Dalla pena di morte ai matrimoni egualitari: l’evoluzione dei diritti Lgbt+ non è scontata
Mentre alcuni Paesi avanzano verso l'inclusione, altri rafforzano leggi discriminatorie, evidenziando la necessità di un impegno internazionale costante. L’ombra dei sovranismi e la partecipazione attiva dei giovani.
La musica rimbombava nell’ultimo sabato di ottobre nelle strade di Tapei, illuminate con i colori dell’arcobaleno. Circa 180mila persone hanno preso parte al Pride più grande dell’Asia orientale, celebrando i cinque anni dal riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso a Taiwan, il primo Paese asiatico a compiere questo storico passo. Mentre gli organizzatori riflettevano sui progressi, ricordando che meno di vent’anni fa gay e lesbiche erano vittime di una dura repressione, si sono chiesti: “Come sarà il futuro tra dieci anni?”. La risposta non è scontata: i diritti Lgbt+, in Asia come in altre parti nel mondo, continuano a essere messi in discussione, con conquiste in alcuni Paesi e gravi regressioni in altri.
Una prima area di progresso è la depenalizzazione dell’omosessualità: nel 2023 Stati come Singapore, Mauritius, Dominica e Isole Cook hanno “decriminalizzato” le relazioni tra persone dello stesso sesso. Tuttavia c’è ancora molta strada da fare. Secondo lo Human dignity trust, un gruppo internazionale per i diritti umani, l’omosessualità è ancora considerata un crimine in 62 Paesi del mondo, con pene che vanno dalla detenzione alla morte. La situazione è particolarmente critica in:
- Iran e Arabia Saudita, dove l’omosessualità può portare alla pena capitale;
- Uganda, che nel 2023 ha approvato una delle leggi anti-Lgbt+ più dure al mondo, introducendo la pena di morte per “omosessualità aggravata”;
- Afghanistan, dove sotto il regime talebano la persecuzione delle persone Lgbt+ è sistematica e brutale.
Alcuni governi hanno anche introdotto restrizioni legali che limitano l’agibilità della comunità Lgbt+. In Russia, ad esempio, le leggi contro la “promozione dell’omosessualità” si sono inasprite, portando a retate in locali gay-friendly, le ultime delle quali a ottobre, e all’arresto di decine di persone. Fenomeni simili stanno emergendo in Paesi come Bielorussia e Kirghizistan.
Sul versante opposto, il matrimonio egualitario continua a essere una conquista simbolica e pratica per la comunità Lgbt+. Oggi 35 Paesi, insieme a Taiwan, riconoscono le unioni tra persone dello stesso sesso. Tra gli esempi recenti:
- Giappone: a novembre la Corte d’Appello di Tokyo ha dichiarato incostituzionale il divieto di matrimonio per coppie dello stesso sesso. Sebbene il matrimonio egualitario non sia ancora una realtà, oltre 30 prefetture giapponesi hanno implementato “sistemi di giuramento” che offrono riconoscimento alle coppie Lgbt+;
- Grecia: con il voto a febbraio da parte del parlamento, il Pese è il primo a maggioranza cristiana ortodossa a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso;
- Estonia: a giugno 2023 il parlamento ha votato a favore dell'uguaglianza dei matrimoni, diventando il primo paese post-Unione Sovietica a riconoscerla.
In Italia le unioni civili introdotte dalla Legge Cirinnà (2016) hanno aperto la strada al riconoscimento giuridico delle coppie omoaffettive, ma il matrimonio egualitario resta lontano. I numeri indicano una tendenza significativa: secondo il report Istat “Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi”, nel 2023 le unioni tra partner dello stesso sesso sono aumentate del 7,3%, il 56,1% delle quali costituite da uomini.
Il nostro Paese scende però al 36esimo posto su 49 Stati europei nella Rainbow map 2024 di Ilga-Europe, che valuta gli sviluppi legislativi nell’ambito dei diritti Lgbt+. L’associazione identifica un aumento delle politiche e dei discorsi discriminatori e l’assenza di politiche inclusive e interventi legislativi mirati. Secondo il segretario generale di Arcigay Gabriele Piazzoni, questo studio evidenzia una stagnazione legislativa assai dannosa: “L’Italia sul tema del contrasto alle discriminazioni pur sembrando, nel migliore dei casi, immobile, in realtà sta evidentemente peggiorando su molti fronti”.
Il nostro Paese ha recentemente approvato una legge che rende la gestazione per altri (Gpa) un reato universale, cioè perseguibile in Italia anche se praticata all’estero. Questa norma, letta da molte famiglie arcobaleno come una misura anti-Lgbt+, ha sollevato forti critiche a sinistra, sebbene sia giusto ricordare che anche una parte del fronte progressista si è opposta alla Gpa per motivi etici, soprattutto per il timore che in quasi tutti i casi la Gpa avvenga a fronte di un corrispettivo economico destinato a una donna in condizione di indigenza.
La mappa di Ilga segnala, invece, passi rilevanti che arrivano dall’Irlanda, che ha recentemente approvato una legge sui crimini d’odio per tutelare le minoranze, e dalla Germania, che ha introdotto una normativa che permette l’autodeterminazione di genere.
