Rapporto Unesco: un’azione comune e un nuovo contratto sociale per l'educazione
Cinque proposte per rinnovare l’apprendimento, dalla centralità dell’ecologia alla riprogettazione delle scuole. Per un’istruzione capace di affrontare i cambiamenti globali.
Il cambiamento climatico, l’accelerazione tecnologica, la frammentazione sociale e i nuovi mondi del lavoro: guardando al 2050, il rapporto della Commissione sui futuri dell’educazione dell’Unesco, dal titolo “Re-immaginare i nostri futuri insieme: un nuovo contratto sociale per l’educazione”, si chiede come l’educazione sarà influenzata da queste trasformazioni e come può cambiare per affrontarle al meglio. Da qui l’invito a un’azione collettiva che permetta di riparare le ingiustizie del passato e di costruire futuri equi e sostenibili.
"Ognuno di noi ha l'obbligo gravoso nei confronti delle generazioni attuali e future, esiste una realistica speranza di incidere sullo stato delle cose mediante la formazione e l'educazione anche grazie alla disponibilità di strumenti di accesso alla conoscenza", ha affermato Paola Frassinetti, sottosegretaria del ministero dell’Istruzione e del merito, durante la presentazione della versione italiana del documento che si è svolta lo scorso 6 dicembre alla Camera dei Deputati. Un evento promosso dalla Cattedra Unesco dell'Università Cattolica, in collaborazione con il Gruppo editoriale La Scuola.
Il Rapporto esamina cinque dimensioni fondamentali per implementare i cambiamenti necessari a costruire un nuovo patto sociale per l'educazione. Le proposte chiave per ciascuna di queste dimensioni sono evidenziate nella Parte II del Rapporto, insieme ai principi guida per attuarle. In estrema sintesi:
1.Trasformare la pedagogia attraverso la cooperazione e la solidarietà: abbandonare modalità pedagogiche e metodi di valutazione basati sull'esclusione e la competizione individuale, per favorire approcci cooperativi e solidali nell'apprendimento.
2.Redefinire il rapporto tra educazione, conoscenza e valori: superare la visione tradizionale dei curricoli come semplice elenco di materie, enfatizzando l’apprendimento ecologico, interdisciplinare e interculturale per permettere agli studenti di contribuire attivamente al patrimonio comune di conoscenze umane.
3.Riconoscere il ruolo cruciale degli insegnanti: trasformare l'insegnamento da pratica solitaria a professione collaborativa, in cui il lavoro di squadra favorisca un apprendimento significativo.
4.Riprogettare le scuole: abbandonare i modelli uniformi di organizzazione scolastica per adattare tempi e spazi educativi alle esigenze specifiche e ai contesti individuali.
5.Espandere il concetto di educazione: considerare l'educazione come un processo che avviene in molteplici luoghi e fasi della vita, oltre alle scuole formali, integrando momenti pianificati e spontanei.
Il documento si presenta come un quadro di riferimento, offrendo principi e raccomandazioni destinati a essere esplorati, condivisi e arricchiti insieme a individui provenienti da tutto il mondo. L'obiettivo è quello di ispirare nuove direzioni per lo sviluppo di politiche e azioni innovative, rinnovando e trasformando l'educazione per preparare ogni discente a inventare futuri migliori. Secondo l’Unesco bisogna partire da tre domande: che cosa dobbiamo continuare a fare? Che cosa dobbiamo abbandonare? Che cosa deve essere inventato da capo in modo creativo?
Un contributo in questo senso è arrivato da Sobhi Tawil, direttore della Divisione “Future of learning and innovation” dell’organizzazione, che ha dichiarato durante l’evento: "I Paesi più istruiti del mondo sono quelli che stanno accelerando di più cambiamento climatico. Ma se istruirsi significa vivere in modo insostenibile, allora dobbiamo ricalibrare le nostre nozioni di cosa l’istruzione dovrebbe fare e reimpostare le nostre interdipendenze". Per, questi motivi, ha concluso Tawil, "serve un nuovo contratto sociale per l’educazione affinché questa riesca a ricostruire le nostre relazioni reciproche, con il pianeta e con la tecnologia".