Il più grande studio sul reddito universale contro la povertà estrema: “Aumenta i guadagni e non genera ozio”
I primi incoraggianti risultati di un esperimento su oltre 73mila persone in due contee del Kenya, in un periodo di due anni in cui le persone hanno ricevuto una somma forfettaria o un supporto mensile.
Un reddito di base universale, meglio se a lungo termine, si rivela efficace per aiutare le persone in condizioni di povertà estrema, stimola l’occupazione e non induce alla pigrizia. Da pochi giorni sono stati pubblicati i primi risultati di quella che è considerata la più grande prova sperimentale al mondo di Universal basic income (Ubi). Il progetto è promosso da GiveDirectly, un ente di beneficienza americano, che ha iniziato a inviare 22,5 dollari al mese a migliaia di abitanti del Kenya rurale. Nei villaggi di Bornet e Siaya, oggetto dello studio, circa la metà dei residenti era al di sotto della soglia di povertà estrema, che in Kenya significa sopravvivere con meno di 33 dollari al mese o 400 dollari all’anno (qui lo studio completo).
Sulla base dei dati dei primi due anni (2018-2020), gli economisti - guidati dal premio Nobel Abhijit Banerjee – hanno confrontato i risultati di quattro gruppi: persone che hanno ricevuto il denaro per due anni (circa 8.800 persone); persone che lo hanno ricevuto per due anni con la garanzia di riceverlo per altri dieci (circa 5mila persone); persone a cui è stata data una somma forfettaria di 500 dollari (8.800 persone); un gruppo che non ha ricevuto nulla (11mila persone).
I risultati indicano che sia la somma forfettaria che il reddito a lungo termine si sono rivelati altamente efficaci. L’importo una tantum ha consentito grandi investimenti, mentre la garanzia di un’erogazione continua per 12 anni ha incoraggiato il risparmio e l’assunzione di rischi. In generale, le persone hanno avviato più attività, spesso rinunciando al lavoro dipendente, e sono diventate più produttive. Nella maggior parte dei gruppi beneficiari, la spesa per l’istruzione è aumentata.
Il reddito universale di base sarà la soluzione alla disoccupazione tecnologica?
Numerosi esperimenti indicano che la certezza di una entrata fissa migliora la qualità della vita, ma l’impegno generalizzato potrebbe essere insostenibile per gli Stati. La discussione è comunque aperta.
di Maddalena Binda e Milos Skakal
Un reddito universale a breve termine è stato il meno impattante tra i progetti, ma comunque efficace. Nel report si sottolinea che i governi dovrebbero valutare l’opportunità di cambiare le modalità con cui forniscono gli aiuti in denaro. I sostegni mensili a breve termine, che secondo questo studio sono il modello meno impattante, rappresentano il modo più comune con cui le persone, sia nei Paesi a basso che ad alto reddito, ricevono assistenza in denaro, ed è così che sono attualmente progettati la maggior parte dei progetti pilota Ubi.
Uno degli aspetti positivi del progetto keniota è che non ha disincentivato il lavoro ma aumentato la produttività. “Nel complesso non ci sono prove che l’Ubi promuova la ‘pigrizia’”, hanno affermato gli economisti, “ma prove di effetti sostanziali sulla scelta occupazionale. Anche gli impatti sul reddito familiare totale sono positivi e significativi”. La disponibilità di denaro contante non ha neppure incentivato le dipendenze, come il consumo di alcol.
I ricercatori intervisteranno nuovamente i partecipanti allo studio a distanza di sette e 10 anni, per chiarire se il beneficio di un reddito universale a lungo termine superi quello dei 500 dollari una tantum, e di quanto. Il gruppo dei beneficiari a lungo termine riceverà alla fine del progetto una somma circa sei volte maggiore. Lo studio sottolinea anche che i risultati del Kenya rurale, che pure disegnano traiettorie significative, non sono necessariamente applicabili ad altre regioni. Più in generale, saranno necessarie ulteriori ricerche nei Paesi ad alto reddito.
Fonte dell'immagine di copertina: elenmarlen/123rf