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Unfpa: il calo globale delle nascite non si deve a mancanza di volontà ma di opportunità

Secondo il nuovo rapporto Onu, tra i fattori chiave ci sono il costo proibitivo della genitorialità, la paura del futuro e la precarietà lavorativa. Ma premi solo economici “non avranno effetti duraturi”.

martedì 17 giugno 2025
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Milioni di persone nel mondo non riescono ad avere i figli che desiderano, ostacolate da una combinazione di difficoltà economiche, disuguaglianze di genere e carenza di politiche di sostegno. A rivelarlo è il Rapporto 2025 sullo Stato della popolazione mondiale dell’Unfpa, il Fondo delle Nazioni unite per la popolazione, intitolato quest’anno “The real fertility crisis”.

Secondo l’analisi, i veri freni alla natalità sono: l’alto costo della crescita di un figlio, l’instabilità lavorativa, l’accesso limitato alla casa, la difficoltà nel trovare un partner compatibile ma anche le ansie per il futuro globale (dal clima ai conflitti). Tutti elementi che impediscono alle persone di costruire la famiglia che vorrebbero. E che, osserva il Rapporto, sfatano l’idea che il calo della natalità sia dovuto a un rifiuto “culturale” della genitorialità.

“La vera crisi della fecondità sta nell’assenza di scelta, non nella mancanza di desiderio”, ha dichiarato Natalia Kanem, direttrice esecutiva dell’Unfpa. “Per invertire questa tendenza servono misure concrete: congedi parentali retribuiti, accesso economico alla salute riproduttiva e un contesto di sostegno reale alla genitorialità”.

Secondo un’indagine di YouGov per l’Unfpa, condotta su circa 14mila persone di 14 Paesi tra cui l’Italia, circa il 20% delle persone intervistate ha avuto meno figli di quanto avrebbe voluto, mentre il 7% ne avrebbe desiderati di più. Il motivo principale? Le difficoltà finanziarie, indicate come fattore limitante dal 39% delle persone. La percentuale più alta è stata registrata in Corea (58%), quella più bassa in Svezia (19%). In totale, solo il 12% delle persone ha indicato l’infertilità, precisamente la difficoltà di concepimento, come causa del mancato numero di figli desiderato. 

Un reddito per tutti i giovani, dalla nascita alla maggiore età

Da un dibattito dell’ASviS al Salone del libro di Torino, una misura per invertire il calo demografico ma soprattutto ridurre le disuguaglianze di partenza tra le famiglie. Facciamo qualche conto ed esaminiamone pregi e difetti.

Interessante anche il dato relativo alla disuguaglianza di genere: le donne segnalano con quasi il doppio di frequenza rispetto agli uomini che la diseguale divisione del lavoro domestico ha influito sulla decisione di non ampliare la famiglia. Uomini e donne, inoltre, condividono le preoccupazioni legate al futuro – dall’emergenza climatica ai conflitti geopolitici – come freni alla genitorialità.

In particolare i giovani esprimono sempre più preoccupazione per quello che percepiscono come un futuro incerto. Molti prevedono condizioni di vita peggiori rispetto ai loro genitori, sia per fattori personali (instabilità economica) che per elementi esterni (conflitti globali e crisi climatica). Queste preoccupazioni, prevede l’Unfpa, influenzeranno inevitabilmente le loro decisioni in materia di pianificazione familiare.

Molti Paesi affrontano una triplice sfida: invecchiamento della popolazione, calo demografico e pressione crescente sui sistemi di welfare. Tuttavia, secondo Kanem, le risposte adottate finora non vanno nella direzione giusta. “Anziché rafforzare il ruolo delle donne nel mondo del lavoro, fattore che ha dimostrato di migliorare l’economia, si insiste perché abbiano più figli, spesso con pressioni sociali o statali”.

Queste pressioni vanno da messaggi impliciti nei media a campagne istituzionali esplicite, fino a misure restrittive come la limitazione dell’accesso alla contraccezione o all’interruzione volontaria di gravidanza. Ma le politiche coercitive, ammonisce il Rapporto, non funzionano e possono persino essere controproducenti.

Anche i tentativi di incentivare la natalità con premi economici, come i “bonus bebè”, non sembrano avere effetti duraturi. Peggio ancora, la negazione dell’accesso a un aborto sicuro ha contribuito ad aumentare il numero di aborti non sicuri, una delle principali cause di mortalità materna e infertilità. “Quando le persone percepiscono che le loro libertà riproduttive vengono minate, anche solo in modo indiretto, diventano più restie ad avere figli,” ha spiegato Kanem.

La conclusione del Rapporto è chiara: per contrastare il calo della natalità, servono politiche che potenzino la libertà di scelta anziché limitarla. Bisogna ascoltare ciò di cui le persone hanno davvero bisogno, non decidere al posto loro.

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Copertina: Fé Ngô/unsplash