Un'età d’oro? Auspicabile solo all’insegna dell’Agenda 2030
Anche se il nuovo anno è ormai incominciato da tempo e il primo mese sta già volgendo al termine, non è mai troppo tardi per fare gli auguri, e fortuna, coraggio, forza e fiducia sono elementi fondamentali in questi tempi. L'insediamento di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti segna una nuova era - ma dubito che sarà un'età dell'oro, nel migliore dei casi lo sarà per un élite potente e influente che si è prefissata di rimodellare il mondo economicamente e politicamente secondo i propri interessi e ne detiene già le chiavi. Per tutti coloro che si sentono impegnati per i 17 Obiettivi dell'Agenda 2030 e sono favorevoli alla loro attuazione, per l'ambiente e il clima, tuttavia, si prospettano invece tempi piuttosto cupi, almeno sfidanti.
Subito dopo il suo insediamento, Trump ha ordinato nuovamente il ritiro dall'Accordo di Parigi sul clima, come aveva fatto nel suo primo mandato nel 2017. Ma questa volta ha fatto un passo in più e ha emesso l'ordine esecutivo “Putting America first in international environmental agreements”, incaricando la Missione statunitense presso le Nazioni unite e i Dipartimenti di Stato e del Tesoro di sospendere o revocare immediatamente tutti gli impegni finanziari Usa nell'ambito della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici. Ha inoltre revocato il piano di finanziamento internazionale degli Stati Uniti per il clima, che fornisce sostegno finanziario ai Paesi colpiti dal cambiamento climatico.
Gli esperti stanno attualmente ragionando sulle conseguenze di tutto ciò, e vorremmo citare alcune voci già note in questo blog: Christoph Bals, direttore politico di Germanwatch, sentito in un'intervista nel febbraio 2023, consiglia prudenza. La cooperazione internazionale sul clima sarà messa alla prova, ma resta da vedere quanto la transizione energetica negli Stati Uniti sarà effettivamente rallentata. “Siamo molto preoccupati per la misura in cui il denaro della lobby dei combustibili fossili e della scena tecnologica ha alimentato questa campagna elettorale. Tuttavia, le tendenze economiche e tecnologiche globali continuano a favorire lo sviluppo dinamico delle energie rinnovabili, delle tecnologie di stoccaggio e della mobilità elettrica. Trump può rallentare e complicare il cambiamento negli Stati Uniti, ma non lo fermerà. Contiamo su un'Unione europea e una Germania che dimostrino la capacità di agire internamente ed esternamente a favore dei propri valori - insieme ai partner, soprattutto nel Sud globale.”
Claudia Kemfert, responsabile del dipartimento "Energia, trasporti, ambiente" dell'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW Berlin), che abbiamo intervistato nostro blog nel novembre 2023, la mette in termini più drastici: Trump è un disastro per la politica climatica internazionale. Il rapporto settimanale del DIW sottolinea: “Gli Stati Uniti sono uno dei maggiori produttori mondiali di gas serra e sono indispensabili per i negoziati internazionali sul clima. Se non ci saranno più, il mondo continuerà a dirigersi verso una catastrofe climatica incontrollata e l'obiettivo di 1,5 gradi non potrà più essere raggiunto. Senza gli Stati Uniti, non ci sarà una soluzione adeguata e praticabile, ma la crisi può comunque essere un'opportunità. Le condizioni per le aziende verdi sono peggiorate negli Stati Uniti. L'Europa, e la Germania in particolare, possono trarre vantaggio da questa situazione investendo in modo specifico nelle tecnologie sostenibili e verdi del futuro e rendendo il luogo nuovamente attraente per le aziende di questi settori. Gli Ipcei "Important projects of common european interest“ dovrebbero essere concepiti e ampliati in quest'ottica”.

Questioni di fiducia
Natale è alle porte, ma gli eventi turbolenti del mondo non intendono portare serenità e quiete, né, ahimè, la pace di cui c'è così urgente bisogno.
Nel suo discorso al World economic forum di Davos, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è espressa proprio in questo spirito, auspicando un'Europa forte e unita che difenda i suoi valori - libertà, democrazia, diritti umani -, si renda conto e sfrutti dei suoi punti di forza - economici e culturali -, superi i conflitti interni e gli interessi contrastanti e lavori insieme per la pace, la prosperità, la giustizia e contro il cambiamento climatico. In questo contesto, ha definito l'Accordo di Parigi sul clima la più grande speranza per l'umanità e ha assicurato che l'Europa manterrà la sua rotta e continuerà a lavorare insieme a tutte le nazioni che vogliono proteggere la natura e fermare il riscaldamento globale.
