri interventi di facciata per ridurre in modo esponenziale il nostro debito con l’ambiente”. Ma l’ex ministro contesta questa visione.
Cingolani sostiene poi l’importanza delle manifestazioni giovanili, “la loro protesta è più che comprensibile”, ma allo stesso tempo definisce Greta Thunberg un “fenomeno mediatico ben sostenuto da uno staff di persone che organizzano la sua agenda e preparano i contenuti dei suoi interventi”. “Ma anche per Greta e per tutti gli attivisti”, aggiunge Cingolani, “la protesta ha valore solo se entro un tempo accettabile giunge a proposte concrete”.
Di questo libro, tra gli altri, ne ha scritto anche Federico Fubini sul Corriere della sera, spingendosia definirlo “un testo illuminante” in particolare perché, secondo il giornalista, mette in discussione il ruolo dell’Europa come “maestrina del mondo” – riferimento alla visione di Timmermans per cui l’Europa dovrebbe assumere un ruolo di leadership dando il buon esempio, sperando così che il resto del mondo segua la via della transizione ecologica.
Nella sua esposizione, tuttavia, Cingolani non dedica la stessa attenzione alle differenti risorse energetiche: infatti da un lato approfondisce le difficoltà (logistiche, tecniche, strutturali, economiche, ambientali) delle energie rinnovabili, dall’altro sembra quasi sorvolare sulle difficoltà e sulle caratteristiche negative delle altre risorse, come gas e nucleare.
Nonostante questi difetti, il libro di Cingolani ha il merito di esporre con chiarezza una visione prudente sulla transizione green: una strategia controversa, perché secondo moli esperti non tiene conto dell’urgenza della crisi climatica e mira a salvaguardare l’esistente piuttosto che a trasformarlo. Ma almeno questa visione, grazie al lavoro dell’ex ministro è uscita dal ristretto limite delle enunciazioni a effetto per porre problemi concreti, che certamente dovranno essere al centro della prossima campagna elettorale per le elezioni europee.
fonte dell'immagine di copertina: ansa.it