Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Barometro sul Futuro: italiani concentrati sul presente, i giovani pensano al domani

L’indagine dell’Istituto Piepoli per ASviS sulla percezione dei prossimi anni. Due persone su tre focalizzate sull’oggi. Preoccupano costo della vita e lavoro. Ma il 70% richiede che si parli più di futuro. Grande fiducia nella scienza.

martedì 2 dicembre 2025
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Il futuro è, per sua natura, un territorio ignoto. Non sappiamo con certezza cosa accadrà, ma possiamo elaborare scenari sufficientemente precisi. Ma cosa ne pensiamo, oggi, del domani? Siamo ottimisti o pessimisti? Quali sono le minacce maggiori? Il futuro è già scritto o è nelle nostre mani? Queste sono solo alcune delle domande a cui ha risposto l’indagine “Barometro sul Futuro”, prodotta dall’Istituto Piepoli in collaborazione con ASviS e lanciata in occasione del Future Day, l’evento organizzato nell’ambito di Ecosistema Futuro che si è svolto all’Ara Pacis di Roma il 2 dicembre. 

Cominciamo quindi con i numeri. Otto italiani su dieci dichiarano di pensare al futuro, ma solo la metà di loro lo fa spesso. A rifletterci di più sono i giovani, ma non i giovanissimi (under 20), proiettati nel presente. In generale la priorità di italiani e italiane resta il qui e ora: due persone su tre si dichiarano concentrate soprattutto sull’oggi. La propensione a pensare al futuro è più alta al Sud che al Nord, e raggiunge il suo massimo nei grandi centri.

Per quanto riguarda l’umore verso i prossimi dieci anni, è prevalentemente negativo: quasi un italiano su due si dichiara pessimista sulla traiettoria futura del Paese, e questa sensazione pervade un po’ tutte le età. Ma quando si parla di futuro personale la situazione si ribalta, e la maggioranza delle persone si dice positiva. “Viviamo il paradosso di un Paese in cui, nella percezione, la somma delle traiettorie personali è migliore della traiettoria collettiva”, si legge nell’indagine. Il Nord, inoltre, è più ottimista del Sud.

Ma questo futuro lo decidiamo noi? La risposta per quattro intervistati su dieci è sì. Una convinzione particolarmente salda tra i giovani, che si mostrano più propositivi. Tra i trend del prossimo decennio, quello che preoccupa di più è il costo della vita. Riguarda un po’ tutte le fasce d’età, ma raggiunge il picco negli under 35. “L’inflazione percepita, la precarietà economica e il timore di una riduzione delle opportunità plasmano un sentire generazionale che guarda avanti con ansia più materiale che tecnologica, tanto che l’AI viene considerata meno rilevante rispetto al tema del potere d’acquisto”, si legge nell’introduzione allo studio.

Siamo però troppo ego-riferiti. Quando l’indagine Piepoli ha chiesto chi stesse veramente pensando al futuro la risposta è stata molto significativa: nessuno. Forse un po' i giovani per motivi generazionali, ma politica e scuola no. Secondo due italiani su tre siamo un popolo di individualisti.

Quindi in cosa riporre fiducia? Nella scienza, prima di tutto. A seguire istituzioni internazionali e le persone, i vicini di casa, la nostra rete relazionale, la gente che incontriamo per strada. Mentre la frattura con istituzioni nazionali e media si allarga. I giovani hanno poca fiducia nei media tradizionali (e anche i social non godono di ottima salute), ma si nota una grande apertura verso le istituzioni sovranazionali, considerate più capaci di affrontare le sfide dei prossimi anni.

In Italia si parla troppo poco di futuro, è un altro dato che emerge dalla ricerca dell’Istituto Piepoli in modo chiaro. Sette italiani su dieci lo pensano, e tre su quattro chiedono di introdurre una “Scuola dei Futuri” capace di combinare tecnologia, intelligenza artificiale, cooperazione, cittadinanza consapevole e comprensione dei cambiamenti strutturali del Paese. Un’iniziativa, quella della “Scuola dei Futuri”, che è partita proprio in questi mesi grazie a Ecosistema Futuro.

Altro dato interessante: i giovani sono considerati da tutte le età i più svantaggiati, e solo un italiano su quattro crede che i governi agiscano nel loro interesse. Il principio di tutela delle generazioni future, inserito nel 2022 in Costituzione come modifica dell’articolo 9, è ancora poco conosciuto (solo un italiano su tre) e questo ne smorza la possibile efficacia. Ma tra i giovani la consapevolezza sale al 57%, confermando che il futuro, in Italia, “abbia un suo centro di gravità spiccatamente generazionale”.

Scienza e innovazione, nel complesso, raccolgono la fiducia di due terzi degli italiani. La spaccatura si apre invece sull’intelligenza artificiale: mentre per gli under 35 è motivo di speranza, gli over 54 sono preoccupati. L’AI piace molto al Sud, mentre il Nord la boccia.

Quali priorità per il futuro, quindi? Guardando al 2030, italiani e italiane ne indicano due: migliorare i servizi e restituire dignità al lavoro. Tema, quest’ultimo, particolarmente sentito dai più giovani. A livello territoriale, il Nord richiede più servizi, mentre il Sud più lavoro, affiancato a una concreta lotta alle diseguaglianze. Ma siamo tutti d’accordo che di cambiamenti, da fare, ce ne sono molti.

Scarica l’indagine dell’Istituto Piepoli