Gli effetti delle tensioni geopolitiche su innovazione e scienza, secondo l’Ocse
Dal 2018 le misure di sicurezza nella ricerca sono decuplicate e la spesa per difesa ed energia cresce di oltre il 75%. Ma nel 2024 scendono i fondi complessivi per R&S. Il nuovo rapporto dell’organizzazione.
La crescita delle tensioni geopolitiche e delle problematiche di sicurezza legate alle nuove tecnologie “rimodella la cooperazione internazionale in materia di scienza, tecnologia e innovazione": è quanto emerge dal rapporto Ocse “Science, technology and innovation Outlook 2025” presentato il 28 ottobre. Secondo l’organismo con sede a Parigi, i governi “tendono sempre più ad allineare le loro politiche su obiettivi di sicurezza economica e nazionale”.
Il documento mostra un forte aumento delle misure di sicurezza per la ricerca, volte a proteggere la ricerca sensibile (tecnologie militari, intelligenza artificiale, crittografia e informatica quantistica, biotecnologie) e a prevenire interferenze straniere. Nel 2025 i Paesi hanno segnalato 250 di queste politiche, quasi dieci volte in più rispetto al 2018. Nello stesso periodo, il numero di Stati che ne era dotato è salito da 12 a 41.

“La sfida consiste nel trovare un giusto equilibrio tra sicurezza, apertura e innovazione”, ha avvertito il segretario generale dell'Ocse, Mathias Cormann, aggiungendo che “una sicurezza insufficiente può esporre le attività di ricerca sensibili, mentre misure eccessive possono limitare l'innovazione e la collaborazione costruttiva. I poteri pubblici”, ha proseguito Cormann, “devono concepire misure mirate e proporzionate ai rischi, che favoriscano una collaborazione mutualmente benefica se vogliono proteggere gli interessi nazionali. Tutto ciò senza compromettere la qualità della ricerca né rallentare la gestione delle sfide comuni”.
Secondo l'Ocse, gli effetti di questa forma di ripiegamento sono già visibili nella collaborazione scientifica. Se la quota di pubblicazioni scientifiche transnazionali (firmate cioè da due ricercatori di nazioni diverse) nei Paesi Ocse è passata dal 2% del 1970 al 27% del 2023, i dati più recenti lasciano intravedere una contrazione.
Crescono alcune aree strategiche, cala il totale
I governi stanno intensificando gli investimenti in aree di ricerca strategiche: nell'ultimo decennio la spesa pubblica per ricerca e sviluppo (R&S) nei settori dell’energia e della difesa è aumentata di oltre il 75%. Nel complesso, però, i bilanci pubblici dedicati alla ricerca si stanno contraendo: nel 2024 il volume di stanziamenti annuali dei governi per R&S nell’area Ocse ha registrato un calo dell’1,9%.
Il Rapporto afferma che i sistemi e le politiche nei settori di scienza, tecnologia e innovazione devono diventare “fit-for-purpose” per rispondere a un contesto di cambiamento rapido, molteplici crisi (ambientali, economiche, geopolitiche) e grandi sfide sociali. Le riforme richieste includono: incentivare la ricerca che attraversa più discipline, in grado di affrontare problemi complessi; creare percorsi di carriera più flessibili che permettano mobilità tra università, industria e governo; realizzare infrastrutture di ricerca dotate di governance più agile. Infine, l’Ocse ritiene essenziale che l’innovazione non rimanga concentrata solo in poche aree geografiche o imprese leader.
Copertina: UX Gun/unsplash