Come sarà il 2050? Tra gli italiani prevale il pessimismo, giovani più fiduciosi
Secondo il nuovo Radar Swg, estinzioni, crisi idriche e crollo dei sistemi democratici sono tutte eventualità ritenute plausibili. E tre su dieci non escludono che entreremo in contatto con gli extraterrestri.
Cresce l’incertezza tra gli italiani guardando al futuro, ma è forte la fiducia nella scienza e nella tecnologia. Lo evidenzia il nuovo Radar Swg-Future Concept Lab, condotto all’inizio di ottobre su un campione di mille soggetti, che analizza tra l’altro il rapporto degli italiani con il futuro e con i cambiamenti sociali in corso. Secondo il sondaggio, quando si chiede agli intervistati quale scenario ritengano più probabile al 2050, il 41% risponde che si tratta di “un percorso da costruire” condizionato dalle scelte che faremo, il 40% lo definisce “un’evoluzione indecifrabile” legata a grandi eventi imprevisti e il 19% lo giudica come una strada già tracciata che procede per inerzia.

Figura 1: Come vedere il futuro?
Rispetto al futuro, gli italiani non escludono un nuovo cigno nero. La maggior parte degli intervistati vede le catastrofi come scenari verosimili piuttosto che eventi eccezionali. Più nello specifico, sull’estinzione di specie fondamentali per gli ecosistemi, il campione dà risposte nette: il 29% considera l’evento “quasi inevitabile” e il 50% lo giudica “ipotesi plausibile” e solo il 21% lo ritiene un “imprevisto”. Anche riguardo una grave crisi idrica nei Paesi più sviluppati, il 20% la ritiene “quasi inevitabile” e il 58% “ipotesi plausibile”; per il crollo dei sistemi democratici in Europa i valori sono 18% (quasi inevitabile) e 56% (plausibile). La possibilità di un collasso delle reti digitali globali è giudicata “quasi inevitabile” dal 13% e “plausibile” dal 52%. Infine, secondo un italiano su dieci entreremo in contatto con forme di vita extraterrestri, mentre per uno su tre l’ipotesi è plausibile.
Figura 2: Come immagini l'orizzonte futuro?
Aree urbane più pessimiste
Gli italiani guardano al 2050 più come un orizzonte di rischi (53%) che di opportunità (21%). Maggiore pessimismo nelle grandi città, dove le percentuali salgono rispettivamente al 57% e il 21% lo interpreta come un orizzonte di opportunità; il 26% dichiara di non saperlo. Tra i giovani (18–34 anni) il 32% vede il futuro come un’opportunità, mostrando una maggiore propensione a leggere il cambiamento in termini di possibilità, anche se non mancano le preoccupazioni. Alla domanda “chi sarà più in grado di influenzare la direzione verso il futuro”, gli intervistati mettono al primo posto scienza e tecnologia (44%). Seguono governi e politica (39%), migrazioni e cambiamenti demografici (33%), grandi aziende ed economia (32%) e la natura e l’ambiente (30%). I media e l’informazione raccolgono il 19% delle indicazioni, mentre la voce “le persone comuni” si attesta al 13%. Il segnale è chiaro: la maggioranza ritiene che il corso del futuro sarà guidato da attori istituzionali e tecnologici più che da iniziative diffuse di base.
Figura 3: La percezione dei videogiochi
Tra gioco e realtà
Il Radar conferma inoltre che il tempo libero digitale e i videogiochi rappresentano un terreno di sperimentazione per le nuove generazioni, pur con qualche perplessità. Otto italiani su dieci riconoscono che il settore evolve e si diversifica, ma prevalgono percezioni contrastanti: il 76% ritiene che alcuni giochi siano troppo violenti, mentre il 65% li considera un modo per rilassarsi e il 53% un’occasione per sviluppare abilità utili nella vita reale. I dati evidenziano una differenza netta tra chi gioca e chi no, segno che la cultura videoludica rappresenta un terreno di confronto tra generazioni e un possibile canale per sperimentare nuove forme di apprendimento e socialità. Ma ci sono anche dei coni d’ombra. L’81% degli italiani che non gioca ritiene che i videogames possano alimentare l’isolamento sociale e favorire comportamenti aggressivi e violenti.
Coinvolgere e comunicare
Il sondaggio fornisce una mappa delle priorità: per gli italiani la tecnologia è vista come leva principale ma non elimina la richiesta di intervento pubblico. Preoccupano gli scenari ecologici e la capacità collettiva di indirizzare il futuro partendo dal basso è presente ma non prevalente. Un messaggio importante per i decisori politici che sono chiamati ad articolare le misure di governo attraverso strategie di coinvolgimento e comunicazione che riducano il senso di impotenza.
Copertina: Timon Studler/unsplash