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Più c’è luce, più si vedono disastri sociali. Come rimediare, senza ridurre la luce?

Per superare le contrapposizioni, la formazione culturale è fondamentale. Se le famiglie non hanno risorse devono essere supportate dall'intervento statale. Fondamentale investire sui giovani. 

di Remo Lucchi, presidente Advisory board Eumetra Mr

Il titolo utilizzato per questo contributo sintetizza il dramma in cui stiamo vivendo, senza capire che senza interventi in direzioni definite, e non difficili da individuare, vivremo sempre peggio, e in tensioni crescenti, tese verso la paralisi.

Questo tema è già stato affrontato più volte, ma pare non sia stato capito a sufficienza. Riproviamo, ripercorrendo i momenti fondamentali della storia sociale.

La storia, fino a pochi anni fa

Da sempre, per milioni di anni, e fino a pochi lustri fa, il protagonismo sociale è stato in mano a pochissime persone: la quasi totalità della gente, infatti, non è mai stata formata. Non sono mai stati “creati” degli individui, con buona capacità critica individuale. La quasi totalità è sempre stata costituita da masse acefale.

Gli equilibri sociali, peraltro, non sono mai stati negli obiettivi delle micro-minoranze che hanno gestito il potere. Lo “sporco sociale” e il “male sociale” che hanno sempre caratterizzato questi periodi, in ogni caso, non hanno mai avuto protagonismo, nel senso che non è mai esistita “luce critica” perché potessero essere visti, per via della grande incultura della quasi totalità.

Considerazione a monte: quali sono i due ingredienti fondamentali per la crescita

Tutte le forme di vita – come già più volte precisato, anche se è ovvio – nascono:

- dall’unione di “due entità complementari” (a cominciare dalla vita umana, che è metafora di tutte le forme di vita: se la componente femminile e la componente maschile non si uniscono, non succede niente); 

- dapprima si sono “formate”, costruendo in modo completo se stesse;

- e quindi si sono “unite” (sempre relazionalità positiva, e mai contrapposizione). Ricordandosi in ogni caso che senza la formazione completa non ci può essere unione, e quindi non ci può essere vita.

Quindi la “formazione” e l’“unione” (relazionalità positiva) sono le due condizioni basiche per produrre vita, e tanto più c’è investimento su formazione e su unione, tanto più la vita viene vissuta in modo felice (peraltro, è l’unico obiettivo che abbiamo). La vita umana è fatta così, e – come già accennato – è metafora di tutte le forme di vita.

Anche parlando di vita sociale, le due entità complementari sono sempre “io” e “gli altri”.

Per la vita sociale, la “formazione”, che deve essere completa, deve obbligatoriamente svilupparsi in due stadi:

- Il primo è la formazione di se stessi: diventare un individuo (uscendo dalle masse acefale) e acquisire capacità critica. La testa deve crescere, e può crescere solo studiando. Da tutte le analisi condotte, la conclusione almeno delle scuole medie superiori è condizione basica per raggiungere questo stadio;

- Se il primo stadio della formazione è l’acquisizione della propria capacità critica, il secondo stadio deve creare le condizioni per la relazionalità positiva, per l’“unione”. E l’ingrediente che deve essere acquisito è il senso civico, l’etica, il rispetto degli altri. Senza questi ingredienti non ci può essere unione positiva, e l’esito abituale dell’assenza di questi ingredienti è la contrapposizione, la paralisi, o peggio. E lo strumento più efficace per raggiungere questo secondo stadio è l’evoluzione del modo di pensare, che si ottiene solo attraverso la prosecuzione degli studi (università). È solo l’arricchimento del modo di pensare, di approfondire e di capire che produce la condizione per entrare nel secondo stadio, che è la vera vita.

Quindi, per sintetizzare:

- Il primo stadio, l’acquisizione di se stessi, è il primo momento basico;

- ma la vita – in tutte le sue espressioni migliori – che si crea con l’“unione”, nasce con il completamento del secondo stadio.

