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Il benessere futuro dell’Italia? Natura, fiducia nelle istituzioni e occupazione

Dal nuovo Well-being Data Monitor dell’Ocse un quadro in chiaroscuro per il nostro Paese. L’elevata esposizione all’inquinamento, la debolezza del mercato del lavoro e gli squilibri economici incidono sulle prospettive a lungo termine.

lunedì 1 dicembre 2025
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Un’Italia che gode di buoni livelli di salute e qualità della vita, ma mostra fragilità nelle risorse che determineranno il benessere delle prossime generazioni. È il quadro che emerge dalla nuova piattaforma Well-being Data Monitor dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), lanciata il 19 novembre dal Wise Centre. Grazie a tre dashboard interattive e a più di 80 indicatori, di cui 30 dedicati al benessere futuro, il Monitor è uno dei tentativi più avanzati di misurare il progresso oltre il Pil: consente di osservare come vivono oggi le persone nei Paesi dell’Ocse e quali risorse determineranno il benessere di chi verrà dopo. Le tre sezioni del Monitor, Current Well-being, Well-being Gaps e Future Well-being Resources, tracciano un percorso che parte dalle condizioni concrete della vita quotidiana, attraversa le fratture territoriali, sociali e generazionali, e arriva alle basi strutturali del benessere futuro: capitale naturale, economico, sociale e umano. Senza risorse solide, evidenzia l’Ocse, il benessere di oggi non può essere sostenuto domani.

Fig.1 La qualità della vita nei Paesi Ocse

L’Italia e il benessere attuale

Come dicevamo, il nostro Paese mostra un profilo con luci e ombre. La qualità della vita presenta punti di forza rilevanti rispetto alla media Ocse: la speranza di vita raggiunge gli 83,5 anni, superiore agli 81 anni della media dei Paesi avanzati, e il tasso di mortalità prevenibile e trattabile è sensibilmente più basso della media Ocse. Anche la percezione negativa del proprio stato di salute è contenuta, con meno del 6% della popolazione che giudica la propria salute “cattiva” o “molto cattiva”, contro la media dell’8%. Sul fronte socioeconomico, il reddito medio delle famiglie italiane (38.700 dollari) è in linea con quello Ocse, mentre la ricchezza netta delle famiglie risulta più elevata. Il tasso di occupazione rimane inferiore alla media, ma il divario salariale di genere è tra i più bassi dell’area. Persistono segnali di vulnerabilità: la quota di adulti fisicamente inattivi è molto superiore agli standard internazionali, e l’esposizione al particolato fine PM2.5, pari a 14,3 microgrammi per metro cubo, supera di diversi punti la media Ocse.

Anche la percezione di insicurezza è elevata, con oltre un terzo della popolazione che dichiara di sentirsi insicura di notte. Nel campo delle relazioni sociali e della partecipazione civica emergono altre fragilità: il 13,3% degli italiani riferisce di non avere una rete di supporto sociale, più del valore medio dei Paesi Ocse, e quasi il 60% ritiene di non avere alcuna influenza sulle decisioni del governo, contro una media del 52%. La partecipazione elettorale resta inoltre più bassa rispetto alla media internazionale.

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Dove si gioca il benessere di domani

È nella dashboard dedicata alle risorse per il futuro che emergono le necessità più urgenti. Il capitale naturale dell’Italia presenta indicatori in miglioramento, ma non sufficienti: l’Italia registra il 19,2% di energia rinnovabile e 6,5 kg di emissioni pro capite, mentre l’indice di minaccia delle specie (0,87 su 1) indica un ecosistema ancora fragile. La capacità economica appare solida sotto il profilo degli asset prodotti ma gravata da un forte indebitamento pubblico, con un patrimonio netto governativo negativo e livelli di debito delle famiglie pari all’80,4% del reddito disponibile. Sul piano del capitale sociale, l’Italia mostra livelli di fiducia inferiori alla media Ocse: la fiducia negli altri si attesta a 6,2 su 10 e quella nel governo al 40%. La rappresentanza femminile in politica, pari al 32,8%, evidenzia progressi ma segnala che la parità è ancora lontana. Infine, il capitale umano presenta una popolazione giovane con un livello di istruzione in crescita e con un tasso di conseguimento del titolo terziario superiore all’80%, ma al tempo stesso registra un’elevata sottoutilizzazione del lavoro (19,3%) e livelli di mortalità prematura ancora significativi.

Fig.2 Capitale sociale e umano in Italia

L’Italia si trova dunque in una condizione unica: mostra risultati sopra la media in dimensioni cruciali come la salute e la sicurezza, ma rivela fragilità profonde nei fattori che condizionano il benessere dei prossimi decenni. La bassa fiducia istituzionale, l’elevata percezione di insicurezza, la fragilità del capitale naturale e la distanza crescente nei legami sociali delineano un contesto in cui il benessere futuro è tutt’altro che garantito. Il Well-being Data Monitor suggerisce che la sfida principale non è migliorare un singolo indicatore, ma consolidare le fondamenta del benessere attraverso politiche integrate che mettano al centro capitale naturale, fiducia sociale, qualità del lavoro e riduzione degli squilibri generazionali. La strada dell’Italia è chiara: il futuro del benessere dipenderà dalla capacità di rafforzare ciò che oggi appare più vulnerabile.

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Copertina: Tanya Lapko/unsplash