Quando i videogiochi si sovrappongono alla realtà: il fenomeno del Game transfer
Elementi visivi, cognitivi e percettivi dei videogiochi continuano a manifestarsi nella vita reale. È una condizione sempre più diffusa tra i gamer ma di cui si sa ancora poco.
Può succedere, mentre parli con un amico, di vedere fluttuare sopra la sua testa una health bar come nei videogiochi, o di vedere tutto attraverso un mirino. È il Game transfer phenomenon (Gtp) e consiste nel continuare a percepire la realtà con gli stessi colori, icone o meccanismi tipici dell’ambiente del videogame anche dopo aver smesso di giocare. Per alcuni si tratta di un effetto passeggero e innocuo, per altri un’esperienza disturbante e difficile da gestire. Il fenomeno è stato teorizzato dalla psicologa Angelica Ortiz de Gortari dell’Università di Bergen, che nel 2024 ha condotto un ampio studio su oltre 600 gamer cinesi: tra l’82% e il 96% di questi ha sperimentato una qualche forma di Gtp.
Come ha spiegato la studiosa a Bbc future, il Gpt sta diventando un’esperienza sempre più comune tra i gamer e questo probabilmente dipende anche dalla crescente verosimiglianza dei videogiochi, soprattutto quelli immersivi. Possono concorrere poi il tempo di gioco, la privazione del sonno, lo stress, e persino alcune caratteristiche di personalità come una bassa concentrazione e condizioni come depressione e ansia.
Il meccanismo, si legge, è simile a quello dei tormentoni o a quello che ci fa riaffiorare continuamente immagini di una serie tv che abbiamo guardato per giorni. Con i videogame però l’effetto è molto più intenso: attivano aree cerebrali legate all’inibizione e al controllo degli impulsi, rendendo più difficile distinguere tra reale e virtuale.
Finora, oltre ad esperienze spiacevoli, nessuno ha segnalato danni fisici come conseguenza del Gtp, ma questo potrebbe potenzialmente essere pericoloso: "Non è una buona idea per me cercare di uccidere demoni mentre guido", ha detto alla Bbc un uomo che potrebbe aver sperimentato il Gpt, suggerendo di introdurre avvertenze nei giochi, analoghe a quelle già previste per i rischi legati alle luci stroboscopiche.
Anche Ortiz de Gortari insiste sul fatto che gli sviluppatori e l’industria videoludica dovrebbero assumersi maggiori responsabilità nel riconoscere e affrontare il potenziale impatto del Gtp, soprattutto per proteggere i giocatori più giovani e vulnerabili. È importante sensibilizzare sull’argomento anche perché è molto probabile che molti non ne parlino temendo di essere associati a disturbi psichiatrici, ancora oggi un tabù.
In ogni caso, è un campo ancora da scoprire: secondo la psicologa, si sa troppo poco sulle elaborazioni cerebrali inconsce dei giocatori: “Una migliore comprensione di questo fenomeno, attraverso un complesso e costoso studio di scansione cerebrale, potrebbe aiutarci a comprendere cosa accade quando il Gtp entra in azione”.
Foto di Eren Li: https://www.pexels.com/it-it/foto/luce-leggero-uomo-casa-7241439/