Studi di futuro, aperte le iscrizioni al master in Previsione sociale
All’Università di Trento decima edizione tra conferme e novità, con i nuovi corsi dedicati a migrazioni, demografia, generazioni, energia e big data.
di Roberto Poli, presidente Afi
In questi giorni si sono aperte le iscrizioni alla decima edizione del Master in Previsione sociale, il primo e (sfortunatamente) unico master italiano dedicato agli studi di futuro. Nella sua semplicità, questa frase include due informazioni significative. La prima è il riferimento alla decima edizione, ovvero ad un percorso di formazione ormai maturo. La seconda è che si tratta del primo e tuttora unico corso accademico che fornisce la forma mentis e gli strumenti per diventare futurista – aspetto che rinvia alla difficoltà da parte delle università di riconoscere gli studi di futuro come un ambito legittimo e significativo di insegnamento e ricerca. Per fortuna, oltre al master ci sono altre attività di formazione nel campo, ma non sono attività accademiche, ovvero non rilasciano titoli di studio.
Due ulteriori informazioni sono, credo, interessanti. La prima rinvia al titolo: perché Master in Previsione Sociale e non Master in Studi di Futuro? Nell’utilizzare l’espressione Previsione sociale mi sono rifatto all’esempio di Eleonora Masini, la decana degli studi di futuro in Italia, recentemente scomparsa, quando decise di utilizzare l’espressione previsione sociale invece di studi di futuro nei suoi corsi di sociologia all’Università pontificia Gregoriana. A suo giudizio, il contesto accademico e culturale degli anni ‘70 non era pronto all’uso di una espressione come studi di futuro. Dieci anni fa, quando il Master fu inizialmente proposto, gli studi di futuro nel contesto italiano erano ancora un ambito esoterico. Per fortuna, gli ultimi dieci anni hanno visto emergere qualche timido segnale di cambiamento.
Da diversi anni le domande di partecipazione al Master superano regolarmente e di molto i posti disponibili. La qualità e il livello professionale medio dei candidati è anche molto elevato (come emerge dai loro Curriculum vitae). Da questi punti di vista il Master in Previsione sociale è certamente una proposta di successo. Ciò non di meno, la prossima edizione del Master includerà diversi cambiamenti. Oltre ai corsi “canonici” (quali Introduzione agli studi di futuro, Metodi, Laboratorio di futuro, Laboratorio psicologia delle decisioni, Risk management, Pensiero sistemico, Immagini di futuro), verranno introdotti nuovi corsi (Advanced Design, Creatività e futuro, Elementi di coaching, Project work) e ci saranno diversi moduli dedicati a specifiche topiche (Previsione tecnologica, Migrazioni, Demografia, Generazioni, Energia, Big data, Città, Lavoro, Welfare, Sanità, Complessità). Per far posto a questi nuovi moduli ho dovuto dolorosamente rinunciare alla parte di forecasting.
Nel suo complesso, il Master è legato alla consapevolezza che l’ambiente operativo del 21° secolo è diverso da quello del 20° secolo. La continua accelerazione dei cambiamenti, le nuove tensioni geopolitiche, i cambiamenti climatici, l’invecchiamento della popolazione, le molte novità tecnologiche in arrivo sono solo alcuni aspetti dello tsunami che stiamo per affrontare. Per poter svolgere il loro lavoro, dirigenti e manager non possono più limitarsi al tradizionale problem solving, ma devono capire sempre più precisamente le dinamiche ambientali, sociali, politiche sia del contesto in cui operano sia del contesto globale.
Come sappiamo dal precedente articolo del blog, lo tsunami dei cambiamenti in maturazione ha portato molte grandi istituzioni internazionali – l’Onu, la Commissione europea, l’Ocse, l’Unesco, la Croce rossa, l’Interpol e molte altre – a dotarsi di Unità di previsione strategica e ad assumere “professionisti di futuro”. Le usuali attività di estrapolazione dai dati del passato non sono più sufficienti. Serve un nuovo modo di guardare ai problemi e servono nuovi metodi, come quelli sviluppati negli ultimi 70 anni dai professionisti di futuro. La sfida è capire che non è più possibile limitarsi a lavorare con le informazioni del passato e che è necessario imparare a lavorare con il futuro.
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