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Dalla Dichiarazione di Tianjin una riconferma del multilateralismo e dell’Agenda 2030

Il vertice Sco non si è caratterizzato solo per una sfida all’Occidente, ma ha riaffermato l’adesione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e il ruolo dell’Onu, pur con riforme per dar voce ai Paesi emergenti.

lunedì 8 settembre 2025
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Il 1° settembre, al termine del vertice dei Capi di Stato della Shanghai cooperation organization (Sco), i leader dei Paesi membri hanno adottato la Dichiarazione di Tianjin. Il documento delinea la visione strategica dell’Organizzazione per il prossimo decennio, mettendo al centro la difesa del multilateralismo e la costituzione di un ordine internazionale più equo e rappresentativo. Fondata nel 2001 dalla Cina dalla Russia e da quattro repubbliche post-sovietiche (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan), la Sco si è allargata progressivamente fino a includere l’India, il Pakistan, l’Iran e, più recentemente, la Bielorussia.

Pur riconoscendo il ruolo fondamentale delle Nazioni Unite nel mantenere la pace e la sicurezza e promuovere lo sviluppo economico e sociale, la Dichiarazione di Tianjin ritiene necessaria una riforma dell’Onu per “assicurare la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo negli enti di governance e adattare l’Onu alle attuali realtà politiche ed economiche”. Il documento, inoltre, sottolinea l’importanza di promuovere un “futuro condiviso per l’umanità”, ispirandosi al concetto di “una Terra, una famiglia, un futuro”.

Sul fronte della sicurezza, la Dichiarazione riafferma l’impegno a contrastare il terrorismo, l’estremismo e il separatismo e l’opposizione alla militarizzazione dello spazio e delle tecnologie di comunicazione. Pur promuovendo la non proliferazione nucleare e il disarmo, gli Stati membri difendono il diritto inalienabile degli Stati a sviluppare e utilizzare l’energia nucleare a fini pacifici, condannando le misure restrittive unilaterali, considerate una violazione del diritto internazionale. Il documento esprime, inoltre, preoccupazione per il conflitto tra Israele e Palestina, ma tace sulla guerra russa in Ucraina.

In campo economico, gli Stati membri si oppongono alle misure coercitive unilaterali, comprese quelle di natura commerciale che violino le norme di diritto internazionale e i principi e le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. “Queste misure” si legge nel documento “danneggiano gli interessi di sicurezza internazionale, come la sicurezza alimentare e la sicurezza energetica, hanno un impatto negativo sull'economia globale, compromettono la concorrenza leale e ostacolano la cooperazione internazionale e il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”. Un riferimento esplicito all’Agenda 2030, in netta contrapposizione con le politiche tariffarie imposte dall’amministrazione Trump.

La Dichiarazione di Tianjin si presenta come una dimostrazione della volontà politica degli Stati membri della Sco di occupare un ruolo sempre più centrale nello scenario globale, proponendo un modello di governance multipolare alternativo a quello attuale.

Immagine: ansa.it