Questo ci fa ben sperare, ma spetta a noi, gli europei, mantenere queste promesse. Non dobbiamo agire da soli, ma adottare un approccio comune che superi gli interessi particolari e si concentri su obiettivi comuni, in linea con il motto dell'Unione europea “Unita nella diversità”.
Alla luce di ciò, è davvero spaventoso vivere la campagna elettorale tedesca, sempre più dominata da divisioni e agitazioni, alimentate da un dibattito spinto dalla propaganda della destra - e da populisti potenti e illustri -, soprattutto sulla questione migratoria, che secondo i sondaggi è una delle maggiori preoccupazioni dei tedeschi e quindi probabilmente una questione decisiva nelle elezioni del 23 febbraio 2025. Dopo il tragico attentato di Aschaffenburg della scorsa settimana, la Cdu/Csu chiede controlli permanenti alle frontiere e il rifiuto di tutti i tentativi di ingresso illegale senza eccezioni, nello stile dell'Afd, con cui è in competizione per vincere gli elettori della frangia di destra, ignorando principi fondamentali della Costituzione tedesca e l'attuale diritto dell'Ue. Anche se Friedrich Merz e i principali politici del suo partito sottolineano di non volersi alleare con l’estrema destra e continuano a escluderlo, la leader dell’Afd e candidata alla carica di cancelliere Alice Weidel ha già esultato: "Il firewall è caduto". Purtroppo, nel giorno dell’80esimo anniversario della liberazione di Auschwitz, ci si deve chiedere con preoccupazione se l'estrema destra (ri)salirà prima o poi al potere in Germania.
La questione della migrazione è, davvero, un problema molto serio, molto complesso e purtroppo in crescente aumento, e sfugge a soluzioni semplici come la chiusura delle frontiere. Le ragioni della migrazione sono molteplici, in primo luogo fattori socio-politici, ma anche demografici, economici e ambientali, ed è prevedibile che il cambiamento climatico in atto aggravi la situazione. Si stima che entro il 2050 tra 25 milioni e un miliardo di persone saranno interessate da migrazioni indotte dall'ambiente.
Dobbiamo preparare noi stessi e le nostre società culturalmente e strutturalmente a questo scenario e lavorare per affrontare le cause di fondo della migrazione e cambiarle in meglio. L'Agenda2030, con i suoi 17 Obiettivi, ci offre una roadmap in questo senso. Gli elettori tedeschi dovrebbero basare la loro decisione il 23 febbraio ed esaminare i programmi elettorali e le promesse dei partiti rispetto a una domanda essenziale: quali sono le loro visioni e i loro concetti per il futuro? In che tipo di mondo vogliamo vivere? Secondo me, il nostro pianeta blu è molto più bello e accogliente di qualsiasi Marte.
Siamo arrivati nell'anno 2025 e quindi ne mancano solo cinque alla scadenza dell'Agenda 2030. Sappiamo tutti che la maggior parte dei 17 Goal, purtroppo, non sarà raggiunta per allora (l'ASviS analizza lo stato di attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile in Italia nei suoi rapporti annuali; in Germania, i singoli ministeri specializzati, l'Ufficio Federale di Statistica e gli esperti riferiscono sullo stato di attuazione della Strategia di Sostenibilità tedesca). Ma non dobbiamo mollare il nostro impegno. Vorrei allora chiudere questo primo contributo del nuovo anno con un appello dell’ancora Ministro federale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Svenja Schulze, a margine della prima Hamburg Sustainability Conference: “Il nostro mondo è in uno stato di sconvolgimento. Le conquiste che si pensavano sicure cominciano a vacillare e il progresso può rapidamente trasformarsi in regresso. Tuttavia, le grandi sfide del nostro tempo non possono essere risolte in un ‘guscio di chiocciola’ a livello nazionale, ma solo con la cooperazione internazionale. È tempo di agire in modo ancora più determinato! L'Agenda 2030, con i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, è una bussola indispensabile per l'intera comunità internazionale”.
In questo senso rilanciamo il dialogo italo-tedesco per lo sviluppo sostenibile, la nostra piattaforma platea2030 e questo blog dedicato in un re-design fresco. Please stay tuned.
Copertina: Photo Boards/unsplash