Geopolitica delle intelligenze artificiali: il punto della situazione
Dall'open source al segreto di Stato: come lo sviluppo dell'AI sta cambiando le strategie nazionali, sollevando preoccupazioni su monopoli tecnologici e sicurezza globale.
Nel 1939, Albert Einstein firmò una lettera indirizzata al presidente Franklin D. Roosevelt, illustrando la possibilità di costruire armi di distruzione massiva – le bombe atomiche – sfruttando le recenti scoperte sulla fissione degli atomi di uranio. Questo evento segnò l'inizio dell'era atomica.
Recentemente, Leopold Aschenbrenner, un ex dipendente di OpenAI, ha pubblicato un libro, Situational Awarness, che descrive le intelligenze artificiali come potenziali armi, sottolineando come i protocolli di sicurezza adottati da OpenAI siano insufficienti per proteggere le conoscenze sviluppate nei laboratori dalla minaccia cinese.
Sebbene le tensioni tra Stati Uniti e Cina nel campo dell'AI non siano un fenomeno nuovo, questa pubblicazione ha contribuito a dissipare le ultime illusioni riguardo alla natura puramente benefica e universalmente accessibile di questa tecnologia. Ha inoltre messo in discussione l'idea che l'unico rischio potenziale fosse un conflitto tra l'umanità unita e le macchine.
Per comprendere appieno la situazione attuale, è necessario considerare alcuni dati chiave:
- Da diversi decenni, l'economia cinese cresce a un ritmo più sostenuto rispetto a quella americana. Questo trend ha portato molti analisti, tra cui Ray Dalio – fondatore di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund al mondo – a prevedere un sostanziale declino dell'egemonia americana e una possibile ascesa dell'impero cinese.
- Dalio ha esplorato questo scenario nel suo libro bestseller The changing world order, analizzando i passaggi storici da un impero dominante a quello successivo. La sua analisi copre la transizione dall'impero olandese a quello britannico, passando per gli imperi spagnolo e francese, fino all'attuale dominio americano. Il libro suggerisce che i segnali premonitori di un possibile cambiamento di equilibri sono già visibili.
- Storicamente, il passaggio di consegne tra imperi è stato spesso segnato da conflitti, non necessariamente diretti tra le due potenze in questione, ma raramente indolore. Nessun impero cede volentieri la propria posizione dominante.
- Taiwan, una piccola isola al largo della costa cinese, è diventata un punto focale di tensione tra i due giganti. L'isola si dichiara indipendente (ed è sede di interessanti esperimenti di democrazia partecipativa), ma la Cina la considera una provincia ribelle da reintegrare. Gli Stati Uniti, d'altra parte, hanno sottoscritto un accordo per la difesa di Taiwan.
L'avvento dell'intelligenza artificiale nel 2020 ha colto di sorpresa non solo il pubblico, ma anche i governi, inclusi quelli di Cina e Stati Uniti. È diventato rapidamente evidente che l'AI può essere utilizzata come strumento bellico. Immaginate, ad esempio, un drone intelligente guidato da un modello linguistico di grandi dimensioni (Llm), capace di decidere autonomamente chi colpire e quando farlo, basandosi su input limitati dal comando centrale. È plausibile supporre che, non appena ChatGPT è stato rilasciato, qualcuno all'interno del settore della difesa abbia iniziato a considerare scenari simili.
Cosa rischiamo con l’AI?
Valutiamo i pericoli a cui andiamo incontro con l’intelligenza artificiale. Importante assicurarsi che siano distribuite nella società e vengano accompagnate da una serie di pesi e contrappesi.
Taiwan riveste un'importanza che va ben oltre la sua posizione strategica. L'isola ospita due aziende chiave per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale: Nvidia e Tsmc. Nvidia è la più grande azienda al mondo specializzata nella progettazione di chip per l'AI, mentre Tsmc è l'unica azienda capace di produrli su larga scala. Questa situazione crea un collo di bottiglia nella competizione tra giganti tech come Microsoft, Apple, Facebook e Tesla, poiché tutte devono fare affidamento sui chip progettati da Nvidia e prodotti da Tsmc.
In risposta a queste tensioni geopolitiche, negli ultimi mesi si è osservato un cambiamento significativo nella strategia finanziaria cinese. La Cina ha iniziato a disinvestire dalle obbligazioni americane, riportando i capitali in patria. Questo movimento può essere interpretato alla luce del principio enunciato da Sun Tzu, il leggendario stratega militare cinese, nel suo trattato L'arte della guerra: "Prima di tutto, ci si rende inattaccabili". La Cina sembra stia applicando questo precetto alla lettera, cercando di ridurre la sua vulnerabilità finanziaria nei confronti degli Stati Uniti.
Nel contesto dello sviluppo dell'intelligenza artificiale, è importante notare che mentre le Gpu (Graphics processing unit, processori di elaborazione grafica) potenti sono essenziali per lo sviluppo di modelli AI, non sono necessarie per il loro funzionamento una volta addestrati. Questo apre la possibilità che la Cina possa cercare di acquisire modelli AI sviluppati altrove, piuttosto che crearli da zero. Dopotutto, un'intelligenza artificiale è essenzialmente costituita da un programma (spesso open source o comunque noto agli esperti del settore) e un file di numeri che rappresenta i pesi della rete neurale. Quest'ultimo, in teoria, potrebbe essere più facilmente sottratto rispetto all'hardware specializzato.
Il libro di Aschenbrenner ha avuto l'effetto di una doccia fredda sul pubblico, portando l'attenzione mondiale sulla necessità di proteggere le ricerche sull'intelligenza artificiale. Fino a quel momento, l'opinione pubblica era abituata a una competizione relativamente trasparente tra i giganti tecnologici, con alcune aziende (come Meta, X e Stability) che rilasciavano addirittura versioni open source dei propri modelli. Questa apparente innocenza generale nascondeva forse una certa ingenuità. Se l'amministrazione Biden non avesse negato alla Cina l'accesso ai chip avanzati, forse si sarebbe potuto procedere in uno spirito di collaborazione globale. Tuttavia, il rischio che il mercato cinese superasse quello americano, relegando gli Stati Uniti al ruolo di seconda superpotenza, era una prospettiva difficilmente accettabile per Washington.
In risposta a queste preoccupazioni, OpenAI ha compiuto un passo significativo invitando Paul Nakasone, ex direttore della National security agency (Nsa), nel suo consiglio di amministrazione. Nakasone era a capo della Nsa durante il periodo in cui l'agenzia estese le sue attività di sorveglianza a livello globale. Questo passaggio da una situazione relativamente incontrollata e ingenua all'inclusione dell’ex capo della più grande agenzia di intelligence del mondo nell'organo di controllo di OpenAI ha sollevato numerose critiche. Edward Snowden, noto whistleblower, ha commentato duramente questa mossa, definendola un "tradimento intenzionale e calcolato dei diritti di ogni persona sulla terra" e avvertendo il pubblico di non fidarsi più di OpenAI o dei suoi prodotti. Queste settimane hanno segnato un punto di svolta cruciale: sembra che un conflitto latente tra Cina e Stati Uniti sia emerso in superficie, con la privacy, la trasparenza e la nostra innocenza collettiva come prime vittime.
Ringrazio Claude 3.5 per l’aiuto nella riscrittura di questo articolo.