Se le leggi sono fondamentali, un altro cambiamento avviene nel tessuto sociale. Negli Stati Uniti, ad esempio, la maggior parte degli americani, anche tra i gruppi religiosi, supporta i diritti Lgbt+, come dimostrato da un sondaggio del Public religion research institute. Tuttavia, i dati mettono in luce anche una realtà preoccupante: negli ultimi due anni, i crimini d’odio contro la comunità Lgbt+ sono aumentati del 112%. In parallelo, un nuovo studio dei Centers for disease control and prevention (Cdc), organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti, ha evidenziato che i giovani trans sono i più esposti al rischio suicidio.
Allo stesso tempo cresce l’allarme della comunità scientifica verso pratiche dannose come le terapie di “conversione” (psicoterapia, interventi medici, interventi basati sulla fede), che pretendono di cambiare l'orientamento sessuale o l’espressione di genere di una persona. Una ventina di Paesi le ha già proibite, con Belgio, Cipro, Islanda, Norvegia e Portogallo che hanno emesso il divieto negli ultimi mesi.
Diritti di adozione e famiglia
Alcuni Stati hanno ampliato anche i diritti di adozione per includere le coppie omoaffettive, spesso parallelamente alla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. A livello europeo, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito hanno seguito l’esempio dei Paesi Bassi, tra i primi a permettere le adozioni (2001). In Sudamerica, Argentina e Brasile hanno legalizzato pienamente queste adozioni. Nel 2023 l'Estonia è diventata il primo Stato baltico a riconoscere il diritto di adozione per coppie dello stesso sesso. L'Italia ha visto alcuni riconoscimenti legali indiretti attraverso sentenze giudiziarie, nonostante manchi una normativa specifica.
Rappresentanza politica
La crescente visibilità della comunità Lgbt+ si riflette anche nell’attivismo politico e culturale. Nel 2024 Sarah McBride è diventata la prima deputata transgender eletta alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Contemporaneamente, candidati dichiaratamente Lgbt+ hanno sfidato tabù in Paesi come Romania e Namibia, dove la loro partecipazione elettorale rappresenta un cambiamento radicale.
Tuttavia, molte persone nel mondo sono ancora escluse dal diritto di voto e dalla piena partecipazione politica. Nel 2024, anno record per le elezioni in tutto il mondo, diverse nazioni hanno ostacolato lesbiche, gay, bisessuali e trans nei loro diritti elettorali, ha detto recentemente Graeme Reid, esperto indipendente dell’Onu sulle discriminazioni sessuali. Il suo Rapporto elenca una lunga sequenza di privazioni.
L’attacco dei sovranismi
I sovranismi, con le loro semplificazioni eccessive e livelli di polarizzazione che restringono gli spazi di dialogo, restano tra i principali ostacoli dei diritti Lgbt+. La scorsa settimana l’Ungheria di Viktor Orban ha affrontato un’udienza presso la Corte di giustizia dell’Ue sulla controversa legge sulla protezione dei minori. La Commissione europea e 16 Paesi accusano Budapest di limitare i diritti censurando l'educazione sessuale inclusiva, equiparando gli stili di vita Lgbt+ alla pedofilia, bloccando l'adozione per le coppie omoaffettive e limitando i contenuti nei media e nella pubblicità.
Negli Stati Uniti il ritorno di Donald Trump, con la sua retorica incendiaria sui diritti delle minoranze, minaccia di riportare indietro l’orologio per la comunità Lgbt+. In campagna elettorale il futuro presidente ha annunciato che vieterà una serie di servizi medici per i minori transgender negli Stati Uniti.
Anche nella Cina di Xi Jinping la repressione si intensifica, con le organizzazioni Lgbt+ spesso non ottengono riconoscimento dalle autorità. Jin Xing, la prima ballerina transgender e conduttrice televisiva cinese, è stata recentemente interdetta dall’esibirsi nella città meridionale di Guangzhou, a causa della sua posizione a sostegno delle minoranze sessuali. Eppure, pochi mesi fa una sentenza ha segnato una svolta storica per i genitori dello stesso sesso in Cina: una corte ha concesso il diritto di visita a una madre lesbica che era stata separata dalla figlia per anni, introducendo il concetto giuridico di “maternità condivisa”.
In Argentina Javier Milei, che si definisce un “anarco-capitalista come Dio comanda”, ha suscitato proteste dopo aver sciolto il ministero per le Donne, il genere e la diversità, insieme all’Istituto nazionale contro le discriminazioni, attirandosi la dura contestazione dei manifestanti scesi in strada a novembre per il Pride annuale.
Passi indietro si registrano anche in Africa, con il Mali che quest’anno ha approvato una bozza di legge che penalizza l’omosessualità, aggiungendosi a una lista di Paesi che criminalizzano apertamente le relazioni tra persone dello stesso sesso. “In tutta l’Africa, le persone Lgbt+ si trovano a dover fare i conti con una preoccupante regressione dei progressi, ad affrontare proteste incessanti contro la loro identità e a scontrarsi con ostacoli formidabili ai loro diritti legali e sociali”, ha rilevato Amnesty International in un briefing che esamina la situazione in una dozzina di Paesi africani.
Nonostante in alcune parti del mondo non migliorino le condizioni politiche e legislative, i confini della comunità Lgbt+ si sono allargati un po’ ovunque e i giovani, come rivelano i sondaggi, sono pronti a impegnarsi nella difesa delle diversità. Come ha ricordato un attivista taiwanese, “non basta celebrare i traguardi raggiunti. Dobbiamo continuare a lottare”.
Copertina: Tanushree Rao/Unsplash