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Come il mondo cerca di rallentare la sesta estinzione di massa

Alla Cop15 si discute il futuro della biodiversità. Il 30% di aree protette entro il 2030 tra i punti da negoziare. Nel mondo progetti sperimentali di fecondazione in vitro e clonazione per salvare le specie a rischio.

Sono oltre 42.100 le specie minacciate dall’estinzione, il 28% di quelle valutate. È quanto emerge dall’aggiornamento della lista rossa, indicatore fondamentale dello stato della biodiversità nel mondo, pubblicata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) il 9 dicembre 2022. Il 7 dicembre in Canada sono iniziati i lavori della Cop15, la 15esima Conferenza delle parti sulla Convenzione della biodiversità delle Nazioni unite, rinviata per due anni a causa della pandemia.

Al centro dei negoziati la discussione di un quadro per la protezione della biodiversità, comprensivo di risorse finanziare. Il quadro sarà il primo accordo sulla biodiversità dopo l’approvazione nel 2010 dei 20 obiettivi di Aichi (Aichi biodiversity targets), nessuno dei quali è stato pienamente realizzato.

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Sesta estinzione di massa. La Cop15 svolge un ruolo cruciale per rallentare la perdita di biodiversità, causata principalmente dalla distruzione degli habitat per espandere i terreni agricoli e le città e costruire le infrastrutture, come mostra il New York Times in un articolo interattivo.  È questa la principale minaccia per gli animali che sono sono costretti a spostarsi e a vivere a contatto con l’uomo e altre specie in spazi sempre minori.

La caccia, la pesca e il traffico di animali selvatici sono un ulteriore fattore di rischio di perdita di biodiversità: secondo l’Assessment report sull’uso sostenibile delle specie selvatiche dell’Ipbes, la piattaforma intergovernativa scientifica e politica sulla biodiversità e sugli ecosistemi delle Nazioni unite, il 34% degli stock di pesci marini è sovrasfruttato e 1.341 specie di mammiferi sono minacciate da pratiche insostenibili di caccia. Altri fattori con un impatto negativo sulla sopravvivenza degli animali sono l’inquinamento, le specie invasive e, in misura sempre maggiore, i cambiamenti climatici.

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Strategie di tutela. Misure di protezione degli habitat naturali sono sempre più urgenti. La Cop15 intende negoziare la strategia 30x30 per raggiungere il 30% di aree protette sul totale dei territori entro il 2030. Un obiettivo ambizioso se si considera che al 2020 solo il 16,6% delle aree terrestri e il 7,7% delle aree marine e costiere erano protette. Questa azione solleva alcuni dubbi, legati in particolare al futuro delle popolazioni indigene che abitano le aree naturali interessate.

Una azione che si è dimostrata efficace è il ripopolamento delle specie a rischio, come emerge dal report “Wildlife come back in Europe”: dal 1960 al 2016, ad esempio, la popolazione degli orsi bruni è aumentata del 44% in Europa grazie anche a una maggiore protezione legale. Rimane, tuttavia, necessario sensibilizzare e coinvolgere la cittadinanza per instaurare convivenza pacifica con gli animali.

Si stanno anche sperimentando tecniche innovative: è il caso del progetto BioRescue, coordinato dall’Istituto di ricerca tedesco Leibniz-Institut für Zoo- und Wildtierforschung (Izw), che sta studiando nuove procedure di fertilizzazione in vitro per salvare il rinoceronte bianco settentrionale, di cui sono rimasti solo due esemplari femmina, dall’estinzione. L’obiettivo è fecondare artificialmente alcuni ovuli con lo sperma congelato di esemplari maschi morti e di impiantare gli eventuali embrioni sviluppati in una femmina di rinoceronte bianco meridionale che porterà a termine la gravidanza.

Tra le possibilità più controverse per la salvaguardia degli animali c’è la clonazione. Nel 2020 l’ong Revive & restore ha clonato un esemplare femmina di furetto dalle zampe nere, di nome Elizabeth Ann, a partire dalle cellule di Willa, morta nel 1988. Grazie all’accoppiamento di esemplari clonati con esemplari selvatici si potrebbe quindi contribuire alla diversificazione genetica della specie e diminuire la minaccia di estinzione.

La salvaguardia degli animali in Italia. Alla base delle politiche per gli animali c’è il riconoscimento della loro capacità di provare sensazione, come riportato nell’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea del 2007 recita: “L’Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti”.

A livello nazionale il quadro normativo include il decreto legislativo 189 del 2004 che vieta il maltrattamento degli animali e l’impiego in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate, ad eccezione delle manifestazioni storiche e culturali. La legge 157 del 1992, inoltre, all’articolo 1 dichiara che “la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale”.

Un ulteriore progresso per la salvaguardia degli animali è stata la modifica della Costituzione italiana approvata a febbraio 2022. All’articolo 9 infatti ora si legge:

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.”

Secondo il Rapporto conclusivo di valutazione sullo stato di attuazione della Strategia nazionale per la biodiversità 2020, tuttavia, è a rischio di estinzione il 19% dei rettili, il 23% dei mammiferi, il 36% degli anfibi e il 27% degli uccelli nidificanti. Nel 2021 è stato avviato il percorso per definire e adottare la Strategia nazionale per la biodiversità 2030 che riprenderà gli obiettivi strategici dell’Unione europea.

Tra le maggiori minacce per la fauna selvatica terrestre ci sono la frammentazione del territorio, il consumo di suolo e il degrado degli habitat, mentre la fauna selvatica marina è sotto pressione a causa delle catture accidentali e della pesca eccessiva. Nel 2019 il 91,4% degli stock ittici era sovrasfruttato, rivela il Rapporto ASviS 2022. Sono quindi necessarie misure che permettano il ripopolamento delle specie maggiormente colpite: in questa direzione si è mossa, ad esempio, la Regione Sardegna che ha deciso di vietare la raccolta, il trasporto e la commercializzazione del riccio di mare, la cui popolazione si è ridotta drasticamente negli ultimi anni. È, inoltre, necessario non sottovalutare il problema del bracconaggio: come sottolinea il Rapporto “La tutela della fauna selvatica e il bracconaggio in Italia” di Legambiente, nel nostro Paese, tra il 2009 e il 2020, sono stati accertati 35 500 illeciti, una media di 250 al mese.

mercoledì 14 dicembre 2022