In assenza del secondo stadio si può anche vivere, ma in modo primario, senza avere la capacità di capire e di costruire le condizioni evolutive della vita.

A che punto siamo oggi: raggiungimento del primo stadio

Negli ultimi 20 anni – come più volte ricordato nel recente passato – è successo qualcosa di veramente importante, che non era mai accaduto nella storia:

- la popolazione che aveva completato le scuole medie superiori, fino a 20-25 anni fa era il 20%

- oggi siamo arrivati a circa il 70%: nella grande maggioranza le nuove generazioni hanno studiato fino a 19-20 anni.

La grande maggioranza ha concluso il primo stadio della formazione, acquisendo buona capacità critica. La gente ha cominciato a capire: è come se si fosse accesa progressivamente una luce sul contesto sociale, luce che negli ultimi anni è cresciuta sempre di più.

Con conseguenze però complesse: stante il fatto che il contesto sociale ha caratterizzazioni che provengono dal passato, la gente – con questa luce progressiva – sta sempre di più assumendo posizioni di criticità, spesso di rifiuto crescente: verso il contesto sociale stanno nascendo contrapposizioni, e di conseguenza aumenta sempre di più la centratura su se stessi. E stante il fatto che il contesto sociale non cambia, mentre la capacità critica tende a coinvolgere sempre più individui, le tensioni sociali e le contrapposizioni sono sempre più di difficile controllo.

Gli individui hanno raggiunto nella maggioranza il primo stadio, come si diceva sopra, ma ben pochi hanno proseguito nella formazione per raggiungere il secondo stadio.

Quindi la grande maggioranza ha raggiunto la capacità di criticare (di contrapporsi e lottare), e stante il fatto che le problematiche sociali sono costanti, questa capacità critica crescente tenderà a esplodere.

E in questa situazione, in assenza del conseguimento del secondo stadio, cioè in assenza di formazione che porta alla cultura civica, all’etica e alla relazionalità positiva, con progetti di costruzione di nuova vita, prospettive di soluzioni non ne esistono, anzi (non ci sono gli ingredienti sociali per costruire “un nuovo diverso”).

Esistono possibili soluzioni?

Certamente, basterebbe capire quali sono le regole di una vita felice. Investire su di sé, raggiungendo adeguata capacità critica, è indispensabile: è come se fosse la base dell’intera costruzione. Quindi, ovviamente, l’importanza del primo stadio.

Ma, come si è detto, il concepimento della vita avviene con il raggiungimento del secondo stadio. Senza il completamento della formazione, non esistono le regole per l’evoluzione della vita: c’è l’incapacità di concepire il nuovo, di essere propositivi e non distruttivi, di avere capacità di resilienza anche nei momenti complessi della vita: la logica è trovare soluzioni, e non vivere nella criticità.

Le contrapposizioni non devono esistere, nemmeno nella politica. Solo nelle relazioni c’è vita: si tratta di trovare sempre delle soluzioni di equilibrio, dove “io” (la componente di “destra”) e gli “altri” (la componente di “sinistra”), capiscono che “la vita è solo il noi”.

Per tutti deve essere prevista la formazione completa, durante il primo e secondo stadio.

La formazione culturale è fondamentale: le famiglie spesso non hanno risorse, o non hanno cultura sufficiente? Lo Stato allora deve investire. E la scuola deve essere massimamente vicina, e saper investire sui giovani, facendo ritrovare l’orgoglio di sé, e la voglia di impegnarsi (investimento, non severità). Le nuove generazioni sono l’unica risorsa del Paese, e l’investimento su di esse deve avere la priorità su tutto.

Si devono raggiungere alcuni obiettivi: gente serena, capace di rigenerarsi, di aiutare gli altri, di risolvere i problemi passati per generare un futuro migliore, di vivere nel rispetto e nella felicità.

Fonte dell'immagine di copertina: 123rf

martedì 12 settembre 2023