L’economia circolare potrebbe dimezzare le emissioni dell’industria pesante entro il 2050
Secondo un rapporto Jrc una migliore gestione delle risorse e tecnologie innovative nell’Ue potrebbero abbattere fino a 231 milioni di tonnellate di CO2 nei settori di acciaio, alluminio e cemento. E la domanda energetica ne gioverebbe.
Quasi il 15% delle emissioni: questa è la percentuale con cui i settori europei ad alta intensità energetica – come acciaio, alluminio, cemento e calcestruzzo – contribuiscono attualmente nel bilancio delle emissioni Ue. Ma secondo un rapporto del Joint Research Centre (Jrc), centro di ricerca europeo che fornisce sostegno scientifico e tecnico alle politiche dell’Unione, c’è un modo per ridurle drasticamente: l’economia circolare.
Lo studio “Capturing the potential of the circular economy transition in energy-intensive industries” mostra come le pratiche di economia circolare potrebbero contribuire a tagliare le emissioni nel settore entro il 2050, riducendole tra 189 e 231 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti all'anno (su un totale di 580, quasi dimezzandole). Queste misure potrebbero risultare particolarmente efficaci nel settore siderurgico – da 64 a 81 milioni di tonnellata di CO₂ all’anno – e in quello della plastica, da 75 a 84 milioni di tonnellate. Gli impatti positivi dell'economia circolare sono stati quantificati rispetto a uno scenario alternativo senza strategie di sostenibilità, in cui le emissioni di gas serra risulterebbero difficili da ridurre.
Fonte: Joint Research Center
Ma come farlo? Tra le politiche che il Jrc consiglia di mettere in campo: una migliore gestione delle risorse, la promozione di tecnologie per migliorare la qualità dei materiali riciclati, una progettazione più efficiente e l'orientamento della domanda di mercato verso strumenti provenienti dagli appalti pubblici verdi – il cosiddetto Green public procurement, strumento europeo che spinge le autorità pubbliche ad acquistare beni e servizi con un impatto ambientale ridotto.
L’abbattimento delle emissioni e l’efficientamento delle risorse gioverebbero anche alla domanda energetica europea, riducendo quella del settore dell’industria pesante di un 4,7% rispetto ai livelli registrati nel 2023. Il consumo di elettricità a livello europeo diminuirebbe a un ritmo analogo. Ciò significherebbe minore dipendenza dai combustibili fossili e dalle risorse energetiche importati da altri Paesi, rafforzando la resilienza strategica del Vecchio Continente in un contesto di forte volatilità globale.
E avrebbe effetti positivi anche sulla sicurezza economica. Le strategie di economia circolare migliorerebbero la bilancia commerciale Ue di circa il 4% (35 miliardi di euro). Questo guadagno deriverebbe dalla riduzione delle importazioni di materie prime, come minerale ferrosi (che calerebbero del 22%) e la bauxite (11%), nonché di combustibili fossili.
Questo studio è un passo in avanti nell’attuazione di un quadro più ampio. La Bussola per la competitività dell'Ue, pubblicata nel gennaio 2025, e il Clean industrial deal, pubblicato nel febbraio 2025, sottolineano già l'importanza dell'economia circolare per la creazione di un settore industriale europeo più sostenibile, resiliente e competitivo, che a sua volta servirà per raggiungere gli obiettivi climatici europei. Il Rapporto Jrc si è impegnato a tracciare la strada. Ora tocca a industria e politica rimboccarsi le maniche.
Copertina: Ant Rozetsky/unsplash