L'importanza della sicurezza delle risorse per la lotta alla povertà
Uno studio pubblicato su Nature Sustainability mostra come la percentuale della popolazione mondiale che vive in Paesi con un deficit sia di risorse biologiche che di reddito stia crescendo in modo significativo.
di Giulia Gallo
La domanda da parte dell’umanità di risorse naturali per il suo sostentamento e progresso è in continua crescita, tanto che ogni anno si raggiunge sempre prima l’Earth overshoot day, il giorno in cui si esauriscono le risorse rinnovabili del Pianeta. Infatti, l’aumento della domanda di risorse non va di pari passo con il tasso biologico di rigenerazione della Terra: la capacità dell’ecosistema di rinnovare le proprie risorse, ossia la biocapacità, ad oggi rappresenta uno dei colli di bottiglia dell’economia mondiale. I vincoli di biocapacità, ovvero la possibilità dei Paesi di essere in possesso delle risorse o meno, risultano essere un aggravante soprattutto per le nazioni più vulnerabili, in cui il basso reddito ostacola la possibilità di competere per le risorse necessarie sul mercato globale.
L’analisi. Uno studio condotto dal presidente del Global Footprint Mathis Wackernagel dal titolo “The importance of resource security for poverty eradication”, pubblicato sulla rivista Nature Sustainability, ha analizzato l’ineguale esposizione delle economie nazionali ai vincoli di biocapacità, esaminando come le diverse popolazioni sono esposte ai rischi correlati alla scarsità delle risorse biologiche, che minano le prospettive di sviluppo. Le nazioni prese in esame sono quelle per cui è stato possibile reperire i dati del 2017, e rappresentano oltre il 99% della popolazione mondiale. I Paesi sono stati posizionati all’interno di un grafico: sull’asse delle ordinate in base alla disponibilità di biocapacità interna netta, calcolata come la differenza tra la biocapacità di un Paese e la sua impronta ecologica di consumo e misurata in ettari globali (gha) per persona, mentre sull’asse delle ascisse in base al Pil pro capite.
Osservando il quadrante in basso a sinistra (LD), dove sono collocati Paesi come Burundi, India e Algeria, la concentrazione triangolare delle nazioni nell'angolo in alto a destra indica che più basso è il reddito di un Paese, minore è la sua capacità di gestire un deficit di biocapacità: il reddito già basso di queste nazioni rappresenta un limite che ostacola il potere di acquisto di biocapacità al di fuori dei confini nazionali. È importante sottolineare che nel 2017 il 72% della popolazione mondiale viveva in Paesi, dove il binomio deficit di biocapacità e reddito inferiore alla media mondiale rappresenta un rischio per la vita degli individui. Viceversa, i Paesi ad alto reddito come Francia, Germania e Giappone posseggono le capacità finanziarie per affidarsi al commercio internazionale e acquistare flussi di risorse altrove, garantendo sostentamento alle proprie popolazioni.
Le strategie per uno sviluppo duraturo. Per eradicare la povertà a livello globale la sicurezza delle risorse biologiche si configura come un elemento sempre più rilevante e influente. La maggior parte dei piani economici delle nazioni tendono ad imitare quelli dei grandi centri finanziari del mondo come la Svizzera o Singapore, rileva il Rapporto, ignorando che questa strategia di sviluppo non è imitabile in tutto il globo e non considerando i vincoli imposti dalla biocapacità. Le pressioni conseguenti allo sfruttamento delle risorse potrebbero arrivare prima di quanto si pensi: più velocemente verrà raggiunto l’obiettivo della decarbonizzazione globale, maggiore sarà la possibilità di recupero della biocapacità del Pianeta.
Gli autori dello studio propongono cinque strategie:
- Migliorare la biocapacità del pianeta attraverso la conservazione e l’uso rigenerativo.
- Progettare città più circolari ed efficienti.
- Eliminare i combustibili fossili e aumentare l’utilizzo dell’energia rinnovabile;
- Modificare le abitudini di consumo del cibo, evitando lo spreco alimentare;
- Incoraggiare le famiglie più piccole, garantendo al contempo pari diritti e opportunità per le donne.
di Giulia Gallo