Secondo gli esperti siamo entrati nel decennio dei robot
Entro il 2035 le macchine intelligenti gestiranno quasi metà delle attività industriali e di servizio. E a metà secolo il numero di umanoidi potrebbe superare il miliardo, con un enorme giro d’affari.
I robot avanzano armati di pistola, marciando verso un campo di battaglia: salgono le scale, trasportano zaini pesanti, attaccano obiettivi. È solo un’esercitazione, almeno per ora, ma un domani potrebbe diventare realtà. Sono i “robot lupo”, l’ultima versione dei quadrupedi messi a punto dall’esercito cinese, ripresi nei video diffusi a luglio dai media statali. La Cina, non è un mistero, ha investito molto nella robotica: un settore in cui, secondo diversi analisti, potrebbe aver già superato gli Stati Uniti.
Ma la robotica, per fortuna, non è solo guerra. Gran parte dello sviluppo più avanzato del settore si sta concentrando su tutt’altro: aiutare le persone a lavorare meglio, muoversi con più sicurezza, produrre con meno sprechi. L’integrazione di questi strumenti nella vita quotidiana è ancora lenta, ma il prossimo decennio potrebbe segnare la svolta. A dirlo è il rapporto "Future of Robotics 2035" di Hexagon, società svedese attiva nell’automazione, che avanza una previsione: entro il 2035 i robot potrebbero gestire quasi la metà delle routine industriali e di servizio. Una svolta accelerata soprattutto dall’intelligenza artificiale generativa. Secondo la ricerca, l'82% delle aziende intervistate ha aumentato gli investimenti in automazione nell'ultimo anno, proprio sulla scia delle nuove possibilità aperte dall’AI. “Ci stiamo basando su grandi modelli linguistici per costruire una nuova generazione di robot intelligenti in grado di vedere, pensare, e agire nel mondo fisico, addestrati tramite simulazione e perfezionati con i dati”, ha spiegato Amit Goel di Nvidia.
Un’accelerazione che, per citare il Rapporto, sta portando i robot “verso il regno dell’intelligenza incarnata”: non più solo esecutori di istruzioni, ma entità sempre più in grado di percepire, apprendere e decidere. Senza però minacciare l’autonomia degli umani: invece di sostituire direttamente i lavoratori, infatti, le aziende più resilienti stanno progettando robot che potenziano le attività umane. “L'autonomia non riguarda la sostituzione. È un'impalcatura per il potenziale umano”, ha dichiarato Burkhard Boeckem, chief technology officer di Hexagon. Il Rapporto sottolinea anche che le organizzazioni attente a fattori come empatia e trasparenza registrano un tasso di adozione notevolmente migliore. Ciò significa coinvolgere gli operatori umani fin dalla fase pilota e garantire la supervisione umana nei flussi di lavoro automatizzati.
“Nei prossimi cinque anni assisteremo a una crescita significativa nell’impiego di robot collaborativi (co-bot) e si sbloccheranno nuove possibilità nella robotica outdoor e nella logistica urbana”, è la previsione di Chase Williams della piattaforma TechInsights. Ma dove ci sono opportunità, ci sono anche sfide. Secondo gli esperti, i maggiori ostacoli all’adozione della robotica sono i costi, la regolamentazione e la sicurezza informatica. “Il ritorno economico è ancora poco chiaro, soprattutto per le Pmi. E spesso si sottovalutano voci cruciali come installazione, formazione e manutenzione. Senza dimenticare che non esiste uno standard di sicurezza universale, il che rende la responsabilità una preoccupazione importante”, ha aggiunto Williams.
Se allarghiamo l’orizzonte di altri quindici anni, lo scenario si fa ancora più sorprendente. Secondo una recente analisi di Morgan Stanley Research, entro il 2050 potrebbero esserci oltre un miliardo di robot umanoidi operativi nel mondo, impiegati per oltre il 90% in ambiti industriali e commerciali. Si tratta di macchine con sembianze e comportamenti sempre più simili a quelli umani: braccia, gambe, mani, occhi, ma soprattutto un “cervello” alimentato dall’intelligenza artificiale.
Anche il giro d’affari è imponente: il mercato globale degli umanoidi – inclusi servizi di supporto, manutenzione e catene di fornitura – potrebbe superare i 5 mila miliardi di dollari, il doppio del valore attuale dell’industria automobilistica. Secondo Morgan Stanley, l’adozione sarà ancora lenta fino alla metà degli anni Trenta, ma poi crescerà rapidamente tra la fine del decennio e l’inizio del successivo, sospinta da un mix di maturità tecnologica e apertura normativa. Più prudenti, invece, gli scenari legati agli usi domestici: entro la metà del secolo si stima che solo 80 milioni di umanoidi saranno presenti nelle abitazioni. Insomma, come afferma Adam Jonas, capo delle Operazioni globali di Morgan Stanley, “non vedremo un robot in ogni casa da un giorno all’altro”.