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Riportare gli animali estinti in vita: opportunità o danno?

Grazie alle nuove tecnologie di editing, clonazione e reincrocio genetico, gli scienziati di tutto il mondo sono sempre più vicini a recuperare specie scomparse da tempo. Un traguardo tecnologico che impone riflessioni etiche.

di Tommaso Tautonico

venerdì 18 aprile 2025
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Tilacino, dunnart, mammut lanoso, stambecco dei Pirenei. Sono esempi di animali estinti a cui gli scienziati stanno lavorando per riportarli in vita grazie alla genetica, così come riportato in un articolo della Bbc. Crisp-Cas9, clonazione, reincrocio genetico sono tecnologie che negli ultimi anni anno compiuto passi da gigante, inimmaginabili fino a pochi anni fa. Progressi entusiasmanti ma che impongono un quesito etico.

Le tecniche genetiche

Milioni di anni fa, i tilacini, noti anche come tigri della Tasmania, erano diffusi in tutta l'Australia. Dimensionalmente simili al coyote americano, queste creature sono rimaste in Tasmania fino agli anni '20, quando furono massacrate dai coloni europei che li consideravano una minaccia per il bestiame. Oggi, Andrew Pask, genetista dell’Università di Melbourne, mira a riportarli in vita grazie all’editing genetico Crispr-Cas9. Si tratta di una tecnologia che sfrutta un set di forbici genetiche che fanno parte di un meccanismo di difesa utilizzato dai batteri. Quando incontrano una potenziale minaccia virale, copiano e incollano parte del Dna dell'aggressore nel proprio genoma per creare forbici genetiche che eliminano solo quella sequenza esatta.

La sua invenzione ha rivoluzionato la velocità e i costi di editing dei geni, consentendo agli scienziati di eliminare con precisione sezioni di Dna e creare tagli in cui inserire nuovi geni. Nel caso del tilacino, Pask ha individuato il parente più prossimo vivente dell’animale: il dunnart, un marsupiale delle dimensioni di un topo. Quindi ha confrontato i loro Dna ed è riuscito, con Crisp-Cas9, a modificare i geni del dunnart in modo che corrispondano a quelli del tilacino.

In precedenza, l'editing genetico non era sufficientemente avanzato da poter modificare tutte le sequenze in un'unica operazione. Una volta ottenuta una cellula di tilacino, i ricercatori devono trasformarla in un embrione in via di sviluppo e poi impiantarlo nell'utero di un parente stretto ancora in vita.

Il tilacino non è l’unico animale che potrebbe essere riportato in vita. Alcuni ricercatori dell'Università di Harvard stanno utilizzando Crispr-Cas9 per inserire frammenti di Dna di mammut lanoso nel genoma dell'elefante asiatico, il suo parente vivente più prossimo. L'ibrido risultante, noto come "mammofante", sarebbe adattato alla fredda tundra siberiana e potrebbe contribuire a colmare il vuoto ecologico lasciato dai mammut quando si estinsero.

La ricostruzione genomica non è l'unico metodo che gli scienziati possono utilizzare per riportare in vita animali estinti. L'uro, un tipo di mucca preistorica alta quanto un elefante, che vagava per le pianure d’Europa, si estinse nel 1600. Ciò nonostante, i suoi geni si possono trovare in varie razze bovine in tutto il continente, con discendenti in Spagna, Portogallo, Italia e nei Balcani. I genetisti stanno "reincrociando" queste specie per produrre una prole più vicina alle caratteristiche dell'uro.

Un'altra tecnica è quella di clonare un animale morto, prelevando il nucleo da una cellula intatta e trasferendolo nell'ovulo di un parente stretto ancora in vita, nella speranza che si formi un embrione. L’unica controindicazione è che per clonare è necessaria una cellula completa, e le cellule si decompongono rapidamente dopo la morte. Un animale come il tilacino, estinto quasi cento anni fa, non può essere riportato in vita in questo modo. Al contrario, ad esempio, nel 2003 i ricercatori sono riusciti a clonare con successo uno stambecco dei Pirenei, una specie di capra estintasi quando l'ultimo esemplare vivente fu ucciso dalla caduta di un albero. Purtroppo, il neonato morì poco dopo la nascita per una malformazione polmonare.

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L’articolo della Bbc si conclude con alcune considerazioni etiche. Anche se riuscissimo a riportare in vita gli animali estinti, chi ne trarrebbe giovamento? La reintroduzione di mammut e tilacini potrebbe sconvolgere gli ecosistemi esistenti. Da quando questi animali si sono estinti, altri si saranno evoluti e adattati per prendere il loro posto.

Cosa succederebbe a questi organismi? A causa del cambiamento climatico, gli ambienti in cui un tempo vivevano queste creature potrebbero essere cambiati drasticamente. Anche alcune delle piante di cui si nutrivano i mammut lanosi sono scomparse da tempo. I mammut sarebbero ancora in grado di sopravvivere da soli in natura e, in caso contrario, chi si prenderebbe cura di loro?

Finirebbero solo come attrazione in uno zoo? Per il tilacino, specificano i ricercatori, si tratta di una estinzione recente, quindi il suo habitat in Tasmania esiste ancora, così come il cibo di cui si nutriva, quindi c'è un posto dove possono andare e prosperare nuovamente. Questo animale ha anche un ruolo cruciale nell'ecosistema. Era un predatore al vertice della catena alimentare. Non esistono altri marsupiali predatori di vertice, quindi quando si è estinto ha lasciato un vuoto enorme.

La genetica, osserva l’articolo, potrebbe essere utilizzata per salvare specie viventi sull'orlo dell'estinzione, in particolare quelle con un patrimonio genetico estremamente ridotto, come il rinoceronte bianco; o come le specie marsupiali in Australia, a rischio estinzione a causa dei numerosi incendi boschivi.

Copertina: April Pethybridge/unsplash